Oggi alla Camera si discuterà del Documento di Economia e Finanza. Ci si arriva in un quadro abbastanza confuso e incerto, date le differenziazioni più volte enunciate da Renzi e dai “vertici” del PD verso le scelte di Padoan e del Governo Gentiloni. Tuttavia siamo ben lontani dalla svolta che sarebbe necessaria nella politica economica italiana. Prevale la ricerca delle convenienze politiche migliori nei tempi brevi, e sulla base di queste proseguono i tentativi, seppur nascosti, di anticipare le elezioni politiche anche senza una nuova legge elettorale. Quindi la questione non si esaurirà certamente nel passaggio sul voto del DEF previsto per stasera. Poi, domani mattina, ci sarà la comunicazione del premier Gentiloni sull’Europa e sul vertice internazionale (G7) di Taormina.
Ma l’appuntamento più interessante, per quanto mi riguarda, è l’inaugurazione della mostra dedicata a Gramsci nell’ottantesimo della sua morte. Si aprirà domani, 27 aprile, alla Camera con il titolo “Gramsci. I quaderni e i libri del carcere”. Sarà presente anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ho seguito la preparazione di questo evento come Questore sul piano logistico e realizzativo e spero vada tutto bene. Ovviamente l’impostazione e la progettazione culturale l’ha curata l’Istituto Gramsci. Sicuramente l’esposizione degli originali dei Quaderni del Carcere e dei libri su cui Gramsci studiava è un fatto che desta grande interesse. Oggi c’è una pagina dedicata alla mostra su La Nazione.
Dalle celebrazioni di ieri, festa della Liberazione, che hanno visto una certa ripresa di partecipazione, ricavo l’immagine più interessante per me nelle foto della manifestazione di Milano, dove ha “esordito” la presenza di Articolo UNO con le proprie bandiere e gli esponenti più significativi. Ed è positivo che ciò sia avvenuto insieme, dietro allo stesso striscione, con Giuliano Pisapia e Campo progressista. Un bel segnale.
Quanto alla elezioni francesi penso che una riflessione politica seria vada fatta con prudenza, o meglio evitando le semplificazioni e cercando di capire le diverse interpretazioni a cui si prestano, anche molto lontane far loro. Su un punto però c’è, giustamente, una larga condivisione: il sospiro di sollievo per un risultato che ha ridimensionato il rischio della vittoria di Marine Le Pen. Non che le cose siano già fatte, ma certamente adesso le probabilità per una vittoria della estrema destra sono minori perché la tenuta antifascista del popolo francese è ancora alta e ha portato molti elettori a scegliere subito la candidatura di Macron proprio per segnalare quel discrimine. Sul resto della lettura politica di quel voto ci sono cose evidenti e altre contraddittorie. È evidente che anche in Francia, come negli altri Paesi europei, spira un vento ostile ai partiti, antisistema, che si nutre del malessere sociale prodotto dalla crisi e dalla caduta di attrazione dell’Unione Europea, che chiede un cambiamento radicale rispetto al vecchio assetto politico. Forse la novità Macron ha beneficiato anche di questo. Comunque un ragionamento più articolato sarà possibile dopo le elezioni di giugno, in cui si misureranno davvero i mutamenti nel sistema politico francese, a partire dal tracollo registrato dal Partito Socialista nel primo turno, intanto è prioritario e fondamentale battere la Le Pen nel ballottaggio, e con lei una deriva anti europea che sarebbe devastante.