Domani sera, venerdì, insieme a Maria Grazia Gatti, spiegheremo in un incontro pubblico le ragioni della nostra uscita dal PD. Nella sostanza lo abbiamo già fatto attraverso post e comunicati. Non ci ritorno sopra adesso perché avremo modo di approfondire e anche rispondere alle domande nell’incontro alla Leopolda.
Aggiungo solo che dopo giorni tormentati adesso ci si sente un po’ alleggeriti, anche guardando alle prime avvisaglie del congresso del PD. Basta leggere i giornali di questi giorni, con le notizie dubbiose sul tesseramento in alcune parti del Paese e con la potenziale degenerazione della logica dei pacchetti delle tessere che ha preso piede da tante parti. Quando la tessera non si prende nel circolo ma te la consegnano capifila o capicorrente si entra in un campo difficile da controllare. Ma il punto più rilevante è l’illogica e rischiosa scelta delle primarie aperte a tutti. Se nel 2013 si affermarono come un fatto di apertura, che funzionò anche come spinta verso il ricambio del gruppo dirigente, attraverso l’elezione di un segretario “rottamatore”, oggi, paradossalmente, possono diventare lo strumento di raccolta del sentimento antirenziano. Leggo le dichiarazioni folli di Emiliano e mi chiedo: ma com’è possibile che in un partito si possa chiamare a raccolta gli esterni, gli avversari, per “cacciare” il segretario di quel partito? Detta così emerge tutta l’assurdità di questa regola, ma è il rovescio politico della medaglia usata in precedenza. Eppure in tanti avevamo posto da tempo il tema del cambiamento delle regole del PD, ma purtroppo con scarso ascolto e zero successo.
Ma mi fermo subito perché la cosa non mi riguarda più e dal congresso sono totalmente fuori. Sono invece impegnato nei primi passaggi del nuovo soggetto di sinistra, denominato, per ora, “Articolo 1 – Movimento democratici e progressisti”. L’articolo è quello della Costituzione: siamo o dovremmo essere una Repubblica fondata sul lavoro. Ieri si sono costituiti formalmente i nuovi gruppi parlamentari alla Camera e al Senato e, come Collegio dei Questori, siamo stati chiamati a affrontare e risolvere i nuovi problemi connessi alla conseguente riorganizzazione dei gruppi, in termini di spazi e di logistica, in Aula e negli uffici. Si tratta di operazioni non semplici, anche perché in casi di questo genere può sempre venire fuori qualche risentimento di troppo. Ovviamente nel Collegio abbiamo definito anche altre questioni, tra le quali la deliberazione finale sui protocolli d’intesa con il Senato, finalizzati alla realizzazione del ruolo unico dei dipendenti e all’integrazione di molti servizi. Ora saranno i due Uffici di Presidenza a dover assumere le determinazioni conclusive e operative.
Tuttavia sul piano dell’iniziativa politica ho seguito i lavori della prima riunione del mio gruppo, introdotta da Francesco Laforgia. Un avvio in una fase molto complicata. Comunque le questioni più calde che dovremo affrontare subito sono la legge sul fine vita, quella elettorale e i cambiamenti alla normativa sui voucher. Sul fine vita, o testamento biologico, l’Aula della Camera discuterà e voterà a partire dal 13 marzo. Per un confronto nel merito e sullo stato delle cose a livello parlamentare stiamo mettendo insieme un dibattito a Pisa per il pomeriggio del 10 marzo, a cui hanno dato la loro disponibilità Marisa Nicchi, deputata del nuovo gruppo Mdp, Antonietta Farina Coscioni, Presidente dell’Istituto Luca Coscioni, il professor Marcello Buiatti ordinario di biologia e genetica molecolare e il professor Sergio Bartolommei docente di bioetica.
Inoltre voglio ricordare che siamo riusciti finalmente ad organizzare alla Camera la presentazione del libro “Gabbie”, edito da MdS e frutto del progetto di scrittura portato avanti nel carcere Don Bosco. Avverrà il 13 marzo nella Sala Aldo Moro e parteciperanno il Ministro della giustizia Andrea Orlando e il Vicepresidente del CSM Giovanni Legnini, insieme ai curatori, gli educatori e i partecipanti al progetto.
In questa settimana parlamentare è arrivata a conclusione la proposta di legge denominata “Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioniste sanitarie”. Una legge portata avanti da Federico Gelli. Si tratta di un passo avanti significativo in una situazione complessa e spesso non chiara, fonte di molti problemi e contenziosi. Il provvedimento servirà certamente a dare maggiori certezze per gli utenti e per gli operatori. Penso sia un buon risultato. Tuttavia dobbiamo continuare a tenere alzate le antenne sul rischio di un progressivo indebolimento del sistema sanitario pubblico a vantaggio di quello privato. Le cifre che si leggono sulle tendenze della spesa sanitaria, che segnalano una forte crescita di quella privata, ovvero della spesa dei cittadini/utenti, inducono a fare il punto, con una riflessione approfondita sul futuro della sanità pubblica, che attraversa un momento caratterizzato da molti interrogativi.