Guardando al dibattito politico sul dopo elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria non possiamo evitare di sorridere all’evidente e funambolico tentativo di Salvini, e di alcuni commentatori di testate giornalistiche di destra, di nascondere la cocente sconfitta del capo leghista e della sua demagogia forcaiola. Ma bisogna andare oltre la soddisfazione del momento e non perdere di vista una analisi seria del voto, soprattutto di quello emiliano che certamente rappresenta meglio il contesto della sfida politica nazionale, e anche di quella delle prossime regionali in Toscana, ovviamente senza dimenticare la specificità di quella Regione. L’analisi del voto ci dice che Bonaccini e la sinistra hanno vinto bene nei centri urbani, nelle città, ma hanno perso nelle campagne, ovvero nelle realtà del territorio più diffuso, compresi i centri abitati piccoli e medi. Questo conferma una tendenza già vista in Italia, ma anche in Inghilterra, negli USA e in molti Paesi europei che hanno visto l’avvento e la crescita di un nazionalpopulismo fondato sulle paure prodotte dalla crisi e dalla globalizzazione. Una percezione della paura che sul piano sociale si traduce in una sensazione di mancanza di protezione e di solitudine di fronte alle incognite e al malessere determinate dalla crisi, e investe in pieno i ceti popolari e un mondo del lavoro sempre più segnato dalla precarietà. Sul piano dell’analisi politica mi sembrano giuste le considerazioni che emergono dai flussi elettorali e riprese da diversi commentatori: i tre fattori principali che hanno caratterizzato il voto emiliano romagnolo sono il “buongoverno percepito”, l’irruzione sulla scena delle Sardine, che hanno “incentivato la partecipazione al voto e reso evidente la crisi del M5S, la “radicalizzazione dello scontro cercata da Salvini”. Quest’ultima, in particolare, si è rivelata un clamoroso autogoal. La Calabria è tutt’altra situazione e la mobilità elettorale è molto più legata a logiche di scambio che non da noi. Logiche anche politiche, connesse alle promesse più o meno motivate o assistenziali; basta pensare al mutamento del livello di consenso che, nelle Regioni del Sud, è passato rapidamente dal M5S al centrodestra. Sono tutte cose da tenere ben presenti in vista dei prossimi appuntamenti elettorali.
Tuttavia bisogna fare i conti con un vento che sul piano sociale chiede il cambiamento e che, per adesso, spinge a destra. Allora in Toscana è doveroso agire per costruire uno schieramento progressista largo e credibile, anche nell’esercizio di un confronto articolato sulle scelte di governo del territorio, in grado di sopperire alla carenza di senso di innovazione e di rinnovamento finora manifestate. Giani non è Bonaccini, ma dovrebbe comunque provare a costruirsi un’immagine più autonoma dai desiderata del PD e, soprattutto, da quelli di Italia viva. Leggiamo che per Renzi il voto in Toscana rappresenta una piattaforma di lancio decisiva per il proprio partito e per questo mira apertamente a togliere consensi al Partito Democratico, il quale non ha ancora fatto bene i conti con la scissione renziana, e anche molti fedelissimi dell’ex premier fiorentino, che non lo hanno seguito nell’ultima avventura, non hanno spiegato in modo convincente le ragioni della loro scelta politica. Per tutto questo la partita Toscana si presenta molto complicata. Come Sinistra 2020, che comprende anche ArticoloUno e Sinistra Italiana, abbiamo proposto un accordo a Giani con il proposito di rafforzare lo schieramento antidestra e portare dei contenuti più netti sul piano delle istanze sociali e ambientali.
L’idea è quella di mettere insieme una lista unitaria di sinistra, ecologista e progressista, più o meno come “Emilia-Romagna Coraggiosa” guidata da Elly Schlein. Una esperienza molto importante, quella della Schlein che ha ottenuto un successo di preferenze enorme, che a mio parere riprende e rilancia il bisogno di dare vita a un nuovo soggetto politico a sinistra, largo e aperto sui temi ambientali, in grado di esprimere anche un nuovo gruppo dirigente, giovane e rinnovato. Di questo avevamo discusso anche con Elly Schlein, proprio pochi mesi, fa allo Spazio Alex Langer. Una discussione che intendiamo continuare a proporre.
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