Le prime notizie sulle elezioni del Molise confermano la tendenza di una crescita del centrodestra, uno stallo del M5S e un ulteriore arretramento del PD. Almeno così sembra, confermando in qualche modo gli umori segnalati dai sondaggi anche sul piano nazionale. Non è una bella situazione. Domenica prossima sarà la volta del Friuli e poi le comunali del 10 giugno. In questo quadro quello che manca a mio parere è una seria riflessione sui risultati del 4 marzo, sul cambiamento radicale dello scenario politico, sul significato sociale di quel cambiamento, inteso come motivazione e come prospettiva. In primo luogo a sinistra, nel PD e in LeU. Per quanto riguarda Liberi e Uguali siamo scomparsi dal radar. Sono emersi punti di vista differenti tra le componenti di Possibile e Sinistra Italiana che hanno messo in discussione la trasformazione di LeU in partito unico della sinistra, annunciata negli ultimi giorni della campagna elettorale. Anche in Articolo UNO-Mdp non mancano quelli che vanno per conto loro annunciando funerali e rifondazioni. Spero che un po’ di chiarezza si faccia al più presto. Pure nel PD le incertezze non mancano. Si è dimesso il segretario Matteo Renzi e nominato il reggente Martina, ma non si è attivata nessuna vera discussione sulle ragioni di una pesante sconfitta elettorale, che è anche la più evidente smentita sulla bontà delle politiche portate avanti negli ultimi quattro anni. E comunque l’impressione è che ancora pesi in modo decisivo l’azione di Renzi, che appare come una sorta di “segretario nell’ombra”, e assai scarsa sia l’agibilità politica interna consentita alla minoranza. Si legge che Orlando, Cuperlo e altri provano in vari modi a sollecitare una discussione, ma finora con scarsi risultati. Sorprende soprattutto vedere che la parte più assente e recalcitrante sul piano dell’analisi e del dibattito sia nella base. Una specie di resistenza psicologica. Come se riflettere sugli errori comporti fare i conti con le scelte e con le posizioni fatte in questi anni, com’è giusto che sia. Allora si fa di tutto per non ammetterli, gli errori, e si danno spiegazioni della sconfitta del tutto sbagliate e che, soprattutto, non portano a vedere la realtà.
Anche per quanto riguarda la vicenda delle elezioni comunali di Pisa è emerso questo limite. È dal luglio scorso che abbiamo cercato di dire che il clima politico stava cambiando, che in giro si avvertiva la crescita di un forte malessere sociale e di uno scontento diffuso e che la via migliore per costruire una proposta credibile era quella di lavorare ad un progetto civico, aperto e in grado di indicare una strada di rilancio e di rinnovamento. Siamo arrivati, come ArticoloUNO-Mdp, a dare anche la nostra disponibilità ad una proposta di candidatura condivisa con il PD e le liste della maggioranza attuale, che avesse queste caratteristiche. Pensavamo che gli esiti del voto del 4 marzo facessero riflettere almeno un po’. Invece dal PD e dagli altri è arrivata, di fatto, al di là degli appelli all’unità, solo una posizione di chiusura verso la questione politica che abbiamo avanzato, che non è di nomi o di posti come emerge chiaramente dai posizionamenti di molti, ma quella della costruzione di una larga alleanza progressista, civica e di centrosinistra, capace di assorbile il malcontento e di contrastare la destra a trazione leghista. Infatti la linea che è stata scelta è quella della continuità amministrativa negli uomini e nei contenuti. Linea che a mio parere apre spazi enormi alla iniziativa del centrodestra e rischia di portare ad un ribaltone nel governo cittadino. Io spero di no, ma si tratta comunque di una scelta miope, non condivisibile e poco accorta.
Per quanto ci riguarda, come ArticoloUNO-Mdp, ma penso anche con molti elettori di LeU, discuteremo sul da farsi nell’assemblea di venerdì prossimo, 27 aprile. Valuteremo le diverse opzioni sulla base del quadro politico che si va delineando. Intanto, sul piano politico più generale, avremo una occasione per confrontare idee e opinioni proprio stasera con Peppe Provenzano al Fortino di Marina di Pisa. Il tema è quello della sinistra, se c’è e ha futuro. Bella domanda…