I lavori alla Camera si sono conclusi oggi, con il voto di fiducia sul Decreto Legge fiscale. Poco più tardi al Senato c’è stato il voto di fiducia sulla legge di bilancio, dopo che sono stati accolti molti emendamenti di carattere particolaristico, connessi a piccoli e medi interessi elettorali. Una volta, nella prima repubblica, si chiamava “politica delle mance” con un certo scalpore, oggi ci si fa meno caso perché la pratica delle promesse e dello scambio politico viene accettata in modo molto largo, anche in settori e persone che hanno votato a sinistra. Però accade anche che le promesse a parole, talvolta, disvelano approssimazioni, inganni o furbizie, che non fanno bene alla credibilità della politica e delle istituzioni. Proprio in queste ore abbiamo parlato dei precari della ricerca. La mancanza dei fatti in certi casi fa presto a rivelare la realtà e a smascherare la propaganda. Ma non sempre avviene. Anzi in molti pensano che l’importante non sia la realtà ma come la racconti. È la tesi della narrazione come sostituzione dell’effettività delle cose. Soprattutto in politica, con il concorso-supporto del sistema mediatico, è anche sulla rete e i social dove la verifica delle notizie risulta assai debole e controversa. ù
Pensavo a questo in treno quando si è avvicinato un amico che non vedevo da tempo e a bruciapelo mi ha chiesto come mai Berlusconi è rientrato sulla scena politica con un protagonismo che sembrava sconfitto e scomparso quattro anni fa, all’epoca della sua decadenza da senatore. Bella domanda, ho risposto. Però la prima riflessione devi farla tu, gli ho detto, sui risultati di questi quattro anni di governo, visto che hai sostenuto Renzi. È difficile pensare che la situazione di oggi non abbia niente a che fare con i risultati dei “mille giorni” renziani. La seconda riflessione, che conta enormemente sul nuovo protagonismo di Berlusconi, riguarda la nuova legge elettorale, prodotta dall’accordo fra Pd, Forza Italia e Lega, che di fatto consegna a lui, Berlusconi, il ruolo centrale per la prossima legislatura. Sia nel caso di una vittoria del centrodestra e sia nel caso in cui i numeri consentano solo una maggioranza di larghe intese. E così gli ho spiegato come funziona il nuovo sistema elettorale che tiene insieme in una sola scheda e con un solo voto il proporzionale con il maggioritario. Proclama le coalizioni ma in realtà sono apparentamenti senza programmi e leader comuni. In sostanza, una cosa che danneggia il M5S e la sinistra ma isola pure il PD. Mentre, indubbiamente, avvantaggia il centrodestra. Un evidente autogol. Ascoltate queste valutazioni mi ha chiesto “perché ?”. Ecco, a questo interrogativo non ho saputo rispondere. Ho solo detto che se la destra, anche quella più estrema, riprende gallo è anche per questo, perché sentono che c’è un allentamento nei valori di fondo della ispirazione democratica del Paese. Per il resto “chiedi al PD”, è la battuta con cui l’ho salutato. La sua posizione, alla fine, mi è parsa molto riflessiva. Ma chissà … vedremo.
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