Oggi, 4 novembre, giorno di celebrazioni e di vigilia per le elezioni siciliane. Si chiude una settimana interlocutoria sul piano politico ma poco chiara, per non dire preoccupante, su alcune significative vicende. Mi riferisco in primo luogo al comportamento doppio, chiaramente contraddittorio, del M5S in ordine ai casi di indagine giudiziaria che hanno chiamato in causa dei loro esponenti. I grillini ci hanno abituati ad attaccare a testa bassa chiunque fosse interessato avvisi garanzia, con toni molto forti e proiettati nello scandalismo, ma quando tocca a loro la musica cambia, e allora si ricorre al garantismo. Due pesi e due misure che dimostrano un senso etico e morale assai discutibile. Poi i casi di Rai-Milena Gabanelli e quello di Giulio Regeni. Nel primo è evidente l’arroganza di una azienda pubblica sempre più sottomessa alla maggioranza politica e ligia a seguire le indicazioni del potere sacrificando il ruolo del servizio pubblico. Questo anche a scapito degli interessi aziendali, venendo meno programmi e professionalità che avevano assicurato alla Rai importanti risultati sul piano degli ascolti e della competizione con altre reti. Nel secondo, dopo che il nostro Governo ha scelto di salvaguardare innanzitutto i buoni rapporti con quello egiziano di Al Sisi, stiamo assistendo ad uno spostamento dell’asse di attenzione nella ricerca della verità sull’assassinio di Giulio Regeni verso i suoi rapporti con l’Università di Cambridge, come se i responsabili del suo sequestro, delle torture e dell’uccisione si trovino non in Egitto ma da qualche altra parte. Certamente è giusto approfondire le indagini per capire se ci sono state sottovalutazioni, imprudenze o eccessi nelle indicazioni della ricerca che gli era stata affidata da Cambridge, ma ciò non può attenuare o sviare ciò che risulta evidente fin dal primo momento e cioè che l’azione omicida è stata perpetrata dai servizi polizieschi egiziani, segreti o non che siano, e che un fatto di questo genere non può avvenire all’insaputa dei vertici del potere dello Stato. Oggi bisogna pensare che se fosse stata l’opera autonoma di un gruppo o di una sezione dei servizi in qualche modo deviata, l’interesse del Governo egiziano sarebbe stato certamente quello di smascherare e denunciare i responsabili dell’uccisione di Regeni e di agire quindi per arrivare alla verità. Ma questo non è avvenuto. In questo senso è difficile non provare delusione e amarezza per il modo con cui il Governo del nostro Paese ha fatto prevalere gli interessi di Stato su quelli della verità, perché questo è il significato della revoca del ritiro del nostro ambasciatore e del suo reinsediamento in Egitto. Adesso tutto questo darsi da fare, in particolare nei Tg, per mettere fra le notizie più importanti la questione dei dubbi sul ruolo di Cambridge finisce per provocare una sensazione spiacevole, come se si cercasse un motivo per sfuggire alle proprie responsabilità. Ciò ci porta sul terreno delle tante ipocrisie che spesso attraversano i comportamenti politici. Basta pensare a temi come quello dello ius soli o del testamento biologico, sui quali la grande maggioranza si esprime con l’afflato di chi li considera un diritto assolutamente da riconoscere ma poi, di fronte alle convenienze politiche, si evita accuratamente di agire per arrivare in fondo ad un processo legislativo in dirittura di arrivo.
Comunque tra poche ore avremo modo di ragionare e discutere sul voto siciliano, per capire se è un voto solo regionale o se contiene anche indicazioni utili per capire il clima politico nazionale. Una certa attesa c’è anche a sinistra, per comprendere meglio le potenzialità di una lista unitaria e definire le prossime scadenze. Tuttavia una serie di segnali ci dicono che la strada che abbiamo preso, quella di provare a costruire un nuovo soggetto politico della sinistra in grado di rappresentare la domanda di cambiamento e di gettare le basi per un nuovo centrosinistra, trova importanti riscontri. Dopo l’uscita dal PD annunciata da Pietro Grasso, è arrivata anche quella di Antonio Bassolino, e di molti altri nei territori. Tutto questo ci deve impegnare ancora di più per far conoscere e sostenere il progetto che abbiamo messo in movimento.