Dopo l’inaugurazione del nuovo Museo delle Navi Antiche di Pisa avvenuta il 16 giugno abbiamo letto sulle cronache locali una serie di interventi sulle potenzialità turistiche della città, rafforzate da questa importante novità nell’offerta museale pisana. Una cosa per molti versi scontata, vista la qualità e lo straordinario valore dei reperti archeologici resi fruibili a tutti nella affascinante struttura architettonica degli Arsenali Medicei. Ma scontata non è. Basti pensare per un momento al Museo di San Matteo, che contiene opere di grandissimo valore artistico ma che, in assenza di servizi e di condizioni che ne aiutino l’accessibilità e la promozione, raccoglie un numero esiguo di visitatori. Eppure abbiamo letto diversi commenti che mentre rammentano e sottolineano le potenzialità, o addirittura evocano e descrivono situazioni inesistenti o comunque ben lontane dal venire in tempi ragionevoli, ignorano i problemi concreti e anche di progettualità che devono, o dovrebbero, essere affrontati. Tra l’altro non si tratta di cose nuove, emerse adesso all’attenzione pubblica. Semmai la cosa che colpisce è la mancanza di memoria o la genericità e l’ignoranza con cui si riprendono i problemi. Anche da parte di chi dovrebbe provare sempre a ricostruire la provenienza e lo sviluppo, o il non sviluppo, delle situazioni che oggi si devono affrontare. Penso, per esempio, alla questione della porta d’ingresso del turismo attraverso la realizzazione di un terminal nella caserma sull’Aurelia, a ridosso della Cittadella. Non fu pensato come un parcheggio solo per il museo delle navi, ma semmai come un cambiamento strategico nell’approccio del turismo con la città che avrebbe portato ad una revisione dei tempi di permanenza di una parte rilevante del turismo e, soprattutto, mirava a arricchire e integrare l’offerta culturale di Pisa, mettendo al centro il circuito museale dei Lungarni (Arsenali, Palazzo Reale, San Matteo, Lanfranchi, Palazzo Blu, Chiesa della Spina e, forse, Palazzo Gambacorti) con in più lo scalo in Arno direttamente dal terminal e la connessione con il percorso del progetto Chipperfield, finalizzato al recupero e alla riqualificazione dell’area ospedaliera del Santa Chiara. Mi pare incredibile che nessuno si ricordi o parli più di un progetto così importante, realizzato da un architetto protagonista di restauri di valore mondiale. Basta pensare all’isola dei musei a Berlino o al nuovo incarico per il restauro delle Procuratie Vecchie in Piazza San Marco a Venezia. Fatte queste considerazioni vedo il rischio di una discussione composta di molto provincialismo, mentre il primo problema dovrebbe essere quello di agire sui limiti di promozione e di ambizione, che anche l’inaugurazione del nuovo Museo delle Navi ha evidenziato. Possibile che un fatto così importante sul piano archeologico e culturale non diventi un evento nazionale? Ne hanno parlato solo le cronache locali, mentre nel 1999 quando arrivò allo scavo delle navi la Ministra Melandri e parlò della “Pompei del mare” la notizia fu ripresa e rilanciata dai media sul piano nazionale e internazionale. Una cosa analoga, e forse più clamorosa, riguarda gli affreschi del Camposanto Monumentale: un evento di valore mondiale, paragonabile al restauro e alla riapertura della Torre, che non è stato valorizzato come tale e non ha trovato il riscontro internazionale che meritava e merita. Su questo piano si misurano i limiti e le miopie di chi dovrebbe occuparsi di una adeguata e qualificata promozione. E mi riferisco in primo luogo al Ministero dei Beni Culturali.
Di queste cose parleremo nel ciclo degli incontri di Pensieri e Persone Per Pisa, promossi dallo Spazio Alex Langer, con l’iniziativa organizzata per martedì 9 luglio. Il proposito è appunto quello di sviluppare un approfondimento dei problemi connessi al sistema museale e allo sviluppo del turismo in un’ottica propositiva. L’incontro è aperto a tutti.
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