Difficile, nel tempo che viviamo, trovare un indirizzo solido e coerente alle sensazioni che viviamo. Da un lato proviamo rabbia e sgomento per il consenso che continua a manifestarsi, anche tra elettori un tempo di sinistra, per le posizioni e il protagonismo dal carattere razzista e disumano di Matteo Salvini & C., pure di fronte ad una sostanziale assenza di iniziativa legislativa del Governo e del Parlamento. Quello che si vede è molta confusione e una vera e propria caccia alle poltrone ingaggiata dalla dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega. L’altro ieri ho passato qualche ora alla Camera e assicuro che questo è il clima che si respira all’interno delle istituzioni parlamentari, soprattutto nelle strutture dirigenziali che svolgono una funzione fondamentale per il funzionamento del Parlamento. E non è solo per le sparate sulla fine della democrazia rappresentativa di Davide Casaleggio, che comunque ha disvelato l’impronta antiparlamentare e, di fatto, neoautoritaria della sua visione istituzionale. Ma la ragione di questo clima incerto e assai preoccupato sta soprattutto nella pratica totalmente demagogica e propagandistica con cui sia Matteo Salvini che Luigi Di Maio affrontano i problemi del Paese. Tra l’altro in un quadro che attesta clamorosamente la subalternità del premier Giuseppe Conte ai sui vice, e con lui di tutto il Governo e i gruppi di maggioranza. Il tutto condito da contenuti e da un linguaggio che alimentano gli odi, le spaccature e le contrapposizioni, non tanto fra le forze politiche, ma soprattutto nell’opinione pubblica e fra i cittadini. Tutto questo quando la situazione economica e sociale dell’Italia continua ad essere pesante e avrebbe bisogno semmai di coesione e non di divisione. Ovviamente con politiche reali di cambiamento, in grado di dare ossigeno ai milioni di cittadini colpiti dalla crisi e privati di futuro. Ma di questo non si parla e tutto si concentra, con il notevole contributo dei media, sulla campagna contro gli immigrati o i rom, dando sfogo agli istinti peggiori. Da qui la rabbia e l’irritazione, dovuta anche alla constatazione, con sconcerto, di una debole e quasi assente capacità di reazione da parte della società civile e dei settori culturalmente più sensibili ai temi della democrazia e della solidarietà. C’è pure la debolezza dell’opposizione politica e parlamentare della sinistra, ma questa non sorprende più di tanto dopo la sconfitta pesante subita e l’esigenza di un ripensamento-ricambio che diventa ineludibile. Basta leggere il pezzo di stamani su Repubblica di Piero Ignazi intitolato “Siamo onesti, ci sono due PD” per capire come ancora non si sono fatti i conti con il voto del 4 marzo. E anche più a sinistra vi è l’esigenza di accelerare il progetto di un nuovo soggetto politico.
Un segnale importante è arrivato da Famiglia Cristiana e dall’Avvenire che hanno denunciato chiaramente il pericolo razzista derivante dalle iniziative di Salvini, in coerenza con i valori e le posizioni più volte espressi da Papa Francesco. E anche dall’intervento del Presidente Sergio Mattarella che ha messo in guardia dalla logica del far west che ispira le posizioni della Lega (e dei venditori di armi). Questi ultimi fatti aprono qualche spazio nuovo per le sensazioni più speranzose che talvolta avvertiamo e che hanno a che fare con la velocità dei mutamenti nelle scelte politiche degli elettori. Se pensiamo che solo quattro anni fa Matteo Renzi, dopo le elezioni europee, godeva di una posizione di totale dominio e senza alternative credibili sulla scena politica italiana, poi logorata e affossata da politiche sbagliate e da un protagonismo personalistico sui media e sulla rete che non ha portato molto bene. Oggi leggiamo che anche il giovane e dinamico Macron, asceso alla guida della Francia con rapidità e tanto osannato in Europa, sta precipitando nel gradimento dei francesi. Così dicono i sondaggi e gli umori. La vittoria ai campionati del mondo non sembra avere inciso granché. Certo è possibile agire sullo stravolgimento della comunicazione e confondere il vero dal falso, come spesso avviene, ma alla fine contano sempre i fatti che incidono sulla vita concreta delle persone, e le promesse elettorali lasciano il posto alla realtà. Forse solo con operazioni autoritarie si può impedire la verifica e la coerenza fra ciò che viene propagandato e ciò che viene fatto. E questo accadrà anche per Salvini e Di Maio.
