Sembrava che con l’esito delle elezioni regionali, che hanno sconfitto il tentativo della destra di dare una spallata al Governo, la situazione politica andasse verso una maggiore stabilizzazione. Per mesi, da febbraio in poi, una serie di poteri italiani, a cominciare dai padroni dei grandi mezzi di comunicazione e in primo luogo i principali giornali del Paese, insieme alla Confindustria, hanno provato a far passare l’idea che sia necessario superare l’attuale assetto politico e dare vita ad un Governo di unità nazionale, con l’obbiettivo di isolare le posizioni più estreme e di puntare a condizionare le scelte di utilizzazione delle risorse europee in arrivo. Questo anche perché temono che possa prendere corpo l’idea di dare priorità agli investimenti sulla riconversione ecologica e non sul vecchio modello di sviluppo, seppure auspicati dalla Commissione europea, vista la sensibilità che in proposito dovrebbe avere una maggioranza come quella attuale, che ha come soggetto principale il M5S. Dico “dovrebbe” perché in verità tutta questa sensibilità dei Cinque stelle verso i temi ambientali alla prova dei fatti si dimostra poca cosa, o quantomeno faticosa nel trovare le necessarie coerenze.
Tuttavia quel disegno di cambiamento nella guida del Paese allora non è passato e si è fermato per due ragioni. La prima si è affermata con la buona prova data dall’esecutivo nel fronteggiare la prima ondata della pandemia e dal senso di responsabilità e solidarietà che in quei mesi, da febbraio a giugno, si è generato nel Paese. Talvolta, purtroppo, fino a far pensare come in piena estate all’idea che ormai il virus non c’era più. La seconda ragione sta nei due mesi di campagna elettorale, caratterizzati dall’assalto al Governo di Salvini & C. che non dava spazio a manovre politiche vestite con i panni della moderazione. Ed ecco che dopo il voto di settembre si pensava ad una stabilizzazione che, come ci auguravamo in molti, rendesse possibile anche un discorso di rilancio dell’alleanza di maggioranza sulla base di un progetto strategico per l’Italia, affrontando anche i nodi del potenziamento della prevenzione e delle politiche anti-Covid19. Ma le ambiguità del M5S, insieme al trasformismo opportunistico del partitino di Renzi, hanno di fatto impedito ogni confronto in proposito, aiutati anche dalla scarsa determinazione e dalle incertezze del PD. Adesso, di fronte alla nuova ondata pandemica, ne paghiamo tutte le conseguenze.
Sicuramente ci sono state anche posizioni di sottovalutazione circa questo ritorno del virus, sul quale in verità il Ministro della Salute aveva ammonito che si trattava di un rischio possibile, ma poche erano le ipotesi di una progressione come quella stiamo vedendo, in Italia e ancora di più nel resto d’Europa. E per cercare di non tornare in una situazione come quella del lockdown, di blocco di tutte le attività, il Governo è corso ai ripari con una serie di provvedimenti restrittivi presi di corsa. Provvedimenti che arrivano in una fase difficile, fatta di grandi incertezze e di profondi disagi sociali, di ansie e di rabbia, che attraversano molti settori della società, e non facili da motivare e accettare se visti nel loro specifico effetto, mentre la questione di fondo è quella di ridurre al massimo possibile le occasioni di vicinanza fisica e di vita collettiva per un mese al fine di rallentare l’espansione dei contagi. Speriamo che le misure prese si rivelino efficaci. Tuttavia quello che emerge in queste ore è un mutamento di clima sul piano politico e sociale rispetto ai mesi passati. Evidentemente il malessere sociale è aumentato e si sta associando ad una crescita della sfiducia verso la politica e le istituzioni, cavalcata in modo miope e irresponsabile anche da molti esponenti politici. L’impressione è quella di una guerra di tutti contro tutti in cui viene ignorata la causa principale della crisi, quella della pandemia. E si alimenta un clima che può diventare molto pericoloso, sia dal punto di vista della convivenza democratica che da quello della tenuta economica e sociale del Paese.
Lo scontro è nella politica, tra maggioranza e opposizione, ma anche nella maggioranza stessa, e nella società con la rivendicazione di interessi economici in una logica di contrapposizioni sociali. E’ evidente che in un tale clima riprenda quota il progetto di chi vuole una soluzione governativa diversa da quella attuale, motivata appunto dall’emergenza nazionale e ben vista dai principali poteri economici e finanziari. Ovviamente io guardo con molta diffidenza e contrarietà a questo disegno, ma temo, se a sinistra non si riesce a fare qualcosa di nuovo, che l’alternativa a questo sbocco siano le elezioni politiche con la vittoria della destra. Per questo credo che soprattutto sul PD ricada il compito di aprire una fase di discussione larga e aperta con tutto il campo del centrosinistra, capace di superare le ambiguità attuali e di rilanciare una prospettiva democratica e socialmente giusta al Paese.