Da opportunità a ostacolo. Il caso Palazzo ex Telecom per il già primo cittadino e ora onorevole, Paolo Fontanelli, è da risolvere.
Come?
«Quella di Luperini mi sembra una sollecitazione giusta. Lasciare vuota, senza presenza e attività, una struttura come questa in pieno centro rischia di diventare un problema serio. Non è andato in porto l’obiettivo dell’amministrazione, attraverso l’alienazione, recuperare risorse da reinserire nel settore della cultura e del sociale, ma adesso occorre rimediare».
Qualche idea?
«Tempo fa proposi come provocazione ma non troppo di spostarci gli uffici comunali liberando Palazzo Gambacorti».
E poi?
«Inserire il palazzo comunale, con la sala delle Baleari recuperata e Sopra le Logge di Banchi, nel percorso turistico trasformando l’edificio in spazio museale».
Il progetto originale, invece?
«Se venisse recuperato il rapporto con la Fondazione e l’ex Telecom rientrasse nel giro delle sue attività e iniziative culturali sarebbe la soluzione ottimale. Garantirebbe risorse sia per l’una (la Fondazione, appunto) che per l’altro, il Comune che ricaverebbe dalla cessione soldi da reinvestire».
E’ possibile secondo lei ricucire lo strappo?
«E’ auspicabile. Se ci sono stati dei problemi vanno risolti».
Resta però il nodo di una progettualità d’insieme.
«Ci sono due facce di una stessa esigenza. Manca una programmazione di vari progetti coordinata nella qualità e nei tempi di attuazione. Un luogo e una gestione integrata e unificata dei vari spazi».
Più razionalità, meno frammentazione…
«Sì, adesso ci sono i musei dello Stato gestiti dalla Soprintendenza con proprie logiche e orari, Palazzo Blu, gli spazi del Comune, quelli della Primaziale. Alcune realtà faticano a stare aperte. Basterebbe un unico soggetto che non tolga autonomia, ma dia sinergia. Meno costi e più efficienza».
Dovrebbero mettersi tutti d’accordo, non è un po’ difficile?
«Esistono già altre esperienze del genere in Italia e in Euripa. Serve solo la volontà».
an. cas.
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