Il tema politico di questa fase, dominata dal governo gialloverde, ondeggia fra “scontri e polemiche” tra Salvini e il M5S su vari problemi (dalla Tav alla questione Maduro in Venezuela) e accordi per l’occupazione di tutti gli spazi di potere possibili secondo una accurata logica di lottizzazione. Il tutto ben inquadrato dall’editoriale di Ferruccio De Bortoli sul Corriere di di oggi, che merita un’attenta lettura, anche per le considerazioni sui limiti dell’opposizione e soprattutto sull’opportunismo o la codardia di molti attori pubblici e privati del sistema economico italiano. Ma quello che ci interessa segnalare in questa settimana è la speranza verso la crescita e lo sviluppo di una battaglia politica e sociale contro le politiche del Governo, che non attenuano ma aggravano le diseguaglianze e alimentano un clima di rancore e di odio estremamente pericoloso, nel quale trovano legittimazione e sostegno parole e azioni chiaramente razziste e xenofobe.
Sabato scorso in molte città italiane si sono ritrovate spontaneamente tante persone in adesione all’appello diffuso in rete “L’Italia che resiste”. Anche a Pisa davanti al Comune, sotto la pioggia. Un segnale incoraggiante, dopo una bella assemblea di studenti al liceo classico Galilei per ricordare Giancarlo Taddei, studente e partigiano, che fu ucciso ventunenne dai nazifascisti, al quale la Presidenza della Repubblica ha dato un importante riconoscimento sulla base di una proposta emersa da una ricerca storica, portata avanti da alcune classi della stessa scuola. Un segnale, comunque, da proseguire con iniziative capaci di diffondere conoscenza e consapevolezza, e soprattutto coinvolgimento dei cittadini, per respingere normative inumane come quelle introdotte dal decreto Salvini e per dare risposte positive ai problemi che generano frantumazioni e contrapposizioni sociali. Davanti abbiamo altri appuntamenti che possono contribuire a rilanciare l’attenzione e la partecipazione su questi problemi: sabato 9 febbraio a Roma con la manifestazione dei sindacati e il 2 marzo a Milano con la manifestazione nazionale contro il razzismo.
Sul piano più propriamente politico, quello dell’azione dei soggetti politici, la situazione della sinistra e del centrosinistra resta tutt’ora debole e confusa. Vedremo domenica prossima come vanno le elezioni regionali in Abruzzo e in Sardegna. La fase congressuale del PD non ha dato finora l’impressione di un rilancio, e chissà se la “campagna elettorale” delle primarie servirà a chiarire quello che non è stato chiarito. Almeno secondo la mia opinione. Ovvero una riflessione approfondita, o meglio una aperta critica, sulle politiche e sul modo di essere del PD negli ultimi dieci anni; sulla totale sordità, accompagnata da insofferenza, verso chi segnalava problemi e soprattutto verso i segnali negativi che arrivavano da tutte le consultazioni elettorali, dal 2015 in poi. È questo ciò che tutt’ora manca al PD per trovare una nuova credibilità. Poi esiste certamente anche il problema di delineare, insieme alla visione e al progetto politico e culturale, un’idea diversa di organizzazione di partito, adeguata ai tempi di oggi. Un contributo in tal senso viene senza dubbio dal libro di Antonio Floridia, appena pubblicato e intitolato “Un partito sbagliato”. Un libro che propone una discussione seria e non si presta certamente ad una utilizzazione di parte o pregiudiziale.