La situazione politica italiana si sta muovendo sempre di più verso un contesto paradossale: mentre tutti gli indici economici ci dicono che siamo in recessione e che le prospettive di crescita sono praticamente azzerate, dunque le opportunità di lavoro si riducono ulteriormente e le diseguaglianze crescono. L’azione e il dibattito dei protagonisti della politica italiana sono totalmente incentrati sulla prossima competizione elettorale europea. La caccia ai voti sopravanza decisamente ogni ragionamento sull’interesse generale del Paese e dei suoi cittadini. Da giorni e giorni l’Italia è bloccata sulla vicenda della Tav e addirittura nelle ultime ore si parla di una possibile crisi di Governo. La mia impressione è che Salvini sia riuscito a mettere in scacco il M5S, come dimostra la erosione di consensi avvenuta nelle elezioni regionali in Abruzzo e in Sardegna. Di Maio e i Cinque stelle stanno pagando un prezzo assai alto nel passaggio fra la demagogia antisistema che li ha caratterizzati in questi anni e l’assunzione della responsabilità di governo, interpretata come realizzazione e gestione del potere in base alle proprie convenienze. La loro “identità del cambiamento” si sta appannando a tutto vantaggio del “decisionismo” di Salvini. Da un lato è bene che l’equivoco, dato dalla ambiguità dei cinque stelle, si vada chiarendo, ma dall’altro ciò avviene con poderoso rafforzamento della destra leghista. E di questo effetto non si vede proprio cosa ci sia da gioire. Infatti la domanda che si dovrebbe porre chi sostiene che con il M5S non ci si deve nemmeno confrontare è: come mai i loro elettori delusi, in larga parte provenienti da sinistra, oggi votano Salvini?
Può darsi che la crisi dei Cinque stelle porti ad un assetto più chiaro del sistema politico italiano, c’è da augurarselo, ma lo sbocco per come si sono messe le cose non sarà rassicurante. Probabilmente avremo a che fare con una destra pericolosa, che per fronteggiare la crisi economica e sociale punterà ancora di più sulla ricerca di valvole di sfogo su cui indirizzare il malessere, come oggi sta facendo con gli immigrati e con l’incentivazione della lotta fra i poveri. Tutto questo in un quadro caratterizzato, allo stato attuale, dalla mancanza di una alternativa credibile, di sinistra o di centrosinistra. Certo, dalle primarie del PD è arrivato un segnale di reazione, ma immaginare che questo già significhi una inversione di tendenza negli orientamenti elettorali è irrealistico. Il centrosinistra e la sinistra hanno bisogno di recuperare una credibilità fra i ceti popolari, fra gli operai e i giovani, perché è in quella direzione che si è persa, o non si è conquistata, la fiducia. Cioè non viene più riconosciuta alla sinistra la rappresentanza sociale e politica della loro condizione e dei loro interessi. E se è così il problema principale per la sinistra non è tanto la divisione, la litigiosità o il fuoco amico, come sostengono alcuni, ma è quello del progetto, del cambiamento delle politiche fatte finora, e del radicale rinnovamento della proposta politica e del gruppo dirigente che deve rappresentarla. Questa a me pare sia la sfida. Ho letto il libro di Enrico Letta, “Ho imparato”, e vi ho trovato idee e spunti importanti che vanno nel senso della ricerca di una radicalità politica su principi e contenuti di cui c’è bisogno e che condivido pienamente. Anche sull’analisi dei limiti e degli errori fatti dal centrosinistra, e dal Governo Renzi in particolare, in questi ultimi anni concordo. Soprattutto nelle scelte che hanno aperto la strada al culto del capo e alle logiche plebiscitarie, finendo per alimentare i vari populismi. Vi è anche un accenno, in verità un po’ sbrigativo, all’errore fatto sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, rendendo così devastante la crisi di credibilità del sistema politico senza, peraltro, introdurre elementi di risanamento e di rigenerazione. Comunque si tratta di un libro che porta un contributo costruttivo di valutazioni e di idee al confronto fra le forze progressiste e di sinistra, italiane e europee. Tra i temi fondamentali affrontati c’è quello dell’ambiente, con particolare attenzione alla questione del cambiamento climatico e quindi del futuro del pianeta. È importante, e per questo chiudo questa nota sottolineando il rilievo della iniziativa del 15 marzo, promossa sulla base dell’appello della sedicenne svedese Greta Thunberg e ripresa dagli studenti più giovani che si preoccupano giustamente del futuro della Terra.