Questo fine settimana ha portato alcune buone notizie. Mi riferisco in primo luogo alla manifestazione sindacale unitaria di sabato a Roma. Una grande partecipazione, purtroppo poco evidenziata dal sistema mediatico. Per molti giornali o trasmissioni televisive fa più notizia la propaganda dei vice-premier che non la mobilitazione di migliaia e migliaia di lavoratori e pensionati che mettono in risalto le condizioni economiche difficili dei ceti più deboli. Anzi, in questo caso, denunciano il rischio serio di un arretramento per tutto il Paese. Del resto sono i dati concreti, i numeri, che parlano di una fase di recessione. Altro che “boom economico” o di un “2019 bellissimo” di cui hanno parlato Di Maio e il premier Conte. E forse è proprio per cercare di nascondere la realtà dei fatti, oltre che un segno di arroganza inaccettabile, che i due capi partito della Lega e del M5S si stanno concentrando in un attacco contro l’autonomia della Banca d’Italia e di altri organi indipendenti di controllo. Cosa che avevamo visto alla fine degli anni settanta pilotata dalla P2 e poi, in una certa misura, anche da Renzi intenzionato a far fuori il Governatore, evidentemente poco in sintonia con i suoi desideri. Tutto ciò segnala i pericoli di una deriva neodecisionista e neoautoritaria che sta dietro all’idea del Governo del leader, con poteri senza contrappesi perché ciò che conta è il consenso plebiscitario.
L’altra notizia che considero, tutto sommato, positiva è il voto nelle elezioni regionali dell’Abruzzo. Non certo per la vittoria del candidato del centrodestra, che comunque era data per molto probabile. Così come le previsioni parlavano di una crescita della Lega. Ma non era invece scontato un recupero significativo del centrosinistra rispetto ai risultati di meno di un anno fa, alle politiche del 4 marzo. Attorno alla candidatura di Legnini si è rimesso in moto un percorso positivo, nel quale tutte le forze della sinistra si sono articolate con la propria autonomia. Non è detto però che il quadro generale, per la sinistra, sia cambiato. C’è ancora molto da capire e da fare. Tuttavia l’arretramento enorme del M5S è un fatto chiaro, che segnala la credibilità dei sondaggi che parlano ormai da tempo di un travaso ampio di voti dai cinquestelle alla Lega. Chissà se queste novità daranno vita ad una nuova discussione sullo stato delle cose in Italia e sul suo futuro. Sarebbe già un passo avanti uscire dalla confusione e dalle profonde ambiguità politiche e sociali che caratterizzano il tempo che stiamo attraversando, pensando soprattutto alla cosiddetta opinione pubblica.
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