Con il Piano Strategico, Pisa è sulla giusta strada
Venerdì 18 aprile ho partecipato ad un convegno a Ferrara nell'ambito del festival “città-territorio”. Era un appuntamento previsto da tempo al quale sono intervenuto molto volentieri perchè si discuteva dei problemi delle città con particolare riferimento al tema della partecipazione. Nello specifico si è dibattuto sull'importanza del coinvolgimento dei cittadini e dei comitati nel confronto delle scelte fondamentali di governo del territorio.
Comunque nei commenti di molti urbanisti e rappresentanti locali emerge sempre di più una situazione di malessere nelle città, sopratutto al nord e al centro, carica di contraddizioni. Stiamo attraversando una fase di grande incertezza e anche di paure, che derivano dai processi di cambiamento che investono le città e i territori. Processi che mescolano la domanda di difesa delle identità locali con la richiesta di una mobilità sempre più ampia e veloce. Il fattore tempo cambia anche la visione dello spazio nelle città e nelle aree metropolitane e anche la logica dei confini comunali non sembra più adeguata a dare risposte efficaci.
In un certo senso è lo stesso problema che a Pisa è stato affrontato col Piano Strategico. Quello dello svuotamento dei centri storici da parte dei nuclei familiari che è diffuso in moltissime città, così come quello del congestionamento urbano del traffico. La crescita delle periferie e dei centri limitrofi ha aggravato questi aspetti. In questo contesto diffuso a livello nazionale mi sembra che Pisa non stia così male come la descrivono molti detrattori. Comunque sul piano dei grandi progetti di trasformazione urbana, Pisa rappresenta sicuramente un'esperienza di primaria importanza, anche perchè avvengono tutti sotto il segno del recupero e del riuso anziché del consumo di nuovo territorio. Ed è proprio su questa impostazione che viene richiamata l'attenzione e la sensibilità da parte di molti settori dell'ambientalismo e dell'urbanistica consapevole dei limiti delle risorse naturali.
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