Come negli ultimi anni la Luminara ha visto una partecipazione enorme di persone, con una visibile e ampia presenza di giovani e di ragazzi. La manifestazione è diventata sempre più spettacolare, invasa da venditori di ogni genere, spesso con prodotti che generano luci, e certamente ha perso un po’ del suo fascino originario. I palazzi illuminati con le biancherie sono tanti ma diventano un contorno. La spettacolarizzazione, concentrata sui fuochi d’artificio, assorbe gran parte dell’attenzione e in un certo senso rende più statica la situazione. Anche perché il movimento con centomila presenze sui Lungarni diventa meno agevole. Però il tutto sviluppa un clima di festa positivo. La serata poi era anticipata da un evento straordinariamente importante: l’inaugurazione del museo delle navi agli Arsenali Medicei. Avevo già visto i lavoro di preparazione un paio di mesi fa, ma il risultato finale mi ha sorpreso per l’ottima realizzazione presentata ieri. Certo ci sono voluti vent’anni ma, come si dice, “ne valeva la pena”. Ho ascoltato i discorsi del Soprintendente, dell’infaticabile Direttore del museo, del Sindaco e del Ministro, che in modo diverso hanno ricordato i passaggi di questo lungo percorso. Un percorso non facile, a partire dalla scelta della sede della musealizzazione dei reperti della eccezionale scoperta archeologica alla stazione di San Rossore, nell’ambito di scavi finalizzati alla costruzione di un edificio delle ferrovie.
Ricordo bene i primi momenti. Ero stato eletto Sindaco da tre giorni ma non mi ero ancora insediato in Palazzo Gambacorti. Ricevetti una telefonata dal Sindaco Piero Floriani che stava chiudendo il suo mandato, mi avvertì e insieme andammo sul sito dello scavo, dove trovammo il professor Stefano Bruni che guidava i lavori i recupero. Nei primi giorni era emersa solo una prima parte dei materiali, ridotta rispetto a ciò che poi è stato recuperato. Ma fin dal primo momento ci ponemmo il problema di come convincere le ferrovie a cambiare sito per la costruzione di una struttura strategica come quella prevista (poi realizzata vicino alla stazione centrale di Pisa) e dall’altro lato come evitare che i materiali della scoperta finissero al museo archeologico regionale, dato che la competenza era appunto della Soprintendenza archeologica regionale. Per raggiungere questo secondo obbiettivo era necessario individuare una proposta praticabile per realizzare un museo specifico a Pisa. Ci venne subito l’idea degli Arsenali Medicei, allora in disuso, ma assegnati in parte all’Università per la realizzazione del Dipartimento di storia dell’arte. Tuttavia il Rettore di allora, Luciano Modica, si rese immediatamente disponibile a discutere un piano diverso di allocazione per il Dipartimento nel quadro di una intesa fra le istituzioni locali e centrali. Infatti nell’accordo di programma che fu realizzato pochi mesi dopo tra il Comune e i Ministeri dei Beni Culturali, della Difesa, delle Finanze e del Demanio, era prevista la destinazione per l’Università nella caserma della GdF in San Vito, dopo la costruzione della nuova caserma in fondo a via Garibaldi, dov’è adesso. Non tutto, purtroppo, di quell’Accordo è andato avanti come pensavamo, ma la individuazione degli Arsenali Medicei come sede del museo si è rivelata una scelta più che azzeccata. Infatti la struttura architettonica degli Arsenali si è prestata in modo eccezionale a dare un fascino particolare all’esposizione delle navi e dei reperti di epoca romana e al respiro storico della navigazione nel Mediterraneo. Certo, oggi si apre un altro capitolo connesso alla promozione culturale e alla organizzazione della fruizione. Qui c’è un ruolo e una responsabilità primaria del Ministero dei Beni Culturali perché si tratta di una esposizione di reperti che ha un valore internazionale. Ma resta aperto il tema dei servizi esterni necessari per favorire la fruizione e l’accesso. E su questo c’è un compito che riguarda anche le amministrazioni territoriali oltre che nazionali. Torno a dire che ci vuole una visione e una progettualità capaci di attivare energie e rapporti. Cosa, questa, che sembra mancare del tutto agli amministratori attuali.
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