Ieri sera si è tenuta l’iniziativa pubblica di Liberi e Uguali sul dopo elezioni e l’avvio della nuova legislatura parlamentare. Il manifesto di convocazione segnalava un motivo di fiducia attraverso lo slogan “Ricomincio da 3 (virgola qualcosa)”. E’ stata nel complesso una bella discussione politica, introdotta da Nicola Fratoianni e da me, che ha affrontato i nodi che riguardano le prospettive del progetto di Liberi e Uguali sia sul piano nazionale che su quello locale. Nel dibattito sono emerse posizioni differenziate, in particolare fra coloro che vengono dalle esperienze di ArticoloUno-Mdp e da Sinistra Italiana. Ciò è comprensibile perché i percorsi seguiti prima della nascita di Liberi e Uguali erano su binari assai diversi. Tuttavia questa articolazione crea un problema di piena condivisione delle scelte, segnalato anche dal distacco di “Possibile” in relazione alle iniziative locali (e anche nazionali). Ma detto questo, credo sia giusto dire con chiarezza quali sono le posizioni e le azioni che si intendono portare avanti. Così abbiamo fatto, in particolare sulla situazione pisana. Per quanto mi riguarda ho espresso e sottolineato il rischio e la preoccupazione per una possibile affermazione del centrodestra a traino leghista nelle elezioni comunali di Pisa. Questa è, a mio parere e di tanti altri, la questione principale: fare il possibile per evitare che il governo della città finisca nelle mani della destra. Non tanto per ragioni di etichette o di schieramento politico, e nemmeno di posti in consiglio comunale, ma in quanto le politiche portate avanti dalla destra leghista rappresentano una concreta regressione sul piano delle politiche sociali e sulla tenuta dei diritti per le categorie più deboli. Anche sui problemi della sicurezza propongono una logica che, anziché puntare alla costruzione di una più sicura convivenza civile, garantita dallo Stato, spinge sul tasto dello sviluppo delle tensioni e dei rancori sociali. E pure sulla gestione del territorio e dell’ambiente sono portatori di idee profondamente diverse da quelle della sinistra e del centrosinistra, ostili all’idea dell’equilibrio, della salvaguardia e delle regole. Penso che per queste ragioni, che incidono sulla vita concreta dei cittadini, bisogna impegnarsi per contrastare l’esito possibile di un rovesciamento totale degli indirizzi e delle pratiche del governo cittadino. Il resto, gli equilibri politici, la visibilità dei partiti, le aspettative personali, vengono dopo. Detto questo credo che per battere il centrodestra, visti anche i risultati del 4 marzo, sia necessario mettere in campo una proposta che risponda allo scontento e al malessere diffuso che hanno alimentato la crescita dei consensi della Lega nel nostro territorio. E questo è possibile solo alla condizione di realizzare una larga coalizione di centrosinistra e progressista impostata su un impianto di novità e di rinnovamento. Invece, se il centrosinistra si presenta con la linea e la proposta della continuità, a mio parere andrà incontro alla probabile sconfitta. Probabilità che con il voto delle politiche si è fatta più vicina. Per questo abbiamo parlato di discontinuità, che non significa buttare via tutto ma vuol dire indicare una proposta nuova. A cominciare dalla figura che dovrà incarnarla. Con l’elezione diretta, infatti, è la figura del Sindaco che interpreta programma e formazione della squadra di governo, ed è quella che dà anche il segno della proposta elettorale. Su questa base abbiamo dato, noi di LeU componente Mdp, che non facciamo parte della coalizione di maggioranza, la nostra disponibilità a partecipare all’alleanza se si determinano le condizioni per discutere insieme di una candidatura di Sindaco esterna rispetto alle cariche politiche e amministrative e in grado di interpretare una apertura verso la società civile. Se queste condizioni ci sono bene, altrimenti staremo fuori dalla coalizione. Il PD ha aperto a questa ipotesi in modo molto flebile con il documento approvato nei propri organismi. E anche con qualche ambiguità. Nel senso che indica l’eventualità delle primarie. Noi abbiamo pieno rispetto per questo strumento di partecipazione, non lo sottovalutiamo, ma le primarie le fanno i partiti o le coalizioni che hanno già condiviso una proposta e un programma. Non è il nostro caso e nella situazione attuale questo strumento può ostacolare la disponibilità di possibili candidature esterne. Anche il contesto di divisione che, a quanto si legge, attraversa il PD va guardato con preoccupazione, e al tempo stesso con rispetto. Vedremo nelle prossime ore quali saranno gli sviluppi di un confronto molto difficile e certamente non ci sottrarremo al confronto.
Stamani ho letto su La Nazione l’intervista a Domenico Laforenza, consultato per una eventuale disponibilità dai dirigenti del PD, con il quale ho avuto modo di parlare molte volte nel corso degli ultimi anni, e credo che la sua persona sia in grado di indicare novità e cambiamento, oltre che essere portatore di una competenza significativa. Ma comunque resta necessario, se il tema principale è quello di contrastare la destra, lo sviluppo di una iniziativa motivante e mobilitante di quella larga opinione democratica e di sinistra presente nella nostra città. Appelli e sermoni servono a poco se non si mettono in campo energie e impegni concreti.
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