Forse è arrivato il momento di staccare un po’ e di augurare buone vacanze a tutti. Tra pochi giorni è Ferragosto e, come mia usanza, cercherò di delicate più tempo possibile alle letture. Preferibilmente gialli. Ma qualche piccola considerazione sulle notizie politiche di queste ore, e anche sulle attese per le prossime settimane, dopo la pausa agostana, intendo farla.
In primo luogo sulle battute di Renzi ricorrenti in questi giorni in ordine alla affermazione che “il PD è l’unico argine al populismo di Grillo e di Salvini”, e di conseguenza chi non sta con il PD gioca per loro. Dichiarazione legittima in politica, ma assai fuorviante. Il punto è, infatti, che si evita di fare i conti con il fatto che in questi ultimi anni di guida renziana del PD, e con un ruolo assolutamente primario nel Governo del Paese, Il M5S è la Lega anziché arretrare hanno guadagnato spazi e consensi. Dove ha agito e funzionato quell’argine? Come mai il populismo è cresciuto, per quali ragioni o fallimenti politici non si è stati capaci di fronteggiarlo? Ecco, questa è la prima domanda che il PD si dovrebbe porre prima di stabilire di quale tipo di argini c’è bisogno. Invece mi pare, leggendo anche le dichiarazioni degli esponenti di punta del Partito Democratico, che di questa riflessione ci sia poca traccia. Anzi si accentuano quei tratti centristi che hanno caratterizzato la linea politica del PD in tutta questa fase, particolarmente sull’economia, fisco e lavoro. In più emergono gravi incertezze sul tema dell’accoglienza profughi, come nel caso, non isolato, della sindaca di Codigoro o delle battute del senatore Esposito che hanno costretto Renzi a prendere le distanze. E oggi si ipotizza una marcia indietro nella battaglia sullo ius soli. Ma tutto questo non ha niente a che fare con l’infelice rilancio della parola d’ordine leghista “aiutiamoli a casa loro”? Come si fa a non sapere che certe uscite da parte dei leader seminano comunque qualcosa?
In queste ultime settimane si stanno manifestando segnali di ripresa della nostra economia. Questo dicono i dati. Le letture politiche possono essere diverse ma alcuni fatti sono indiscutibili: la ripresa è trainata dal rilancio dell’economia americana e sta interessando più o meno tutta l’Europa, e in questo contesto il tasso di crescita italiano è inferiore a quello dei principali Paesi europei. Si dice che si è accesa una luce ma ancora non siamo fuori dal tunnel. E qui molti economisti consigliano prudenza nell’eccedere in facili ottimismi. Vedremo, comunque un po’ di fiducia è necessaria e va incoraggiata con una politica di investimenti pubblici decisamente più forte di quella fatta finora.
Tuttavia il tema di fondo resta quello dell’enorme aumento delle disparità sociali che si è prodotto negli anni della crisi, con milioni di famiglie in difficoltà e la maggioranza dei giovani senza prospettive di futuro. Allora il problema centrale dei prossimi mesi resta quello di come si risponde a questa crescita delle diseguaglianze, con quali politiche, con quali proposte e azioni da inserire in modo chiaro, visibile e concreto nella legge di stabilità. Questa sarà la discussione da fare a settembre, ed è molto più importante di quella sulle alleanze per le prossime elezioni politiche. Certo, c’è anche la questione della legge elettorale, se si vuole provare a dare all’Italia delle regole e delle norme meno incerte di quelle attuali. Ma se non arrivano risposte dal lato della crisi sociale, con misure che rimettano in campo il tema dell’equità e della difesa dei redditi più bassi o inesistenti, il rischio è che cresca ancora di più l’area del malessere, della sfiducia, del non voto. Perché non si campa di leggi elettorali e, soprattutto a sinistra, abbiamo visto che senza una proposta politica convincente trova una motivazione praticabile lo sbocco nell’astensionismo. Si tratta, penso, del problema più grande che ha davanti tutto il mondo di riferimento del centrosinistra, se vuole tornare a governare con un reale programma di rinnovamento del Paese. E su questo si devono misurare tutte le forze che ne propongono un rilancio. Un contributo rilevante dovrà certamente arrivare dal progetto annunciato con gli interventi di Bersani e Pisapia nella manifestazione del 1 luglio a Roma. Quello di dare vita ad un nuovo soggetto unitario della sinistra. Siamo agli inizi e c’è ancora molto da fare e altrettanto da chiarire. Ma un fatto è certo: questa idea avrà gambe per andare avanti se si presenterà agli italiani come una netta e chiara alternativa alle politiche portate avanti fino ad ora. Non c’è spazio per le ambiguità, e tantomeno per la riproposizione, anche con linguaggio rinnovato, di ricette ampiamente annunciate e sperimentate in questa fase.
Comunque, di nuovo buone vacanze, buon riposo, o buon divertimento, a tutti.