Oggi ripartono tutte le attività produttive bloccate dai decreti sul c ovid-19. Sono più di quattro milioni le persone che tornano al lavoro, oltre quelle che non hanno mai cessato di lavorare, ma probabilmente coloro che usciranno di casa e si muoveranno per diverse ragioni sono molti di più. Ci sono regole da rispettare e speriamo che ciò avvenga. Nelle prossime due o tre settimane avremo la verifica sulla tenuta dei provvedimenti, ovvero sul contenimento effettivo del contagio, come condizione per guardare con più speranza all’uscita dall’emergenza. Attendiamo con pazienza e responsabilità, come abbiamo fatto finora. Negli ultimi due giorni, approfittando degli spazi concessi dall’ordinanza regionale, ho fatto alcune girate in città, a piedi e in bici. Ovviamente mantenendo le distanze ma senza rinunciare allo scambio di saluti e battute con qualche amico incontrato per strada. Inevitabilmente il tema è sempre lo stesso: come va? Tutto bene? Quando ne usciremo? Ma non mancano, talvolta, anche commenti politici e molti interrogativi sull’efficacia del Governo, come sulla evidente animosità e pochezza delle opposizioni.
Un paio di amici e compagni in particolare mi hanno fatto notare la posizione malevola e strumentale di Matteo Renzi, peraltro sostenuta da un delirio egocentrico che appare insopportabile. Cosa, questa, che emerge anche dai sondaggi, che evidentemente segnalano una certa diffidenza verso quell’aria da “bullo” che lo caratterizza nella sua contrapposizione a Conte. Devo dire che su questo piano niente mi sorprende, visto che ho combattuto la sua segreteria nel PD fin dal suo avvento e il mio giudizio sulle sue “qualità” politiche è sempre stato negativo. Semmai certe domande se le devono porre coloro che a Renzi hanno dato un credito smisurato, rinunciando ad ogni minima riflessione critica. Tuttavia confesso che anche se non ho una particolare simpatia per il premier Conte, l’idea di vedere Renzi, Salvini e Di Maio che tutti i santi giorni si rodono il fegato per la tenuta del Governo nei sondaggi e soprattutto per il gradimento che riscuote Conte, mi dà un certo piacere.
Penso comunque che al di là delle misure, delle azioni e dei comportamenti, che sperabilmente ci debbano portare fuori dall’emergenza del contagio, e darci in tempi accettabili il vaccino per debellare il Covid-19, il tema che dovremmo affrontare con più attenzione è quello del dopo. L’attesa verso un ritorno alla normalità, intesa come la situazione precedente alla pandemia, è illusoria e fuorviante perché muove dall’idea che non c’è nessun rapporto fra il virus, o i possibili virus, e il modello di sviluppo, ad alta intensità di consumazione delle risorse naturali, attualmente in vigore. E ciò chiama in causa la realtà dei rapporti di produzione e di consumo nel mondo attuale, e con essi la creazione e la distribuzione della ricchezza di una assetto capitalistico subordinato e dominato dalle ragioni e dagli interessi della finanzia e della rendita.
Giustamente molti analisti e commentatori mettono in evidenza che dalla crisi del coronavirus ne usciremo impoveriti, anche se bisogna ricordare che la crisi non è mai uguale per tutti. Sicuramente molti settori della società si troveranno in condizioni difficili, inimmaginabili fini a pochi mesi fa, ma ciò non farà sparire le diseguaglianze che già c’erano e chiedevano un riequilibrio sociale, un’attenzione al problema dell’equità, assai poco considerato nel dibattito pubblico e nel sistema mediatico. È più probabile invece che se non si cambiano gli indirizzi di fondo le diseguaglianze tenderanno a crescere e una minoranza ristretta della popolazione diventerà ancora più ricca a danno di una grande maggioranza che sarà ancora più povera.
Se questa è solo una ipotesi plausibile allora il tema della ripresa, del ruolo e dei compiti dell’Europa, del dove e come indirizzare le risorse del nuovo indebitamento, diventa centrale per il confronto politico. In particolare per le forze che si definiscono riformatrici e hanno l’ambizione di battersi per una società più giusta, guardando soprattutto al futuro delle nuove generazioni e del pianeta che le dovrà ospitare. Ma pensare che la ripresa è soltanto dare ossigeno alle imprese e al sistema economico e sociale così come lo abbiamo conosciuto fino ad adesso è un errore che possiamo pagare salatamente nei prossimi anni. Una lettura che consiglio è l’intervista di Joseph Stiglitz a Robinson di questa settimana. Merita l’acquisto (0.50€), prendetelo all’edicola.