Ma se questa sensazione un po’ ci rincuora resta il problema che ciò che viene seminato, in termini di cultura e di senso comune, di cedimento di responsabilità e di intolleranza, allarga la sua presa nella società e non rende certamente migliore il grado di libertà, di rispetto e di civiltà del mondo in cui viviamo. Per questo è urgente lavorare ad una alternativa a questa destra razzista, ed è necessario che tutte le energie che si sentono di sinistra e progressiste di muovano al più presto. Purtroppo mi capita di sentire frequentemente affermazioni decisamente critiche con la sinistra ma in definitiva più orientate alla distinzione personale, allo stare a guardare, che non alla voglia di spendersi nella battaglia politica. Da molti mi sento dire che “non ha senso fare il partitino della sinistra”, dopo aver detto tra l’altro che il PD, come partito di sinistra, è morto. Cosa , quest’ultima, in parte vera. E qualcuno aggiunge che è finito il tempo dei partiti, che bisogna andare oltre, magari dopo aver detto che mancano i politici di sinistra che devono organizzare la mobilitazione contro la destra. E allora? Mi chiedo. Che facciamo? Tutti a casa? Io credo che da qualche parte si deve partire per cominciare ad aggregare persone e mettere in fila idee nuove, e anche nuove figure. Un soggetto politico. Un partito dell’epoca nuova. Non saprei come chiamarlo altrimenti. Piccolo o grande? Chi può dirlo, dipende dalla credibilità che saprà dimostrare. L’importante è il grado di apertura e di partecipazione insieme alla chiarezza del tratto identitario che deve proporre agli italiani, soprattutto ai più deboli, al mondo del lavoro, ai giovani. Penso che l’idea che sta alla base del processo costituente di Liberi e Uguali appena avviato possa corrispondere a questa esigenza. Ma per farlo abbiamo bisogno del contributo diretto, in anzitutto di idee, di tanti. Chi vuole può aderire fin da adesso.
1 Commento
Ciao Paolo, leggo spesso la tua rubrica, ma tra una scadenza e l’altra lavorativa non ho mai tempo per commentare.
a dire il vero per un periodo ho smesso di leggerti ed è coinciso in particolare quando spesso ti ritrovavi a parlare male di Renzi- i personalismi non mi piacciono ma neanche le personalizzazioni. viviamo in un mondo molto complesso e le concause dei fenomeni sono talmente tante che ricondurre tutto a una persona è riduttivo, non ha alcun senso penso che tu lo sappia meglio di me.
Oggi invece il tuo intervento lo condivido, rende un bella analisi antropologica del fenomeno “salvini- produttori di armi-antiparlamentarismo ” – ci stiamo di fatto trasformando una finta repubblica stile arabo o est europeo, si pensi infatti al presidente del consiglio italiano desautorato di fatto a favore del ministro dell’interno- ; ma soprattutto condivido la sconcertante mancanza di reazione di una certa parte di società- di cui credo aimè fare parte- che guardiamo stupefatti gli episodi di violenza e di razzismo, gli insulti in parlamento alla Bonino, la mancanza di una lucidità della popolazione italiana che schiacciata in una ipnosi collettiva crede davvero che il problema più grave in Italia sia l’immigrazione.
