Un’altra giornata di attesa sul piano della situazione politica. Ieri abbiamo assistito alla fiera delle smentite sui comportamenti precedenti. In particolare da parte di Di Maio e del M5S, che preoccupati dai sondaggi hanno fatto una repentina marcia indietro sulla linea dell’attacco al Presidente della Repubblica. Allo stesso tempo Mattarella ha concesso a Di Maio lo spazio per una nuova iniziativa, nonostante la reazione scomposta alla sua decisione contrastare la nomina a Ministro di Paolo Savona. Evidentemente le conseguenze di quella decisione non erano state valutate in tutti i suoi aspetti. Mentre chi le aveva valutate bene è Salvini, che fin dal 5 marzo ha in testa l’obbiettivo di arrivare presto a nuove elezioni per portare all’incasso il clima favorevole alle pulsioni populiste e per sanzionare la sua leadership sullo schieramento di destra del Paese. Obbiettivo perseguito su una linea chiaramente spostata sulla destra più estrema, che fa leva sulle paure e sui risentimenti sociali, anche se mascherata e imbellettata di battute e di ipocrisie che fanno l’occhiolino al senso comune più diffuso. Cavalcare il malessere sociale dei più poveri per salvaguardare il potere e le condizioni dei più ricchi. Si chiama trasformismo, anche se cercano di spacciarlo per cambiamento. Va detto che finora Salvini c’è riuscito con una certa efficacia.
Ma anche dal PD non sono mancati discutibili ondeggiamenti, che, tra l’altro, mettono in evidenza la strana situazione di un segretario che si è dimesso ma continua a comandare. Prima impedendo una qualsiasi iniziativa politica sul tema della formazione del Governo attraverso il veto sul confronto con i cinque stelle e teorizzando l’idea di stare a guardare con la busta del popcorn in mano. E poi, sulla base di un improvviso allarme democratico, lanciando il proposito di far vita ad una sorta di “fronte repubblicano” contro la destra. Senza, tuttavia, avviare una seria riflessione sulle scelte politiche e sugli errori che hanno portato a questa situazione.
Comunque vadano le cose nella giornata odierna il problema di fondo per tutta la sinistra, sul quale ancora non mi pare esista una adeguata consapevolezza, è il mutamento di fase e di contesto complessivo, innanzitutto sul piano della percezione e della cultura politica, rappresentato dal voto del 4 marzo. Di questo, credo, discuteremo nel dialogo a più voci che abbiamo promosso per lunedì 4 giugno come Articolo UNO-Mdp.
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