E’ iniziato il cammino in aula della legge elettorale. Quello che si vede è una grande approssimazione, non priva di una certa dose di arroganza, da parte dei “soci dell’accordone” (Renzi, Grillo, Berlusconi e Salvini) e allo stesso tempo un notevole nervosismo da parte dei vertici dei loro gruppi parlamentari. Soprattutto del Pd. E questo si spiega non solo per il malessere che si avverte tra i deputati non appena si trovano nella possibilità di commentare la situazione politica e in particolare il patto sulla accelerazione della scadenza elettorale. Ma il motivo principale è nel senso politico di questa operazione, che spiana la strada, nel migliore dei casi, ad uno sbocco centrista fondato sull’intesa fra Renzi e Berlusconi. Chi ritiene di non perderci niente è il M5S, che pensa di incassare le elezioni subito da un lato e dall’altro una sorta di legittimazione sul piano dell’affidabilità in quanto co-protagonisti della riforma. Ciononostante, emerge la profonda incoerenza con quanto Grillo e il suo movimento hanno sostenuto per anni in merito all’esigenza di restituire ai cittadini il potere di scegliere i loro rappresentanti. Propositi plasticamente traditi da un testo che nega quella possibilità e porta ad un Parlamento di nominati. Certo qualche dubbio ce l’hanno perché sulla rete stanno emergendo un po’ di problemi, ma la disinvoltura con cui digeriscono lo zig zag del capo Beppe fa rabbrividire. Comunque il modo pasticciato con cui i contraenti del patto stanno operando su una legge fondamentale per il funzionamento delle istituzioni è impressionante. Mi limito ora al caso della definizione dei collegi. In aula è arrivata una proposta che per accelerare le elezioni scavalcava per la prima volta la prassi della elaborazione affidata all’ISTAT e era in palese contrasto con quanto scritto in Costituzione. Poi, di fronte alle obiezioni delle minoranze da loro respinte, in fretta e furia hanno presentato un emendamento che cambia di nuovo l’assetto territoriale dei collegi. Un assetto comunque inadeguato e con collegi troppo grandi. Per quanto riguarda la realtà pisana l’ultima soluzione è assai peggiorativa perché in ogni caso il territorio provinciale è smembrato, con l’illogica assurdità della frammentazione della zona de cuoio che è divisa sia nei collegi per la Camera e sia in quelli del Senato. Ma di queste cose parleremo anche nei prossimi giorni.
Ora qualche considerazione su cose locali. Mentre sottolineo l’importanza degli appuntamenti dei prossimi giorni sulle questioni sociali, a partire dai voucher, promossi dalla CGIL e da Articolo UNO, segnalo la presentazione del libro di Fausto Valtriani che sarà certamente una interessante occasione d’incontro (qui e in allegato il programma). Dal punto di vista del dibattito politico mi segnalano una certa discussione sulla vicenda di Campo Darby, che sembra arrivi in Consiglio Comunale. Vicenda su cui ho detto la mia rispondendo alle domande de La Nazione domenica scorsa (in allegato). E ovviamente ci sono state alcune risposte di non condivisione. Ma la lettura di quelle risposte non lascia spazio a equivoci circa l’esigenza di agire, non con la propaganda ma con iniziative concrete di sollecitazione e di confronto, per il superamento della presenza della base americana a Tombolo, nel quadro del ridimensionamento già avviato e che ha visto, purtroppo, il licenziamento di diversi lavoratori italiani e, tra l’altro, anche lo spostamento del comando presso la base di Vicenza. Comunque le “ragioni strategiche” su cui si fondò a suo tempo l’insediamento di Tombolo non ci sono più. Tuttavia quello che mi preme dire è che sul piano dei grandi problemi internazionali, che richiamano il valore del pacifismo, non c’è solo quello del terrorismo e delle guerre che lo alimentano, ma incombe ancora la questione degli armamenti nucleari. Incombe e allarma, perché si presentano nuovi interrogativi. Allora, forse, è su questo terreno che bisogna rilanciare l’azione pacifista, è una occasione molto importante sono i negoziati per il Trattato di messa al bando delle armi nucleari in sede ONU. Per questo abbiamo presentato come Articolo UNO una interpellanza urgente al Governo italiano che chiede conto di una posizione poco chiara e di sostanziale disimpegno sostenuta finora (qui e in allegato). Mentre l’Italia potrebbe dare un contributo significativo per spingere i Paesi detentori di ordigni nucleari ad accedere alla prospettiva di un disarmo concordato.
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