Con la nomina dei vice ministri e dei sottosegretari parte l’avventura del nuovo Governo. Sarà una battaglia continua con l’opposizione di destra determinata a cercare ogni modo per arrivare alle elezioni anticipate. Salvini e i suoi sono usciti scornati dalla vicenda della crisi, ma per adesso il vento del populismo di destra, che cavalca qualunquismo e antipolitica, non si è attenuato. Il rischio di un forte ritorno, nel caso di una situazione politica e di Governo che non si stabilizzi, è molto concreto. Per questo è necessario al punto in cui siamo che la nuova maggioranza parlamentare regga il confronto e permetta al Governo di durare e di realizzare alcuni provvedimenti capaci di parlare al malessere sociale presente nel Paese, dato che è su quel malessere che agiscono i nazionalpopulisti. Certamente i passaggi politici che hanno portato al cambiamento di maggioranza e alla formazione del Conte 2 non hanno creato un grande entusiasmo a sinistra. Il tema è stato quello di fare il possibile per arginare il pericolo dei “pieni poteri” chiesti da Salvini, certificati dal voto anticipato. È fin qui è andata bene. Ma la pagina nuova è tutta da scrivere e le difficoltà, come le insidie, sono tante. Non solo per le ambiguità che ancora si vedono nel M5S e nel loro capo Di Maio, ma anche in casa PD permangono fattori di incertezza che certamente non rassicurano. L’insistenza delle voci sulle manovre di Renzi e dei suoi, al di là dell’ipocrita negazione dell’esistenza della corrente fatta più volte dallo stesso Renzi, la dice lunga sui pericoli della navigazione. Tuttavia per la sinistra, per quelle forze e quegli elettori che pensano ci sia la necessità di una sinistra che recuperi credibilità e consensi, la sfida non può fermarsi nella battaglia per fermare la destra e difendere l’assetto democratico e costituzionale. Non basta sostenere questo Governo. Il cammino per recuperare fiducia e consensi non può prescindere da un progetto capace di indicare una alternativa economica, sociale e culturale per il futuro del Paese e dell’Europa. Basta pensare che mentre in Italia ci barcameniamo sugli assetti della politica interna nella dimensione internazionale emergono o riemergono con drammatica forza questioni che mettono in discussione i destini del pianeta. Innanzitutto la questione climatica e ambientale, che significa modello di sviluppo, e poi le guerre commerciali che scaricano i costi maggiori sui più poveri, e il rilancio irresponsabile della corsa agli armamenti nucleari. Per questo penso e ripeto che a sinistra ci sia bisogno di qualcosa di nuovo.
Purtroppo negli ultimi giorni, mentre seguivamo le vicende nazionali, nella nostra realtà sono venute a mancare due persone care a tanti di noi, e ciò mi ha addolorato e rattristato. Ci ha lasciato prematuramente Paolo Carrozza, docente e avvocato di straordinaria capacità. Sempre impegnato sui temi del costituzionalismo e della cultura giuridica amministrativa. Di questo suo profilo, e di quello umano, hanno parlato molte testimonianze nella cerimonia di saluto alla Scuola Sant’Anna. Meno si è parlato della sua esperienza politica amministrativa al Governo della città. Paolo è stato vicesindaco di Pisa dal 1994 al 1998 nella Giunta guidata da Piero Floriani. Un periodo non facile, contrastato, ma nel quale furono gettate le basi per investimenti significativi, tra i quali il recupero della Leopolda e di Santa Croce in Fossabanda. Il ruolo di Paolo fu certamente trainante. Sarebbe interessante rimettere insieme un quadro di riflessione su quel periodo e quell’esperienza amministrativa.
L’altro è Natale Simoncini, un uomo che ha dedicato la sua vita all’impegno politico, sindacale e amministrativo in difesa della dignità dei lavoratori, a cominciare da quelli della terra. Fin da ragazzo si batté contro lo sfruttamento della mezzadria, per il miglioramento delle condizioni di vita dei contadini, spesso segnate dalla miseria. Da soldato partecipò alla campagna di Russia e dopo maturò la scelta antifascista. Nel 1944 si iscrisse al Partito comunista. Negli anni che seguirono svolse compiti sempre più impegnativi nelle organizzazioni sindacali dei mezzadri e dei braccianti. Poi Sindaco di Lari e responsabile delle politiche agrarie della Federazione del PCI, e assessore all’agricoltura della Provincia per 20 anni. Un amministratore stimato e apprezzato da tutte le realtà del mondo contadino grazie alla sua capacità di ascoltare e unire. Aiutato da una non Comune carica di simpatia e di autoironia. La molla del suo impegno era la giustizia sociale, accompagnata da una grande moralità, che ha portato anche nel lavoro politico, nel partito. In coerenza con il valore dell’unità, nella sinistra e nel mondo del lavoro, che alimentava il “senso del partito”, ha condivido, pur con proprie considerazioni critiche, tutti i passaggi della evoluzione politica e dei cambiamenti dal PCI al PD. Salvo poi una presa di distanza netta dal renzismo, ma, in una certa misura, recuperata nelle primarie che hanno eletto Zingaretti. Fino all’ultimo non ha perso la passione politica e chiedeva di continuo informazioni sulla necessità di fermare e contrastare il fascismo di ritorno che vedeva nelle posizioni di Salvini e della destra italiana. Ecco, Natale è stata una persona e un compagno che ha speso bene la sua vita, al servizio dei lavoratori e dei più deboli, con un rapporto solido e bello con la sua famiglia, che pure ha sofferto per non pochi periodi di sua assenza dovuti al lavoro sindacale e politico. Di storie così, oggi, ormai, se ne contano ben poche.
A entrambi, Paolo e Natale, un grande grazie per ciò che ci hanno dato e insegnato e che cercheremo di non dimenticare.
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