Sono giorno segnati, per me, da una profonda tristezza. Lunedì scorso ci ha lasciato Salvatore Senese e oggi è prevista la cremazione. A Prato, dove risiedeva da pochi mesi vicino a sua figlia, per affrontare meglio i guai di salute che lo avevano aggredito nell’ultimo anno. Salvatore Senese è stato un magistrato di eccezionale valore, fondatore di Magistratura Democratica e straordinario giudice in materia di diritti del lavoro. Luigi Ferrajoli ha scritto che per la sua “statura morale e intellettuale è stato forse la figura di magistrato più rilevante di quest’ultimo mezzo secolo”, e lo ha spiegato dettagliatamente in un nell’articolo sul Manifesto. Ma Salvatore ha svolto anche per un decennio la funzione di Parlamentare della Repubblica. Eletto per la prima volta nel 1992 con il PDS, accettò la candidatura dopo una lungo confronto e una non meno lunga meditazione. Era un uomo di sinistra, saldamente ancorato ai valori della libertà, della democrazia e ai principi costituzionali, ma prima di lasciare il suo lavoro di magistrato ci penso’ molto perché al suo mestiere teneva davvero tanto. Da Parlamentare (Deputato e poi Senatore) ha dato un contributo qualificato al lavoro legislativo in diverse materie e ha fatto parte della commissione bicamerale in materia di riforme delle istituzioni. Con lui ci legava un rapporto di amicizia che andava oltre i compiti e gli impegni della politica. Accettava molto volentieri di impegnare le sue serate pisane, quelle disponibili quando rientrava da Roma, in riunioni e assemblee di partito o di associazioni per discutere di politica e del Paese. Seguiva con particolare attenzione anche le vicende internazionali, soprattutto quando si trattava di difendere i valori della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e i diritti dei popoli, portando il suo contributo con costanza alla Fondazione Lelio Basso. Indubbiamente ha svolto bene anche il ruolo di rappresentante del popolo in Parlamento come lo ha fatto da magistrato. Gli dobbiamo molto e ci mancherà molto. Con lui, già in pensione negli ultimi anni, ci siamo visti ogni tanto fuori dal campo delle iniziative politiche, ma ogni volta veniva fuori la passione di parlare e di discutere dei problemi della politica, intesa come i problemi delle persone e delle loro aspettative. Colpiva la sua curiosità insieme ad una non comune capacità di ascolto. Da lui ho imparato davvero tanto, soprattutto a non scambiare il dubbio come una specie di debolezza e la cultura critica il come risultato di un approfondimento costante. Cose che, per un autodidatta come me, non sono facili da incontrare.
Detto questo dovrei scrivere nel Punto le mie valutazioni sulla situazione politica del momento ma è meglio farlo un un altro momento. Grazie Salvatore.