Questa settimana allo Spazio Alex Langer abbiamo due occasioni per discutere della nuova situazione politica e, in particolare, delle possibilità e del ruolo della sinistra. La prima stasera, lunedì 30, in una assemblea aperta e la seconda giovedì 3 ottobre sera nell’incontro con Elly Schlein, nel quale si parlerà soprattutto di ambiente e di transizione ecologica.
Negli ultimi giorni, sulla base di un appello proposto da Simone Siliani, si è aperta anche una discussione sull’esigenza, in vista delle elezioni regionali, di ridurre la frammentazione a sinistra e provare a mettere su una lista unitaria nell’ambito della coalizione di centrosinistra. Ovviamente ciò significa aprire un confronto con il PD e comunque abbandonare posizioni di avversione pregiudiziale. Allo stesso tempo bisogna verificare la possibilità di ragionare anche con il M5S, tenendo di conto che la nascita del nuovo Governo rappresenta l’avvio di una fase del tutto inedita e impensabile solo due mesi fa. Di fronte a Salvini e alla destra che provano la forzatura dei “pieni poteri” cavalcando odio e razzismo è assolutamente necessario agire per la tenuta dei valori costituzionali e della democrazia parlamentare.
In tale contesto resta centrale il peso del PD e il rapporto con la realtà che rappresenta. Certo, la sua influenza elettorale si è fortemente ridotta negli anni della segreteria Renzi e la sua stessa credibilità ha subito dei colpi pesanti, che hanno dato la netta percezione di un distacco della sinistra dai bisogni delle fasce sociali popolari. Ceti medi compresi. Con la guida di Zingaretti il PD ha recuperato qualcosa alle europee ma non ha invertito la tendenza e i problemi di rapporto con la società. Ora Renzi ha abbandonato il PD e fondato un partito, con mire e intenti centristi e cercherà di portare via consensi. Molti hanno visto in questa scelta un fatto di chiarezza, altri una divisione pericolosa. Io ho già scritto cosa penso di Renzi e avrei molti sassolini da togliermi dalle scarpe. Non con Renzi ma con chi l’ha sostenuto e osannato anche quando erano evidenti i suoi errori, fatti con la copertura delle “decisioni a maggioranza”. Ma lasciamo perdere. Il punto è che per ritrovare la credibilità perduta o anche acquisirne di nuova ci vuole una scossa forte, una novità profonda di proposta e di immagine. Mi pare che Zingaretti ne sia consapevole quando dice, come ha fatto in una recente intervista, che il PD ha bisogno di un “cambiamento radicale”, anche se è molto timido nella riflessione critica sugli anni passati. È evidente che questa novità non può essere il ritorno di coloro che sono usciti dal PD. Più di uno mi hanno chiesto se “ora che non c’è più Renzi” rientro nel PD. Una domanda comprensibile che si fanno diversi dei compagni usciti dal partito. Ma sarebbe ben poca cosa di fronte al problema di fondo, che è quello della rigenerazione della sinistra. Peraltro alimentando il sospetto che dietro ci sia l’idea di piazzarsi per candidature o posti vari. Tra l’altro nel quadro della nuova maggioranza M5S-PD-LeU e Italia Viva è estremamente utile soprattutto per il PD la presenza di una realtà parlamentare di sinistra come Liberi e Uguali. Già adesso vediamo come, da parte di Renzi per un verso e di Di Maio per un’altro, si cerchi di alimentare una competizione tra le componenti della maggioranza.
Comunque per costruire un percorso politicamente attrattivo e elettoralmente espansivo ci vuole molto di più. Innanzitutto una visione e un progetto per rimettere insieme il mondo progressista e di sinistra. Non tanto come sommatoria di sigle o di gruppi dirigenti, quanto come impianto culturale di idee e di programmi in grado di indicare una strada di profondo rinnovamento della società, ancorato ai valori di giustizia e di uguaglianza. Questa credo sia la sfida da lanciare e a cui guardare se vogliamo recuperare la motivazione e il consenso di tante persone deluse, sfiduciate, o confuse, che si rifugiano nel non voto o, talvolta, nel populismo.
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