Io in questo paese sono voluta rimanere, dopo l’università, sono rimasta per trovare lavoro, per creare lavoro, per dimostrare a me stessa che progetti di futuro degno erano e sono possibili e se mi sento in qualche modo vincente sul piano occupazionale, mi sento perdente sul piano sociale e politico. Tu parli di “partito della nuova epoca” e io condivido l’urgenza di agglomerare quanti come noi rimangono inermi e inerti difronte alla banale disumanità dei discorsi che circolano – “bambini morti in mare? ci piange il cuore ma non dovevano partire” – , tuttavia il tuo girare attorno all’idea di “sinistra” non mi convince, un’ idea che per quanto io possa avere abbracciato e votato in quasi tutte le sue forme politiche, ha fatto il suo tempo e il suo servizio – come molti oggetti contingenti della storia.
L’altra sera ero sulle mura a guardare l’eclissi di luna rossa e c’era anche il prototipo di cannocchiale utilizzato da Galileo. La luna rossa si vedeva molto male e mi spiegavano gli astronomi che Galialeo nonstante un telescopio prototipale sia riuscito a fare disegni della luna che oggi gareggiano con la perfezione delle foto della Nasa. C’è sempre qualcuno che vede oltre, che dà la direzione e cambia il mondo, ma ci sono strumenti che ormai sono obsoleti per quanto affascinanti.
Perchè non riusciamo a incarnare lo spirito dei tempi e parlare al cuore delle persone ? perchè altri ci riescono cosi bene ? Le parole che erano della sinistra appartengono all’ 800 e al 900 non sono più efficaci purtroppo e lo vediamo da anni in tutta Europa. Di cosa siamo capaci noi della cosidetta “società civile”, dov’è la nostra opposizione ? postare su FB il nostro visetto contrito con la maglietta rossa dalla nostra casa al mare? io non ci sto. come credo anche molti altri. Possiamo contribuire tutti assieme a trovare un pensiero altro ? una sintesi, anche ideologica, che elenchi un sistema di valori – una ecologia di comportamento sociale e politico ? certo i nostri valori saranno il retaggio di tante battaglie, tante storie, tante estrazioni – ma dobbiamo trovare parole altre, perchè inevitabilmente indossando ancora le vestigia della sinistra cadiamo in un processo di “fumettizzazione in bianco e nero” – e lo dico con dolore non scherno- . Dobbiamo avere il coraggio di infrangere dei riti – penso ad es al concetto di “individualismo” che nel mondo cui appartengo – quello cattolico, cosi come quello comunista- risulta essere contrapposto a quello di “comunità”, si ripropone il dualismo male-bene, egoista- solidale, violento –pacifista, individuo -classe. ecco questo è un tabù da smaterializzare. Incontrando molti giovani e persone di ogni età in cerca di lavoro mi accorgo che aiutarli devi farti carico dai loro bisogni individuali, dalla parte individualista – che non è nè malvagia nè egoistica – ma tende solo a sopravvivere al suo presente cercando un lavoro per costruirsi un futuro magari a scapito di altri – si a scapito di altri -…come è nella logica della sopravvivenza. è solo sostenendoli a trovare il loro tornaconto che potremmo poi parlare di bene comune . come si può crescere un giovane all’idea di bene comune quando il precariato gli spezza le ossa, distrugge i suoi sogni di indipendenza famiglia serenità ? credo che la lega e i 5s si incuneino in questi segmenti di paura delle persone, paura di non farcela, paura dell’incertezza del futuro, paure che ti portano ad odiare l’altro – chiunque esso sia il politico come l’immigrato- ed è li che una nuova forza politica dovrebbe incontrare, dovrebbe trovare le parole. E’ certo è molto facile dire di voler somministrare redditi senza lavoro sicuramente più difficile dare certezze di crescita.
In definitiva, caro Paolo, non possiamo pensare che la nostra opposizione si concretizzi nel postare qualche immagine su FB o organizzare manifestazioni locali contro uno o altro degli esponenti politici della destra di turno. Siamo consapevoli che ci vuole un’azione sistemica che recuperi veramente veramente tutti quelli che vogliono mettere da parte le correntine e che riesca a fare massa critica. Io vorrei e mi auspico che qualcuno riesca a organizzare una proposta nuova, cui dare credito, di tale livello che si alzi sopra ciò che esiste e ha funzionato solo in parte.