Oggi è avvenuto ciò che pensavamo non si ripetesse più. Il Governo ha messo la fiducia sulla legge elettorale, esattamente come nel 2015 sull’Italicum, la legge che accompagnava la revisione della Costituzione e poi bocciata dalla Corte Costituzionale. Al suo insediamento da Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni dichiarò che sulle regole ci voleva l’accordo e lui non avrebbe fatto forzature. Stamani abbiamo letto una dichiarazione del capogruppo del PD, Ettore Rosato, nella quale avvertiva che la maggioranza chiedeva al Governo di mettere la fiducia, intendendo per maggioranza il PD e AP, ovvero Renzi e Alfano. E nel pomeriggio è arrivata puntualmente la richiesta, nonostante da diverse parti si ammonisse sulla gravità della forzatura.
Si tratta di una nuova, pesante, ferita al ruolo del Parlamento e al funzionamento della democrazia. Il gruppo parlamentare di ArticoloUNO-Mdp ha deciso all’unanimità, compresi i deputati di Campo Progressista, di assumere una posizione chiara e netta: voteremo no alla fiducia e alla legge. Un voto che significa anche una radicale presa di distanza dalla maggioranza. Si apre oggettivamente una fase di forte tensione e già per domani abbiamo promosso una manifestazione in difesa della democrazia, poiché è evidente che questa forzatura rappresenta uno schiaffo al referendum del 4 dicembre e ai milioni di italiani che hanno votato no a quella riforma che indeboliva la democrazia rappresentativa. Adesso con la forzatura della fiducia si espropria il Parlamento delle sue prerogative e per affermare una normativa elettorale che toglie agli elettori la possibilità di scegliere i candidati. Di fatto il nuovo Parlamento, se passa questa legge, sarà composto all’80% da parlamentari nominati dalle segreterie dei partiti. In un certo senso si ripropongono i termini dello scontro politico che abbiamo vissuto un anno fa nella vicenda referendaria, che evidentemente non ha insegnato nulla.
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