Parliamo di Pisa. Sul tema della visione e delle progettualità per la città, ho avuto modo di intervenire altre volte nelle ultime settimane in occasione della presentazione del libro “Pisa dei Miracoli”. Il proposito era ed è quello di parlare e discutere del futuro della città, che spero sia rilanciato ancora. Non solo e non tanto per il libro, che tra l’altro è stato stampato proprio con l’intenzione di favorire un confronto sulle prospettive di Pisa, ma anche perché stanno maturando scelte sulla pianificazione urbanistica che possono incidere pesantemente e in senso peggiorativo sul futuro del nostro territorio. Comunale e comprensoriale. Quando abbiamo valutato la riedizione aggiornata di quel volumetto, scritto alla fine del 2008, lo abbiamo fatto con il proposito di verificare la stato di avanzamento di un’idea di città elaborata in un decennio di lavoro amministrativo e anche l’attualità, o meno, di alcuni progetti realizzati in parte o rimasti al palo.
Per quanto mi riguarda, pensavo alla possibilità di attivare un confronto utile con tutti coloro che hanno a cuore la vivibilità della città e il mantenimento di un giusto equilibrio tra qualità urbana e opportunità di sviluppo. Tanto che nella campagna elettorale comunale del 2018 tutti i candidati a Sindaco e tutte le forze politiche avevano parlato della necessità di rispettare l’ambiente a partire dall’impegno a limitare il consumo di nuovo suolo, dando la priorità assoluta al recupero. E in base a queste dichiarazioni si sono riempiti la bocca di formulazione come la “rigenerazione urbana”. Pensavo che anche la curiosa scelta di fare una pianificazione intercomunale limitata ai Comuni di Pisa e Cascina, del tutto illogica e rispetto alla realtà dell’area pisana che si basa su una forte integrazione tra sei Comuni, tenesse comunque di conto dei propositi sostenuti nella campagna elettorale. Invece, ecco che dalle notizie raccolte da chi sta analizzando tecnicamente gli elaborati del Piano Strutturale, vengo a sapere che in realtà si propongono previsioni molto pesanti e intensive sul consumo di suolo. Cioè si prevede una urbanizzazione complessiva di suolo nuovo superiore a 110 ettari, quasi equivalente a due terzi del centro cittadino delimitato dalle mura.
Mi pare una scelta molto preoccupante, per non dire sciagurata. Come è possibile immaginare la realizzazione di migliaia di nuovi appartamenti, con una ipotetica crescita di quattro o cinquemila abitanti, in una città che già adesso conta un considerevole patrimonio abitativo inutilizzato e vuoto? Pure con un tasso di natalità molto basso? E allo stesso tempo fare una previsione, per il ricettivo turistico, di posti letto equivalenti a 27 nuovi alberghi? Cercherò nei prossimi giorni di saperne di più e anche di capire sul piano specifico quali sono gli elementi di conoscenza e di analisi su cui si basano queste previsioni, con le indicazioni puntuali degli interventi ipotizzati. Ma le premesse non sono rassicuranti.
Inoltre, mi dicono che sono previste molte aree di parcheggio che aumentano la pressione sulla città senza alcun collegamento con il tema della riduzione del traffico in città e della riqualificazione della mobilità, a partire da quella pedonale e ciclabile. In particolare si potenziano i parcheggi vicini alla Piazza dei Miracoli, contraddicendo clamorosamente la parola d’ordine “Pisa: non solo Torre”. Parola d’ordine vecchia di anni, ma riproposta continuamente per indicare la necessità di limitare il “turismo mordi e fuggi” e di portare i turisti anche nel centro medievale della città, per la fruizione dei beni culturali e museali e del tessuto commerciale. Per questo avevamo progettato l’idea di lavorare ad una nuova porta d’ingresso a ridosso dei Lungarni, perché governare i flussi significa anche pensare alla logistica (viabilità, parcheggi, servizi, ecc.). Ora si torna a progettare parcheggi solo in funzione della Piazza dei Miracoli, abbandonando di fatto l’idea di costruire un percorso, fatto di offerta culturale e logistica, volto a cambiare flussi e tempi di permanenza del turismo in città. Si tratta di una scelta sbagliata, anche se fosse pensata in funzione della soluzione del problema delle bancarelle di Piazza Manin e Largo Cocco Griffi, perché condannerebbe Pisa al turismo mordi e fuggi.
Penso e mi auguro che su queste scelte, destinate a condizionare il futuro di Pisa, si apra una discussione pubblica ampia e che ad essa partecipino con senso civico, di attenzione alla città, più persone possibile, a cominciare da coloro che esercitano una funzione istituzionale, politica, culturale e sociale nella nostra realtà.