Sull’ultimo numero di “Sette”, settimanale del Corriere della Sera, c’è un’intervista all’astronauta Samantha Cristoforetti che contiene un passaggio “illuminante” per i tempi in cui viviamo. Gli chiedono della politica italiana e lei risponde così: «Non commento l’attualità politica perché non mi compete. Indipendentemente da chi sia al Governo, ritengo che puoi anche avere i politici più bravi, più onesti e più preparati del mondo. Se però il corpo sociale di cittadini e cittadine è improntato ad atteggiamenti di ostilità, aggressività reciproca e vittimismo competitivo e non è, inoltre, predisposto alla collaborazione, alla comunicazione, all’ascolto e al compromesso, è molto difficile che l’azione politica possa essere efficace. Al di là di tutto, penso sia meglio che ci guardiamo tutti allo specchio e ci chiediamo cosa possiamo fare perché si possa vivere insieme affrontando i problemi in maniera efficace».
Ecco, questo ragionamento ci porta nel pieno della crisi che il Paese sta attraversando. In particolare sui processi crescenti di sfilacciamento sociale, fatti di chiusure, rancori e risentimenti che si traducono, tra le urla delle tifoserie politiche, in una perdita del senso di comunità e di attenzione verso l’interesse generale. Processi accentuati dalla caduta di credibilità del sistema politico, spinta dalla campagna qualunquista contro i partiti e anche dalla teorizzata e praticata idea renziana della “disintermediazione”. Cosa, peraltro, che piace molto anche anche alla maggioranza Lega-M5S. Quello che sostiene la Cristoforetti è l’opposto: puntare sulla mediazione politica e sociale, e anche culturale, come condizione necessaria ed essenziale per restituire al Paese la capacità di risolvere i problemi. È evidente che a questo ragionamento va aggiunto il tema della qualità delle scelte politiche e anche della loro alternatività. Ma il punto è che per farlo occorrono soggetti politici riconosciuti, organizzati e trasparenti nel loro funzionamento, in grado di dare corpo alla democrazia rappresentativa così come delineata nella Carta Costituzionale. Torna all’ordine del giorno, o meglio dovrebbe tornare, la questione dei partiti. Una cosa che non va proprio di moda, ma che non è eludibile se si vuole restare nell’ambito democratico. Per questo vanno apprezzate tutte le iniziative che cercano di riportare all’attenzione pubblica questo problema. Un piccolo ma significativo contributo arriva dai Quaderni del Circolo Rosselli, diretti da Valdo Spini, con un volume dedicato all’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione, a cui ho collaborato.
Quanto alla situazione politica di questi giorni è incredibilmente il livello di confusione e di irresponsabilità demagogica dimostrata da Matteo Salvini e Luigi Di Maio sulla manovra economica. Dicono che la scommessa è sulla crescita, che vogliono tutelare i più deboli. Ma non è vero. Se anche riuscisse la scommessa della crescita questa non scalfirebbe di un millimetro le diseguaglianze attuali. Anzi, con la flat tax e il condono fiscale si farà un favore proprio ai più ricchi. “I trasferimenti monetari e i benefici fiscali, ha scritto giustamente Laura Pennacchi, usano lo Stato come Pantalone e non come soggetto innovatore. Scuola, università e Sud sono del tutto trascurati sul piano degli investimenti. Insomma nella manovra del governo non c’è Keynes ma Reagan”. Penso che la battaglia di opposizione della sinistra debba fare perno più su questi aspetti che non sulla violazione dei vincoli europei. In tal senso le posizioni del PD, di Repubblica e di molti commentatori politici di sinistra mi paiono deboli e sfasate, allo stesso modo in cui mi paiono sbagliate quelle posizioni che da sinistra finiscono per confluire nella logica dell’anti-europeismo sostenuta da Salvini e Di Maio.
