Anche quest’anno si passerà la Pasqua in un contesto riguardato, senza pranzi numerosi e senza gite. Nonostante la campagna di vaccinazione e i continui richiami ai comportamenti prudenziali, la situazione resta assai preoccupante. Da noi e in Europa. Certamente anche il morso delle difficoltà economiche per diversi settori e le incertezze sul futuro, occupazionali e di reddito, stanno aprendo la strada ad una crisi sociale molto seria. Tuttavia se non si blocca il virus e non si risolve il problema sanitario non esiste la possibilità di una ripresa anche dal lato economico. I consumi e le relazioni sociali non riprenderanno in una dimensione adeguata a far ripartire il Paese. Per questo sono sbagliate e nocive, oltre che demagogiche, le posizioni di chi fa polemica sulla necessità di riaprire. Nella migliore delle ipotesi creano un’attesa che poi viene mortificata e aumenta la rabbia e l’insicurezza generale.
Posizioni che muovono da una distorsione di fondo, quella cioè che tende ad accreditare l’idea che le chiusure sono una forma di castigo, di penalizzazione, e non come sono nella realtà: una forma di prevenzione dal rischio di contaminazione e espansione del virus. Distorsione alimentata in gran parte dal modo di fare informazione dei media italiani e, gravemente, anche dal protagonismo dei cosiddetti governatori delle Regioni. E purtroppo anche la Toscana è stata risucchiata dalle smanie dei colori. Pure il tema della campagna di vaccinazione, fondamentale per arrivare al livello di sicurezza necessario, è diventato un terreno quotidiano di polemiche, a cominciare dalla tentata contrapposizione tra la fase del Governo Conte e quella del Governo Draghi.
Sicuramente ci sono stati ritardi, problemi organizzativi, scelte non sempre chiare e lineari – prima e adesso – ma non doveva diventare un terreno di scontro politico e di risentimenti diffusi. Rispetto alla previsioni di un anno fa il vaccino è arrivato con mesi di anticipo ed è quindi possibile immaginare di uscire dalla pandemia entro il 2021. Così come è del tutto ovvio e scontato dire che le riaperture potranno esserci quando ci sono sufficienti condizioni di sicurezza. Appare invece un imbroglio strumentale quello di continuare ad agitare il tema delle riaperture subordinandolo comunque alle indicazioni del comitato scientifico, come fa Salvini e qualcun altro: chi gli va dietro è uno che si fa portare per il naso. Tuttavia è evidente che, se il Governo Draghi ha prodotto un clima politico più rassicurante, sia per il prestigio internazionale del Presidente del Consiglio, come per l’atteggiamento più che acquiescente del sistema mediatico, siamo ben lontani dalla coesione che servirebbe per ricostruire larghe basi di fiducia nel Paese. E nell’aria si avverte tutto il peso di una campagna elettorale permanente.
In questo contesto, appare ancora indefinito il quadro propositivo di un eventuale schieramento alternativo alla destra. Enrico Letta ha abilmente avviato la sua sfida da segretario del PD. È riuscito a far passare la percezione di una guida autonoma dalle correnti che hanno condizionato l’azione politica del partito, ha cambiato la segreteria e i capigruppo con un criterio rigoroso di parità di genere, ha tracciato le coordinate di una linea politica che mira a costruire un’alleanza competitiva con la destra, rilanciando l’idea di un rapporto fra il centrosinistra e il M5S. Ma siamo solo ai primi passi ed è difficile dire adesso se riuscirà a cambiare davvero il partito. Per farlo occorre una riflessione seria e credibile, capace soprattutto di fare un’analisi vera sui guasti prodotti dalla personalizzazione della politica, in particolare nel PD, con il passaggio della segreteria di Matteo Renzi, salutato a suo tempo come il “nuovo”, rottamatore e decisionista, che avrebbe fatto vincere la sinistra. Invece non è andata così e ha finito per rottamare prima la sinistra e poi se stesso. Ora, non sarà facile superare le logiche politiche che si sono affermate sulla visibilità e sugli interessi personali di tanti esponenti del PD, ma ovviamente noi ci auguriamo che una fase nuova si apra davvero.
Allo stesso tempo ci auguriamo che anche a sinistra prenda corpo un progetto di rilancio e di rivitalizzazione, perché un’alleanza alternativa alla destra ha bisogno di avere una gamba a sinistra. Mi pare che questa esigenze sia ben presente nel confronto che Letta ha aperto negli incontri di questi giorni, ma certamente non sta a lui farsi carico di rimettere in moto in processo unificante a sinistra. Ci penseremo, speriamo. Intanto cerchiamo di passare bene questi giorni di festa con i migliori AUGURI DI BUONA PASQUA A TUTTI!