Oggi torniamo in Aula alla Camera per votare sulla missioni militari internazionali decise dal Governo. Ci arriviamo con un clima politico ormai tutto rivolto alla scadenza elettorale. Nei capannelli dei deputati l’argomento centrale è quello delle ricandidature. Dai giornali ricaviamo la conferma di un sospetto che avevamo da tempo: le parlamentarie del M5S, in quanto meccanismo di democrazia dal basso, sono un bluff. Si moltiplicano le contestazioni e con loro i lati oscuri di un meccanismo niente affatto trasparente. E ciò fa il paio con l’ambiguità di fondo delle proposte politiche avanzate da Luigi Di Maio in queste settimane. La sensazione è che l’idea e la pratica politica che guida il M5S sia ispirata in primo luogo dal trasformismo.
Poi, tra le notizie, si fa notare l’ipocrisia inaccettabile del candidato alla presidenza della regione Lombardia Attilio Fontana, che per difendersi da una infelice e grave affermazione sulla “razza bianca” tira in ballo la Costituzione, peraltro stravolgendone il significato. Nelle stesse ore, più o meno, a Genova il centrodestra con il sindaco in testa, abbandona la riunione del consiglio comunale per impedire la votazione su un documento che condannava l’aggressione violenta di CasaPound verso alcuni militanti antifascisti e riaffermava i valori della Resistenza e della Costituzione. Si tratta di un altro segnale preoccupante sul piano del ritorno di idee e di azioni che si richiamano al fascismo. Per questo sono giuste le iniziative che chiamano alla vigile mobilitazione contro tali richiami. A Pisa è importante partecipare alla manifestazione promossa dall’Anpi per sabato 27 gennaio.
Infine ho letto dell’incontro fra Matteo Renzi e il leader di Ciudadanos Albert Rivera. L’evento viene spiegato come una tappa per la costruzione di una nuovo asse centrista in Europa insieme a Macron. Viene da chiedersi che fine ha fatto la tanto rivendicata adesione del PD al PSE come fatto identitario, peraltro utilizzato soprattutto per attaccare la componente di sinistra che è uscita dal PD. In realtà quello che emerge sempre di più è la vocazione centrista della linea seguita da Renzi.
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