Mi sarei aspettato nella replica dell’Assessore Dringoli un ragionamento di smentita o di motivazione fondato sui dati oggettivi, ovvero sui numeri. Il centro della critica che come Sinistra Civica Ecologista abbiamo rivolto al Piano Strutturale Intercomunale varato dalla Giunta sta in una visione arretrata dello sviluppo e della gestione del territorio, in cui emerge una scelta concreta in direzione del consumo di nuovo suolo, nonostante si cerchi negarla o di nasconderla. Infatti le cifre parlano chiaro e quindi Dringoli, che le conosce assai bene, parla d’altro e cerca di sviare il discorso su scelte urbanistiche di quarant’anni fa.
Allora vediamo i numeri: i conteggi sui mq di superficie utile lorda scritti nel Piano, e riguardanti tutte le funzioni, prevedono 455.600 mq di nuova edificazione e 272.690 mq di riuso/recupero, ai quali vanno aggiunte quote di superficie accessoria (come garage, porticati, vani scala, ecc.) e le quote per le aree a standard di legge, e si arriva ad un totale di consumo di suolo di circa 105-110 ettari. Cioè un consumo di suolo equivalente a 180 campi di calcio di 100×60 mt., in cui si prevedono 1.783 nuovi alloggi e 1.499 nuovi posti letto per alberghi oltre ai 1.288 derivanti dal riuso.
Un totale di nuovi posti letto nella ricettività alberghiera che equivale a circa 30 nuove strutture da 90 camere. Tra l’altro bisogna considerare che queste previsioni non annullano quelle già programmate dagli strumenti urbanistici precedenti sulle grandi trasformazioni urbane, come la caserma Artale o l’area del Santa Chiara, che si fondano su consistenti potenzialità abitative. Tutto questo in un contesto di assenza di analisi aggiornate sui reali bisogni abitativi, sulle tendenze demografiche e sulla qualità e consistenza dell’esistente non utilizzato.
Ecco, dire che queste previsioni sono “in contrasto con il consumo di suolo e la dispersione abitativa” come fa Dringoli è quantomeno mistificatorio, oltre che fuorviante quando cerca di annebbiare il tutto dietro il progetto della tramvia. Peraltro sul piano per la mobilità, data la scelta della tramvia, ci sarebbe da aspettarsi una linea volta a ridurre la pressione del traffico in città, che invece appare assai flebile. Quanto agli interventi previsti sulle aree verdi erano già negli strumenti previgenti, così come i ponti ciclopedonali e la rete della ciclabilità.
Per ciò che riguarda la previsione di una nuova viabilità a nord di Porta a Lucca stabilita, dice Dringoli, per togliere I Passi dall’isolamento del passaggio a livello, dimentica che è previsto poco più a nord de I Passi il passaggio della circonvallazione Nord Est che può risolvere il problema senza ulteriori strade che, come insegnano vicende simili, finiscono per incentivare la trasformazione di aree da agricole a edificabili. Si tratta comunque di una dimenticanza che dimostra quanto sia vacuo pensare di pianificare senza tenere di conto delle relazioni economiche, sociali e infrastrutturali con i Comuni di San Giuliano Terme, Calci, Vecchiano e Vicopisano.
Notiamo invece che nella replica dell’Assessore si evita di fare riferimento alla eccessiva previsione di parcheggi nella zona di Porta Nova e Porta a Lucca, talvolta sacrificando anche aree a verde pubblico, da noi denunciata come nociva sul piano della conseguente stabilizzazione del turismo “mordi e fuggi” nella zona della Piazza dei Miracoli, mentre ciò che serve è puntare alla crescita dell’offerta e dei servizi turistici verso i musei dei Lungarni e il centro cittadino. Solo in questo modo è possibile aumentare i tempi di permanenza dei turisti e rilanciare le attività commerciali collegate nel centro città.
Al contrario queste scelte di consolidamento della concentrazione turistica a Pisa Nord sono il segno che si tratta di un Piano con lo sguardo rivolto all’indietro. Quanto ad alcune affermazioni che intendono polemizzare con le azioni attuate nel periodo della mia sindacatura mi preme ricordare che proprio allora, attraverso l’istituzione di un tavolo di concertazione e di un protocollo d’intesa, si riuscì a coordinare gli indirizzi dei grandi Enti cittadini, a cominciare dall’Università, senza il ricorso all’articolo 81 che semmai è ritornato proprio di recente in concomitanza con l’attuale Amministrazione Comunale.
E anche sul richiamo ai costi e ai tempi di costruzione del parcheggio sotto piazza Vittorio Emanuele, che certamente ci furono per diverse ragioni ma con costi certamente inferiori a quelli prevedibili da un investimento diretto del Comune, va detto che quell’opera ha restituito una piazza fruibile, prima assediata e congestionata dalle auto, e ha realizzato un’offerta di parcheggio con accesso comodo a Corso Italia di cui si sentiva la mancanza.
Tra l’altro è grazie proprio a quel parcheggio se negli ultimi anni abbiamo visto arrivare e passeggiare in centro molti turisti italiani e stranieri, a sud e a nord dell’Arno. Ma al di là della normale polemica sulle politiche urbanistiche, che comunque sono destinate a incidere nella vita della comunità, appare imbarazzante il ragionamento sulla pandemia, valutata come un evento di passaggio che non lascerà conseguenze.
Un atteggiamento sbagliato, che finora ha portato la Giunta a ignorare l’esigenza di mettere insieme, in un tavolo di confronto comune i principali attori istituzionali, economici e sociali, per vedere insieme come organizzare una risposta efficace alla crisi determinata dalla pandemia, a come, per esempio, costruire pacchetti innovativi di offerta sul piano turistico come hanno fatto altre città.
È sempre più evidente che invece molte cose sono destinate a cambiare e anche sul futuro delle città si è aperto un ampio dibattito che allude alla necessità ripensare a fondo alla loro organizzazione, sia in relazione al mutamento di degli stili di vita, dei bisogni e delle abitudini dei cittadini e sia sul piano del peso e delle opportunità che arrivano con lo sviluppo della digitalizzazione.
Nessun Commento