Si torna a Roma dopo un fine settimana pieno di iniziative politiche. La prima, venerdì, con il dibattito sulla legge elettorale. Grande partecipazione e un confronto davvero interessante tra i costituzionalisti (Emanuele Rossi, Andrea Pertici, Rolando Tarchi) e il deputati Alfredo D’Attorre. La valutazione e il giudizio sul testo della legge sono stati radicalmente critici, sia sul piano politico che su quello tecnico. Ne è uscita la necessità di fare tutto il possibile per cercare di fermare la legge al Senato, anche se il compito appare assai difficile. Poi, domenica, la conclusione a Pisa del seminario promosso dal gruppo parlamentare europeo di Articolo UNO che ha visto la partecipazione di 300 giovani provenienti da tutta Italia, con gli interventi di Arturo Sotto, Enrico Rossi e Roberto Speranza. E ieri, lunedì, il dibattito sulla legge di bilancio. Purtroppo è mancata la presenza di Francesco Laforgia, costretto a rimanere a Roma per impegni imprevisti, ma gli interventi di Serena Sorrentino e del Prof. Dosi sono stati di grande qualità e hanno “coinvolto” i non pochi presenti. Si conferma così l’impegno che abbiamo annunciato in occasione dell’apertura della sede di via San Martino e della sala incontri intitolata a Alex Langer. Quello cioè di provare a riattivare canali di confronto sui problemi del Paese mettendo a disposizione spazi per discutere di politica aperti a tutti.
Contestualmente a queste cose pisane a livello nazionale c’è stata la cerimonia per festeggiare i dieci anni del PD. Una cerimonia monca, senza la partecipazione di diversi, autorevoli, fondatori. Non mi riferisco a coloro che hanno deciso di dar vita ad una altro soggetto politico come Bersani, Epifani, D’Alema e altri. Soprattutto non c’erano Prodi, Letta, Rutelli, Parisi, Bindi, Orlando, Cuperlo e parecchi altri ancora. Guardando attentamente l’elenco dei fondatori originari del PD si vede che in questi ultimi anni sono davvero tanti quelli che hanno deciso di uscire dal partito. È incredibile che su questo aspetto non si sia mai voluto aprire un minimo di riflessione e invece si alimenti la definizione di “traditori” proprio verso quei dirigenti che hanno fatto di tutto per segnalare, a tempo debito, i rischi che correva il PD con il suo spostamento su posizioni centriste. Pensiamo a Speranza, che si dimise da capogruppo alla Camera proprio per il dissenso sulla scelta di mettere la fiducia sull’Italicum, che secondo i renziani ci avrebbero copiato negli altri Paesi e invece è stato bocciato dalla Consulta. Adesso, con la nuova forzatura sulla legge elettorale, si ripete la stessa sceneggiatura pensando di prendersi una rivincita sull’esito del referendum del 4 dicembre. Una sorta di schiaffo ai 20 milioni di cittadini i che hanno votato No meno di un anno fa. Del resto Renzi a riproposto nei sui interventi di questi giorni, con panni diversi, lo stesso schema: il PD come “argine ai populismi” di oggi, è uguale alla riforma costituzionale come “necessità assoluta per fermare i barbari e la dissoluzione che avrebbe travolto il Paese”. Il tutto condito con la sua investitura permanente alla guida del Governo.
Purtroppo su queste basi, sotto l’agitazione della paura che vinca la destra, peraltro fortemente agevolata proprio da questa legge elettorale, ci sono ancora tanti che nel PD pensano alla possibilità di recuperare rapporti e consensi a sinistra. Io penso di no. Penso che il bacino enorme di elettori di sinistra, delusi dalle politiche del PD di Renzi, che nelle elezioni amministrative degli ultimi due anni hanno scelto la strada del non voto, non troverà nessuna nuova motivazione in questi appelli al voto utile e, nel migliore dei casi, resterà a casa. E senza quei voti non esiste la possibilità di un centrosinistra credibile e competitivo. Per questo occorre un nuovo centrosinistra costruito su basi politiche e programmatiche diverse. In questo contesto allora diventa importante e decisivo il tentativo di dar vita ad un nuovo soggetto politico della sinistra che sia in grado di dialogare e recuperare in quel bacino di delusi. Delusi che, mentre stanno a casa per le elezioni comunali o regionali, vanno di corsa a votare al referendum del 4 dicembre. Ecco, se noi riusciamo in questo progetto, a partire dalla costruzione di una lista unitaria della sinistra per le elezioni, faremo innanzitutto un grande servizio al centrosinistra. Alla ricostruzione del centrosinistra. Perché senza questa sinistra resta solo il centrismo di Renzi e di Alfano, seppure con la benedizione, voluta o no, di Scalfari e Veltroni.
Oggi, nel gruppo, faremo il punto anche sulla situazione politica alla luce dei passaggi legislativi in atto (legge elettorale al Senato e legge di bilancio) e ne parleremo anche qui nelle prossime ore. Intanto allego una piccola galleria di foto sulle iniziative di questi giorni.