Lo psicodramma sulla formazione del Governo è finito. Finalmente. Nei giorni scorsi ne abbiamo viste di tutti i colori, fino alla richiesta dello stato di accusa verso il Presidente della Repubblica. Compresa una lunga lista di dichiarazioni intransigenti che escludevano ritorni indietro da parte di Salvini e Di Maio. Poi, alla fine, tutti i protagonisti di questa vicenda hanno fatto passi indietro e si è trovata la mediazione. Nasce così il Governo Conte. Vedremo nelle prossime settimane, con la composizione definitiva e le prime decisioni, quale sarà l’impatto con il Paese. Quel che sembra certo è che il contratto su cui nasce l’alleanza fra Lega e M5S si fonda su basi di sostenibilità finanziaria contraddittorie e irrealistiche. Ma al di là di questo aspetto, ovviamente importante, quello che preoccupa di più sono gli elementi di una crisi latente delle istituzioni e dell’assetto democratico del Paese.
Li abbiamo visti chiaramente in questi giorni, quando si chiama la piazza e la rete a mobilitarsi contro il garante degli equilibri istituzionali e quando si mettono davanti agli interessi generali quelli elettorali e di potere di singole forze politiche e dei loro leader. E soprattutto quando si predica, sempre per calcoli di parte, un populismo nazionalistico da contrapporre al disegno dell’integrazione europea. Ecco, la fase che si apre con il voto del 4 marzo e con la nascita di questo Governo si presenta come carica di rischi per l’assetto democratico dell’Italia. È giusto quindi segnalare l’allarme, ma sarebbe eccessivo, almeno per ora, dire che siamo all’emergenza democratica, allo stravolgimento della Costituzione. Se fosse questa la convinzione le risposte dovrebbero essere ben altre di quelle proposte in questi giorni.
Tuttavia il problema di come contrastare e combattere la deriva di destra anti-solidaristica e anti-europea, prospettata dal duo Salvini-Di Maio, si pone a tutte le forze progressiste e di sinistra del Paese. Si tratta di vedere se e come costruire una alternativa credibile. Non credo che la via sia quella del “fronte repubblicano” indicata da Calenda e da una parte del PD. Questa linea favorirebbe la destra e radicalizzerebbe il confronto sul terreno dello scontro fra sovranisti ed europeisti. Con gli europeisti nella veste dei conservatori e i sovranisti con la veste, falsa e ingannevole, dei rinnovatori. La questione che invece dobbiamo porci, come sinistra e come progressisti, è quella di indicare un progetto per cambiare le politiche italiane e europee sulla base di una effettiva capacità di rappresentare gli interessi dei più, cambiando il segno delle scelte subordinate di fatto ai vincoli finanza.
La sovranità del popolo non è attaccata dalle istituzioni europee ma dai grandi poteri economici e finanziari che operano su scala globale. Sono loro che determinano le scelte, più della politica e dei singoli governi. E la risposta non può essere il ritorno ai nazionalismi. Semmai, per incidere nella globalizzazione, il tema è proprio quello di costruire una Europa più forte, più coesa e più autonoma. Ma per farlo bisogna che si affermino politiche profondamente diverse da quelle neoliberiste fatte finora, che hanno sviluppato e alimentato le diseguaglianze che stanno alla base dei populismi. Su questo, penso, si debba discutere seriamente a sinistra, con l’obbiettivo di creare le condizioni per dare vita ad una larga alleanza delle forze progressiste e democratiche in grado di rappresentare una praticabile alternativa allo stato presente delle cose.
Intanto, domani festeggiamo il 2 giugno cercando di rilanciare i valori della nostra democrazia repubblicana incarnata dalla Carta Costituzionale e consapevoli che dobbiamo vigilare perché non vengano stravolti. Sono contento che finalmente sia arrivato a conclusione il percorso di riconoscimento al valore di Giancarlo Taddei, studente universitario di Pisa, antifascista, ucciso dai nazisti. All’inizio degli anni settanta gli fu intitolata la sezione universitaria del PCI di Pisa, ma non gli era mai stato dedicato un riconoscimento istituzionale. Questo percorso è iniziato tre anni fa sulla base di una ricerca di alcune classi del Liceo Classico Galilei, sul quale abbiamo interessato la Presidenza della Repubblica e gli studenti e gli insegnanti furono ricevuti al Quirinale e alla Camera dei Deputati. Domani mattina, 2 giugno, in Piazza Dei Cavalieri sarà consegnata la medaglia alla scuola in ricordo di un giovane studente che sacrificò la vita lottando per la libertà e la democrazia del nostro Paese.
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