Ieri sera, dopo aver accompagnato Aldo Tortorella alla stazione, ho ascoltato in TV Walter Veltroni. La sua critica alla line seguita dal PD di Renzi è stata molto forte e assai duro il giudizio sullo stato del partito. Finora aveva sempre sostenuto, con convinzioni e argomenti altalenanti, la guida renziana. È significativo che questa posizione critica arrivi il giorno dopo della riunione della Direzione nazionale che ha votato all’unanimità un ordine del giorno subito interpretato in modi diversi. Nella stessa giornata di ieri si moltiplicavano le dichiarazioni contrapposte fra più esponenti del vertice PD. Che dire ? Allora, forse è il caso di dire che non eravamo noi, gli “scissionisti” o i “gufi”, il problema, la causa delle divisioni. Esisteva ed esiste una questione di linea politica grossa come una casa, e si chiama snaturamento del progetto del PD come partito di sinistra, attraverso un progressivo spostamento centrista e una identificazione del partito con il capo Matteo Renzi. Ed era fondata, vera, la nostra denuncia sull’assenza di una reale agibilità politica per la minoranza. Comunque lasciamo perdere, ormai ciò ci riguarda poco.
Quello che invece ci riguarda è la situazione di Liberi e Uguali. Anche noi non siamo messi bene. Da settimane assenti nel dibattito politico, bloccati dalle posizioni di Civati e Fratoianni, per conto di Possibile e Sinistra Italiana, che stentano a dare seguito all’impegno preso pochi giorni prima del voto del 4 marzo: quello di impegnarsi subito per dare vita ad un nuovo partito unitario della sinistra. Credo sia un errore, e credo che da parte di Mdp ci sia troppa timidezza nel porre il problema di essere coerenti con quell’impegno. Si tratta di un punto centrale che va chiarito al più presto. Parlare di fare “un nuovo partito sulla base del superamento di PD e LeU” mi sembra più un modo di dire che di fare. Non è con le formule, le agenzie, le enunciazioni più o meno creative, che si costruiscono soluzioni. Bisogna attivare un canale di confronto reale, aperto e di partecipazione, fra tutte le energie che hanno sostenuto il progetto di Liberi e Uguali. Progetto che non è decollato come speravamo, quello del nuovo soggetto della sinistra, ma che resta una necessità per il Paese. Dunque dobbiamo ripartire da capo, ragionando sui contenuti e sulla forma da proporre per lo sviluppo di LeU in un nuovo partito, e soprattutto sul rinnovamento del gruppo dirigente. Ciò è urgente, anche in considerazione che si avvicina l’ipotesi di nuove elezioni politiche a breve. Per noi è questo il passaggio fondamentale a cui guardare. Non alle elezioni comunali del 10 giugno. Non è con qualche postazione di consigliere comunale che si fa ripartire il progetto. A Pisa abbiamo scelto di non presentare una lista per non aiutare la destra aumentando la frammentazione, ma non ci siamo messi sull’Aventino. Tanto che nello stesso tempo abbiamo deciso, sulla base di un’ampia assunzione di impegni personali di tante compagne e compagni, di rinnovare il contratto di affitto della sede in via San Martino. La volontà è quella di continuare a svolgere un ruolo e una funzione nella vita politica locale e nazionale, a partire dal confronto delle idee e non dei posizionamenti personali. In proposito assai bella è stata la ricostruzione storica e culturale sul gruppo dirigente del PCI che ha fatto Aldo Tortorella alla Scuola Normale, parlando di Alessandro Natta. Una “lezione” utile a ragionare anche sulla politica di oggi, quella che manca e che si avvita nella personalizzazione, e che avrebbe bisogno di riscoprire il valore e il senso della propria funzione, che è -o dovrebbe essere- quella di interpretare e indirizzare i bisogni popolari e l’interesse generale verso una prospettiva di avanzamento e di progresso fondata sulla libertà, la democrazia e la giustizia sociale.
1 Commento
A mio modesto parere scelta di non partecipare alle elezioni pisane e non offrire una possibile rappresentanza agli elettori che hanno votato con il 4 marzo Leu rappresenta comunque una sconfitta, la cui portata non può essere messa in relazione alla semplice rinuncia alla presenza in consiglio comunale. Le condizioni per organizzare una proposta che non fosse minoritaria erano ormai compromesse, ma resta difficile non essere preoccupati e delusi. Chi voteremo il 10 giugno? Il PD? La sinistra radicale? I cinque stelle? È veramente spiacevole sentirsi senza una casa politica.