Mentre continua il ridicolo balletto del premier Giuseppe Conte, inviato a Bruxelles dai due vice, Salvini e Di Maio, con un mandato ambiguo e senza potere di decisione, nel contesto politico italiano ci si chiede quando la Lega, in forte crescita di consensi, deciderà di passare all’incasso elettorale. Se ora, con il voto in autunno o la prossima primavera. Salvini deve solo valutare quando è il momento più conveniente, cercando di scaricare la colpa del voto anticipato in parte sull’Europa e in parte sul M5S. Infatti le chiavi del Governo e della situazione politica sono pienamente nelle sue mani. Di Maio e i cinquestelle sono finiti in un vicolo cieco, senza vie di uscita. Non si sono resi conto, con le scelte politiche che hanno fatto, di entrare in una profonda contraddizione con le attese di cambiamento che avevano suscitato, e ora il suo bacino elettorale si va rapidamente restringendo, alimentando l’astensione e anche i consensi verso la Lega di Salvini. Dei vecchi e “saldi principi” rimane ben poca traccia nei discorsi di Di Maio e Di Battista. Ormai, a mio parere, sono in caduta libera. Il punto allora è capire perché quasi niente di quella caduta si orienta verso sinistra. Lo abbiamo visto chiaramente nel voto europeo del 26 maggio e anche sul voto amministrativo qualche riflessione va fatta. La credibilità del M5S sul piano del governo locale ha subito dei colpi indiscutibili, ma non è detto, se guardiamo ai numeri assoluti, che i vecchi elettori dei cinquestelle siano tornati a votare in massa per il centrosinistra. Nemmeno a Livorno.
L’altra questione su cui le forze di sinistra e il PD devono riflettere è l’analisi dei flussi elettorali che sul piano sociale indicano la crescita enorme dei consensi di Salvini fra i lavoratori, i ceti produttivi e anche fra le persone socialmente più deboli e meno protette. Alla luce di queste considerazioni il dibattito che si va sviluppando nel PD appare lontano dalla realtà, poco comprensibile e anche fuorviante. Le uscite tipo Calenda, che pone il problema di ricostruire un centrosinistra tipo Ulivo, con il PD che fa la sinistra è un nuovo soggetto politico di centro che dovrebbe nascere “autorizzato” da Zingaretti, non si capisce proprio dove possa approdare. Dall’altro lato si mette l’accento sull’unità del PD e sulla ricerca di un processo unitario più ampio, avvenuto nelle europee, come fattore di rilancio. Come se la causa delle difficoltà del centrosinistra e dello spostamento elettorale a destra stia nelle divisioni e nelle litigiosità della sinistra. Non è così. Non è questo il problema principale. Il nodo sta nei contenuti delle scelte politiche e nel messaggio che si manda al Paese e, soprattutto, al mondo sociale che vuoi rappresentare. Ancora oggi c’è chi si cimenta con l’idea che “si guarda troppo a sinistra e poco al centro”. Lo ha fatto Simona Bonafè in una intervista a La Stampa, anche se il recupero elettorale del PD dal 18 al 22% è dovuto in grandissima parte a elettori di sinistra che hanno votato con il proposito primario arginare l’avanzata della destra. Era così anche due anni fa, quando di fronte ai segnali di una evidente caduta di credibilità del PD verso i ceti popolari un gruppo di parlamentari decise, a fronte di una totale inagibilità del confronto interno, di uscire dal Partito Democratico. Ma quelle voci critiche furono inascoltate, subito rimosse e bollate come lesive dell’unità del partito. Ma il problema non era nell’unità o nella litigiosità, era nel cercare di capire cosa stava avvenendo nella società. Ecco che allora, tornando al punto, la questione è la seguente: come è possibile riaprire i canali di comunicazione e di consenso con quella parte dei ceti popolari che ha abbandonato la sinistra e il PD perché non si è più sentita rappresentata da loro? Io credo che per farlo occorra un fatto nuovo, una svolta vera, visibile, forte. Altrimenti è difficile che chi abbandona una casa perché non la sente più sua ci torni, più o meno, alle stesse condizioni di prima. In tal senso, proprio per la volatilità del voto che si è affermata negli ultimi anni è fondamentale caratterizzare in modo innovativo l’offerta politica ed elettorale.
Questo è il nodo e credo che sia utile un approfondimento anche sul piano degli orientamenti elettorali. Per questo un’occasione interessante è data dall’incontro con Antonio Floridia promosso per lunedì dallo Spazio Alex Langer.