Sul piano regionale e locale la cronaca di questi giorni segnala due questioni su cui si va sviluppando la polemica. La prima è quella, non nuova, degli aeroporti toscani. Il fatto nuovo è la posizione della Lega, attribuita al ministro Toninelli, contraria al grande progetto di sviluppo dell’aeroporto di Firenze e orientata invece al miglioramento della struttura di Peretola in un contesto di mantenimento di Pisa come scalo centrale e prioritario della Toscana, sostenuto anche da un potenziamento della linea ferroviaria Firenze-Pisa. In questo quadro è stata riproposta anche l’idea di una terza pista all’aeroporto Galilei. Apriti cielo: a Firenze è scoppiato il finimondo! Con tutte le categorie, salvo la CGIL, che si sono messe a gridare al complotto contro la città. Come sapete la mia opinione è da sempre contraria alla nuova pista di Peretola, soprattutto perché è uno spreco. Non ha senso fare un nuovo aeroporto, perché di questo si tratta, a meno di cento chilometri e di un’ora o meno di viaggio da due scali, Pisa e Bologna, in grado di fronteggiare la crescita della domanda nella realtà regionale, insieme ovviamente all’incremento più modesto di Peretola. E questo al prezzo di un enorme problema ambientale sull’area della piana di Firenze e anche di un forte appesantimento della pressione sul lato del turismo di massa. Cosa, quest’ultima, che si dice preoccupa non poco Firenze sul lato della vivibilità. Ma detto questo voglio invece ricostruire un minimo di razionalità sul discorso della terza pista a Pisa, visto che da parte di alcuni commentatori interessati si afferma che non è possibile e che tre piste non le hanno nemmeno i grandi aeroporti internazionali. Voglio solo ricordare che questa idea della terza pista, con un orientamento diverso da quelle attuali, iniziammo a discuterlo con l’allora comandante della 46° Aerobrigata nel 2007, quando di fronte al piano di sviluppo del Galilei, che prevedeva già allora, prima della nascita di Toscana Aeroporti, una crescita dei flussi di passeggeri molto superiore ai cinque milioni, tendenzialmente verso i sette, ci ponemmo il problema della tenuta di un sistema unidirezionale verso il mare. Era ed è evidente, ancora di più adesso, che un forte aumento dei voli implica la diversificazione delle linee di decollo e di atterraggio anche sopra la città, ponendo un serio problema di sostenibilità ambientale. Per questo si avviò un ragionamento sulla possibilità di una nuova pista trasversale in grado di alleggerire la città da una parte dei volumi di traffico. Ovviamente questo discorso rende anche più plausibile e sopportabile l’obbiettivo di una ulteriore crescita.
Pertanto non credo che sia una cosa lungimirante quella di dire che della terza pista non si debba discutere, come fa Toscana Aeroporti. Certo, poi c’è il problema delle risorse per gli investimenti necessari e sicuramente non può essere accollato all’Aeronautica Militare. Sono consapevole che è un problema, ma come sempre si affronta se e quando c’è la maturazione necessaria. Intanto sarebbe un segnale positivo, più che dovuto, lo sblocco immediato degli investimenti programmati da tempo sul Galilei, con risorse accumulate interamente con l’attività dello scalo pisano.
Quanto alla questione del Parco, su cui non ho mancato di esprimere opinioni critiche negli ultimi anni, soprattutto sull’assenza d’iniziativa della Comunità del Parco che ha un ruolo importante di indirizzo, leggo che il Sindaco Conti chiede di “azzerare” il consiglio direttivo in ragione del cambio di maggioranza al Comune. Cosa singolare visto che le nomine del Consiglio direttivo sono di competenza della Regione sulla base di una procedura che prevede la manifestazione di interesse da parte di singoli cittadini, anche se dotati di specifiche professionalità. Si tratta di una buffa pretesa. Penso invece che il Sindaco faccia bene ad adoperarsi per far sì che l’organismo di cui fanno parte i Sindaci (la Comunità) eserciti la propria funzione. Tuttavia credo che un problema sullo stato del Parco e della Tenuta di Rossore debba porselo con una certa urgenza la Regione. Rispetto ai propositi e ai progetti di tutela, di riqualificazione e di valorizzazione elaborati anni fa si è visto poco e, anzi, si rischia un ritorno indietro peraltro con maggiori difficoltà nella conservazione nell’equilibrio di uno straordinario sistema naturalistico.