Ultima settimana di lavoro parlamentare prima della interruzione per le vacanze agostane. All’ordine del giorno il decreto sul Mezzogiorno, la situazione in Libia e i voti sul bilancio della Camera. Dispiace che proprio quest’ultimo provvedimento arrivi a cavallo delle “ferie”, con tutti presi dal clima frettoloso delle ultime ore. In realtà, come Collegio dei Questori, la proposta di bilancio l’abbiamo varata entro la fine di marzo e subito proposta all’Ufficio di Presidenza, ma purtroppo nella conferenza dei capigruppo l’attenzione verso questo problema è minima perché prevalgono le dinamiche della battaglia politica quotidiana. Così arriviamo alla discussione in aula con un certo ritardo.
Tuttavia i risultati di questo lavoro sono positivi e i numeri parlano più chiaramente di qualsiasi intervento: nel 2017 possiamo restituire allo Stato ottanta milioni di risparmi e raggiungiamo la cifra, nel corso di questa legislatura, di 350 milioni di economie. Non ci sono precedenti e confronti attuali con l’andamento della spesa di funzionamento di altre istituzioni centrali o dei Ministeri. Certo, nel difficile contesto italiano segnato da un indebitamento assai preoccupante, si tratta di un piccolo contributo. Ma è un fatto, che ha un significato, anche se di tutto questo assai poco si troverà sui media italiani.
Per quanto riguarda i temi del dibattito politico di questi giorni si comincia da avvertire un rallentamento in vista del periodo feriale, tranne che sul caso dei dissapori con la Francia di Macron e sull’emergenza profughi. È curioso vedere adesso che coloro che avevano salutato e commentato la vittoria di Macron come una novità positiva, che rilanciava l’impegno per l’Europa, oggi si lamentano del decisionismo francese e balbettano qualcosa in difesa dell’Italia. Una parte di questi sono gli stessi che, all’epoca del Governo Monti tacciavano la segreteria Bersani di eccessiva timidezza nel far propria la famosa Agenda Monti e chiedevano al PD di assumerla senza esitazioni, e oggi dicono il contrario, cercando di scaricare su chi aveva qualche riserva la colpa di non aver contrastato quelle politiche. Sarebbe interessante andare a rileggere le dichiarazioni, gli articoli, le interviste di quel periodo (anno 2012). Ma ormai siamo un Paese di smemorati e quasi nessuno si pone il problema della coerenza dei comportamenti. Comunque le posizioni di Macron confermano che la causa principale della crisi del progetto europeo sta nel primato degli interessi nazionali su quelli dell’integrazione e, in barba ai discorsi più o meno elettorali, questa tendenza non viene contrastata ma di fatto assecondata. Anche per questo il nostro Paese fa fatica a trovare la solidarietà necessaria sulla questione dei migranti e dei profughi.
La polemica del giorno, invece, è sui dati diffusi dall’Istat sull’occupazione. Il PD e il Governo esultano per il trend positivo e lo ascrivono alla bontà del Jobs Act, trascurando di vedere che una certa ripresa economica c’è in tutta Europa e la nostra è tra le più basse, e che la gran parte della nuova occupazione ha un carattere precario. Eppure il Jobs Act fu spiegato come lo strumento essenziale per superare la precarietà e affermare il lavoro a tempo indeterminato. Ecco, nella ripresa economica sta accadendo il contrario, crescono i lavori temporanei. I trionfalismi non servono, illudono, anche perché la realtà ha la testa dura ed è più forte del racconto. E quello che si sente in giro, è un grande malessere sociale che ha alla base un forte senso di ingiustizia. È l’effetto delle disuguaglianze crescenti. I dati sulle dichiarazioni dei redditi ci dicono che in Italia i contribuenti ricchi sono circa 277.000 su oltre 40 milioni. Quelli cioè che dichiarano più di 120.000 euro. Alla grazia della lotta all’evasione e all’elusione fiscale … .Come si fa a non sentire un grande senso di squilibrio e di iniquità in questa situazione? Eppure Renzi continua a sostenere che la questione centrale è quella di abbassare le tasse a tutti, senza alcun riferimento al principio della progressività e con la convinzione che il riequilibrio dei redditi avviene per ricaduta dai più ricchi anziché per politiche di sviluppo e di redistribuzione. Parlare di destra o di sinistra, o del loro “superamento”, senza fare i conti con questo problema è del tutto insensato e mistificatorio.