Non so dire perché nelle ultime settimane ogni volta che mi sono posto il compito di scrivere qualcosa alla fine ne ho fatto di niente. Forse è il caldo con cui siamo entrati in questo mese di luglio, peraltro attraversato da diversi fenomeni climatici che ci richiamano al tema del cambiamento climatico, anche se non mancano coloro che si ostinano a dire che si tratta di eventi eccezionali ma normali. Come nei casi delle trombe d’aria che si moltiplicano, da noi, in Italia e anche in Grecia come ieri l’altro. Proprio stamani ho letto di uno studio che argomenta come nel 2050 la temperatura in tutta Europa si alzerà in media almeno di 3,5 gradi d’estate e di 4,7 in inverno.
Ma in fondo credo che a generare in me una certa apatia ci sia più il contesto politico che non le giuste preoccupazioni per la questione del clima, che è comunque fondamentale per il futuro del pianeta. Eppure di cose da commentare, anche sul piano locale, c’è ne sono state. Dalla bella manifestazione del Toscana Pride di sabato scorso a Pisa, alla furbata della variante proposta dalla Giunta di Pisa per impedire la realizzazione della moschea, fino al cambio nella guida dell’Area Cnr di Pisa (circa 1.300 persone tra dipendenti e ricercatori) con l’avvicendamento fra Mimmo Laforenza, andato in pensione, e Giorgio Iervasi (al quale rinnovo gli auguri di buon lavoro). Nell’occasione tanti sono stati gli apprezzamenti, meritati, per il lavoro svolto da Laforenza. Eppure – questo mi è tornato in mente – quando, poco più di anno fa, venne fuori l’ipotesi di una sua candidatura a Sindaco della città, ci furono diversi esponenti del PD che si misero di traverso sostenendo che non era abbastanza conosciuto e che era meglio la strada della continuità. Infatti poi ha vinto il “conosciutissimo” Michele Conti. Ma lasciamo perdere….. Comunque la cosa che scoraggia di più, per quanto mi riguarda, è la constatazione che dopo un anno di governo Lega-M5S il consenso della maggioranza gialloverde è aumentato, anche se con uno spostamento consistente a destra. Il populismo forcaiolo di Salvini ha fatto breccia in quello grillino di Di Maio, che è rimasto prigioniero dell’ambiguità e della demagogia con cui cinquestelle avevano costruito la loro immagine. E oggi la partita in Italia è nelle mani della destra. Meno in Europa, ma anche lì le prospettive non si presentano come rosee.
Il problema di fondo resta quello di costruire una alternativa credibile sia verso le destre che verso le politiche sostanzialmente liberiste che hanno governato l’Europa nell’ultimo decennio. È questo il nodo che hanno davanti le forze che si richiamano ai valori democratici, progressisti e di sinistra, in tutto il continente. E da noi si presenta in modo certamente più accentuato. Ma al di là dei ragionamenti sulla politica resta il fatto di una grande parte di italiani è ammaliata da Salvini. Mettiamo pure nel conto che storicamente si dice che negli italiani c’è una certa propensione al trasformismo, che sono portati a innamorarsi dei capi dal piglio decisionista, che in fase di crisi e di malessere sociale vanno a cercare protezione e sicurezza sotto l’ala di chi gli indica un nemico da combattere. Però, però, però …
Dopo un anno di governo è evidente che siamo nelle mani di due imbroglioni, Salvini e Di Maio, che tengono il Paese appeso alla demagogia e alla campagna elettorale permanente. I dati parlano chiaro: la crescita non c’è e l’Italia è il fanalino di coda in Europa. Non c’è lavoro nuovo e qualificato. Non c’è un piano di investimenti finalizzato a creare sviluppo e lavoro. I giovani che hanno studiato e si sono formati a spese dello Stato italiano stanno emigrando in altri Paesi per trovare un’occupazione accettabile. Tutti questo mentre, con il concorso dei media, si mette al centro di tutto la guerra alle ONG sugli sbarchi degli immigrati raccolti e salvati in mare, e si propongono nuove e inutili norme finalizzate solo ad aizzare gli animi dell’intolleranza e dell’odio. A chiunque si documenti un po’ risulta chiaro il tasso altissimo di bugie che viene veicolato dai propagandisti del Governo e di Salvini in particolare. Ma purtroppo, nell’epoca dei social, ciò che domina non è certamente la ricerca della ragione, come facoltà di pensare e di discernere. Basta pensare alla vicenda di queste ultime ore, quella sui presunti finanziamenti della Russia alla Lega trattati da tal Savoini da sempre frequentatore e consulente del gruppo dirigente leghista. Di fronte a questa ipotesi, grave, Salvini prima dice che querelerà chi ne parla (L’Espresso) ma poi non ne fa niente, poi sostiene che Savoini non era nelle delegazioni e quasi non lo conosce, e poi appaiono le foto che smentiscono clamorosamente queste affermazioni, e infine, anziché denunciare e espellere Savoini, come si dovrebbe fare nei confronti di un intruso millantatore, oggi risponde ai giornalisti dicendo più o meno “io che c’entro, sentite lui”. Che dire: più imbroglione di così è difficile. Però, però, però …