Giorni tristi. Le immagini delle giovani vittime dell’orribile attentato di Manchester, così come le notizie sui nuovi naufragi di migranti nel canale di Sicilia, tra cui tanti bambini, trasmettono un senso insieme di rabbia e di impotenza, perché le risposte, i rimedi, le certezze, per ritrovare sicurezza appaiono difficili e lontane. Eppure la compostezza dimostrata dagli inglesi qualcosa ci dice. Quella dei cittadini, intendo. Meno quella dei servizi di sicurezza che non hanno, nel caso di Manchester, dimostrato una grande efficienza. Tuttavia il problema di pensare e attivare una efficace azione di prevenzione, in primo luogo culturale, contro i pericoli dell’estremismo e del fanatismo di origine jihadista va messo all’ordine del giorno.
Sul piano dell’attività parlamentare questa settimana non si sono conclusi provvedimenti importanti e una buona parte del tempo è stata presa dalla commissione bilancio per predisporre la manovra economica di aggiustamento dei conti che arriverà in Aula la prossima settimana. E proprio in queste ore il clima politico si va surriscaldando perché il Pd propone l’inserimento di un emendamento al testo varato dal Governo che reintroduce lo strumento dei voucher, aggirando il decreto che aveva permesso il superamento del referendum promosso dalla Cgil. Oltre che una presa di giro, anzi un vero imbroglio, un atto di questo genere rappresenta anche uno sgarbo dal punto di vista democratico. Una forzatura inaccettabile. Tanto più che nessuno aveva negato la possibilità che il Parlamento, nei tempi giusti, tornasse a discutere di come rielaborare una normativa adeguata per i lavori saltuari, equilibrata e limitata, in grado di evitare un uso intensivo dei voucher utilizzati come vera e propria forma di gestione strutturale di flessibilizzazione del mercato del lavoro. Ovvero dando vita ad una sorta di precarizzazione permanente. Su questo punto i deputati di Articolo Uno hanno sollevato una seria questione politica, anche in relazione alla disponibilità a votare il provvedimento, chiedendo il ritiro dell’emendamento. La Cgil ha promosso una mobilitazione già per domani davanti alla Camera. Speriamo che nel Pd si recuperi un minimo di saggezza: l’ha chiesto anche Cuperlo, per evitare non solo lo scontro politico ma soprattutto la caduta di credibilità delle istituzioni, dato che fare il gioco delle tre carte (prima si aboliscono i voucher per impedire il voto dei cittadini e poi si ripristinano con un emendamento presentato nottetempo su un provvedimento che parla di altro) su queste cose equivale a dire che la volontà dei cittadini vale niente, è carta straccia.
Infine una considerazione su un convegno organizzato dal M5S ieri alla Camera al quale ho partecipato nella prima parte. Il titolo era “Lo stato innovatore” e i relatori principali erano il professor. Giovanni Dosi della Scuola Sant’Anna e la professoressa Mariana Mazzuccato che insegna a Londra, autrice di un volume con lo stesso titolo del convegno che ha riscontrato un notevole successo. Sono andato un po’ per curiosare ma soprattutto per ascoltare, poiché le tesi espresse più volte dai due economisti sono senza dubbio di sinistra. E in realtà le relazioni hanno argomentato e ribadito molti temi propri della sinistra, o che dovrebbero diventare idee e proposte per la sinistra europea. La sala era piena con tante presenze giovanili. Poi, dopo le relazioni, avevo una riunione e ho lasciato il convegno. Ma l’impressione che mi è rimasta è quella di una certa abilità dei Cinque Stelle a muoversi in ogni direzione da un lato, e dall’altro di una certa ritrosia della sinistra a misurarsi fino in fondo con la portata della crisi e l’esigenza di mettere in campo politiche nuove. Alle “Fondamenta” di Milano un primo approccio c’è stato, ma c’è ancora molto da fare.
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