Una fastidiosa infezione mi tiene bloccato in casa da sabato scorso. Meno male che le febbri sono passate e ora spero di rimettermi su entro qualche giorno. Spero. Nel frattempo ho perso alcuni appuntamenti a cui avrei partecipato senza dubbio. I
l primo e’ la presentazione del bel libro postumo di Mario Mirri, che ci ha lasciati poco tempo fa. Il titolo è “la guerra di Mario”, in perfetta sintonia con la sua storia di partigiano nella lotta contro il nazifascismo. Battaglia che poi ha continuato per tutta la sua vita sul piano intellettuale. Una figura importante per la nostra città e la sua Università. Storia, memoria, insegnamento e ricerca. E attenti alle facilonerie, alle distorsioni, alle superficialità. Questo ci ha detto e ci ha lasciato, con un messaggio che è ancora più forte nel contesto generale che viviamo.
Il secondo sono i funerali di Piero Del Papa. Ho letto della sua scomparsa a letto, febbricitante, e non sono potuto andare. Sui giornali sono state ricordate, giustamente, le sue imprese sportive, e anche le caratteristiche divertenti della sua partecipazione a iniziative cinematografiche o televisive. Io lo ricordo cona una persona umile, buona, segnata dalle sue esperienze positive e negative, che per tanti anni ha fatto il “portiere” davanti l’ufficio del Sindaco in Palazzo Gambacorti. Ci salutavamo ogni mattina o quasi, e quando era possibile sfruttava l’occasione per raccontare i suoi combattimenti sul ring. Ciao Piero.
Tra gli appuntamenti che avevo in programma in questi giorni, ma che ho dovuto sospendere, c’era anche la visita alla mostra alla Scuola S.Anna sulle storie di docenti e studenti espulsi dall’Universita’ di Pisa in attuazione alle leggi razziali del 1938. Mentre ho visto da tempo le altre mostre allestite a S.Rossore e al Bastione Sangallo.
Però per quella alla Scuola Sant’Anna una scintilla in più l’ho travata nella bellissima lettera, pubblicata nell’inserto culturale della domenica del Sole24ore, del Prof. Naftoli Emdin che fu espulso dall’Universita’ pisana. Allora il Prof. Naftoli Emdin scrisse una bellissima lettera ai figli per spiegare ciò che accadeva con quelle infami discriminazioni e per infondere fiducia nel futuro e soprattutto della dignità umana. Leggerla mi ha commosso. E anche qui, come nel caso delle considerazioni riprese da Sofri sul clima che si respira sul razzismo chiamandolo “l’ombra del ventennio”, si trovano elementi che invitano ad una certa riflessione sull’attualità. Questi ultimi giorni ci hanno offerto ulteriori motivi per farla: penso alla manifestazione a Predappio in ricordo di Mussolini, con i simboli del fanatismo fascista e nazista, oppure alle scritte minacciose sotto casa di un giornalista di Repubblica, a Milano, dal contenuto del tutto simile alla pratica che seguivano gli squadristi del fascio un secolo fa, o giù di lì. Ora io non credo che si possa fare una facile similitudine fra l’Italia di allora e quella di oggi affermando che l’attuale Governo è fascista o porta al fascismo. Le condizioni sono molto diverse. Ma nemmeno si può sostenere come fa, ad esempio, Paolo Mieli che gli episodi che vediamo sono solo manifestazioni goliardiche e non esiste nessun pericolo di fascismo. A parte il fatto che da storico dovrebbe ricordare che giudizi più o meno uguali a quelli che esprime lui adesso, venivano dati sulla nascita dei fasci di combattimento nel 1919, da molti esponenti della società intellettuale e della borghesia di allora, il punto è se esiste o meno la possibilità di uno scivolamento della nostra democrazia verso un assetto neo autoritario, alla Putin, anche qui da noi, sostenuto da un clima di odio e di intolleranza che è funzionale ad una forte svolta destra. Per questo sottovalutare, sminuire, ignorare, è un errore grave.
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