Innanzitutto solidarietà a Punto Radio di Cascina per le lettere minatorie ricevute questi giorni e i continui attacchi volti a limitare la libertà di informazione, e poi passiamo ad alcune considerazioni di carattere nazionale e locale. Mercoledì sono tornato alla Camera per sbrigare alcune pratiche personali. Ovviamente ho incrociato molto personale con cui ho collaborato per cinque anni da Questore e ci siamo scambiati saluti e impressioni. Il lavoro del nuovo Parlamento è ancora ai primi vagiti. Si registra un ritardo notevole e nelle prime riunioni delle commissioni emerge la forte impreparazione dei nuovi arrivati, insieme ad un atteggiamento di marcata mancanza di autonomia. Ci si affida interamente alle indicazioni dei capi. Il timore è che il ruolo del Parlamento come sede di elaborazione e di confronto legislativo si comprima ulteriormente. Ma non resta che attendere e vedere cosa accadrà nei prossimi mesi.
Intanto è curioso vedere il mutamento di atteggiamento del M5S. In particolare di una serie di deputati che nella passata legislatura si sono caratterizzati, raccogliendo anche molti procedimenti disciplinari, in una azione di contrapposizione e di boicottaggio sul piano istituzionale e che adesso fanno esattamente l’opposto, e da quello che risulta sono stati protagonisti di una lotta sfacciata per accaparrarsi poltrone nelle strutture di comando delle commissioni. Anche sul moralismo non si sono fatti molti scrupoli nel passare dal proclamato rigore alla più ampia elasticità. Miracoli del potere. Pensate un po’ su una vicenda come quella della truffa realizzata dalla Lega sul finanziamento pubblico e per la quale la Corte di Cassazione, dopo un lungo percorso giudiziario, ha chiesto il sequestro di 49 milioni, oggi il M5S abbassa i toni che aveva alzato a suo tempo e si posiziona in difesa della Lega di Salvini scaricando la colpa su quella di Bossi. Tra l’altro la giustificazione che lo stesso Salvini ha avallato ha dell’incredibile: prima dice che ormai quei soldi sono stati spesi e non si possono restituire e poi grida alla presunta aggressione antidemocratica della Cassazione. Comunque un anno fa il M5S su questa storia gridava allo scandalo mentre ora si limita a dire che le sentenze si rispettano.
Stupisce che su queste vicende, e sulle varie piroette connesse, il sistema mediatico si muova con molta ritrosia ed eviti accuratamente di far emergere il problema nella sua portata al contrario di quanto ha fatto con altre storie. Anche qui: miracoli del potere. E allora vai, tutta l’attenzione buttiamola sui migranti! Ore e ore di TV per chiacchierare sui rifugiati, se sono tali o meno, come se ci fosse davvero una invasione al solo fine di sollecitare gli egoismi sociali con risposte assai poco umanitarie. E Salvini ci sguazza.
Tutto ciò mi riporta ad una domanda che mi sono sentito ripetere più volte dal 4 marzo ad oggi da militanti e elettori storici di sinistra: quella sul perché è stata possibile e dove è nata l’onda di destra che sta sommergendo il Paese. Una domanda a cui giustamente va data una risposta, che ancora non c’è, soprattutto da parte del principale partito del centrosinistra, il PD. Qualcuno ha accennato ad una motivazione che appare ogni giorno più ridicola: quella di dire che ciò che viviamo è frutto delle divisioni della sinistra. Che tra l’altro rimuove il fatto che nelle ragioni delle divisioni c’era anche quella che qualcuno diceva che le cose non andavano bene (le famose riforme renziane) e avrebbero portato acqua al populismo di destra.
Tuttavia il tema di fondo sul piano politico, che sta alla base di quella spinta al “cambiamento” che soffia nelle vele del M5S e ancor più della destra, è quello del malessere sociale generato dalla crisi con il peggioramento delle condizioni di vita e l’aumento delle disuguaglianze per tanta parte del Paese. In tale contesto il messaggio della sinistra al governo era quello che tutto andava bene, che eravamo sulla buona strada, che la crisi era passata e gli occupati aumentavano. Ecco, questa è la prima ragione della sconfitta politica. Non la sola ovviamente, ma la principale, su cui si è sviluppato il distacco di una parte grande degli elettori di sinistra. E su questo piano penso che la credibilità del PD non potrà riabilitarsi se in quel partito non viene fatta una analisi seria e spietata su ciò che è avvenuto e non se ne trae l’esigenza di una svolta rinnovatrice. Ma in un certo senso questo riguarda tutta la sinistra. Bersani ha scritto che la sinistra si salva e si rilancia solo se è capace di proporre idee e facce nuove. Bene. Sono d’accordo. Forse ci vorrà un po’ di tempo e anche un dibattito articolato, ma cerchiamo di incominciare presto e con coerenza!
L’altra ragione fondamentale della sconfitta, insieme a quella politica, è quella culturale. Penso sia utile ragionare su questo. Una occasione c’è la fornisce l’intervento dello scrittore Mauro Covacich sul Corriere di qualche giorno fa (30 giugno) dal titolo “Io ero il popolo ora ho scoperto che sono solo”. Racconta un’Italia sempre meno altruista e sempre più egoista. Anzi, “orgogliosamente egoista”. Anche di questo dobbiamo discutere, e capire perché con la sinistra al governo, attraverso quali messaggi di pratiche e valori, in Italia si sia perso il senso della solidarietà e dell’interesse generale e collettivo della comunità. Da quando e perché ci siamo piegati alla cultura della individualizzazione in ogni campo, a cominciare dalla personalizzazione estrema nella politica, e anche Da parte mia credo che ciò abbia a che fare con il pensiero subalterno con cui la sinistra ha affrontato il neoliberismo, sia nelle logiche di assecondamento che in quelle di del ripiegamento minoritario. Però sarebbe una bella discussione da fare. Magari possiamo incominciarla a partire da quell’articolo ne vi propongo di leggere.