Tra le notizie principali di oggi c’è l’analisi dello stato del Paese attraverso il rapporto del CENSIS. I media hanno in gran parte sintetizzato il contenuto con il binomio di un Paese in ripresa ma attraversato dal rancore. A una prima lettura degli articoli dei giornali mi sembra una sintesi non solo semplificatoria ma anche fuorviante. In primo luogo perché sembra che la ripresa ci sia per la rendita finanziaria e alcuni settori che non soffrono la crisi, ma non ci sia affatto per il complesso della società che vede aumentare le diseguaglianze e il divario sociale. Tra l’altro ciò avviene, come è stato evidenziato da qualche commentatore, in quadro di totale assenza di mobilità sociale. Anzi, i processi di ulteriore precarizzazione del lavoro portano ad un ascensore sociale che ormai va solo in discesa. E’ in questo quadro che cresce la rabbia, ovvero il risentimento sociale che diventa rancore verso la politica e le istituzioni. Ma semina diffidenza e rancore anche contro i settori sociali e i singoli che vengono visti come un possibile fattore di indebolimento della propria condizione. Si tratta, a mio parere, anche di un effetto della individualizzazione della società, con le sue domande e suoi egoismi, messa alle strette da una crisi lunga e pesante che ha ridimensionato spazi, redditi e aspettative in modo assai diffuso. Tuttavia questo è il contesto, e l’aumento della sfiducia verso la politica e le istituzioni non fa ben sperare, anche perché il sistema della comunicazione si alimenta di questa sfiducia.
Credo che questo clima pesi anche a Pisa, nel rapporto fra la politica e i cittadini, come nel rapporto fra l’Amministrazione comunale e la città. In giro sentiamo prevalere una critica diffusa che spesso si esprime con rabbia. La propensione al confronto non sembra molto ampia. Ma non tutto è così. Per esempio nell’ambito del ciclo di incontri promossi come “Pensieri e Persone Per Pisa” si è creato un livello di dibattito molto interessante, certamente critico, prevalentemente critico, con punti di vista assai diversi, ma nel complesso positivo e stimolante. Una valutazione che ha riguardato molti interventi, con opinioni e osservazioni diverse fra loro, è quella sulla realtà della qualità della vita nella nostra città, se è migliorata o peggiorata negli ultimi anni. Contano i punti di osservazione, il livello di conoscenza dei problemi, ma anche la percezione dei cittadini a partire dalla loro vita quotidiana e dall’esistenza o meno di un qualche canale di relazioni e di partecipazione. Per questo credo che l’iniziativa degli incontri aperti alla saletta Alex Langer abbia un valore molto costruttivo. Cercheremo nelle prossime settimane, in relazione agli incontri programmati per dicembre e gennaio, di individuare anche momenti di sintesi e di messa a fuoco delle tematiche più richiamate.
Lunedì 4 dicembre ricorre un anno dal referendum costituzionale che vide la sconfitta della riforma pensata e voluta da Renzi. Pare che qualcuno degli sconfitti intenda festeggiare. Forse perché allora, di fronte alla vittoria schiacciante del NO avevano, loro, risentiti, prefigurato un effetto catastrofico per l’Italia. Un effetto che non c’è stato e, anzi, la credibilità italiana nel mondo è migliorata. Allo stesso tempo, in pochi mesi, hanno fatto finta che quell’evento non ci sia stato. Nessuna analisi, nessuna riflessione, anche alla luce dei pessimi risultati nelle elezioni comunali dei mesi scorsi. E hanno invece partorito una legge elettorale che ripropone un sostanziale indebolimento della democrazia della rappresentanza e allarga il distacco fra politica e cittadini. Speriamo che, come un anno fa, gli italiani riescano a dare una risposta di partecipazione e di cambiamento. In proposito consiglio la lettura dell’articolo di Antonio Floridia sul Manifesto di oggi.
Nessun Commento