Tra poche ore o pochi giorni la Commissione Europea dirà la sua sulla manovra di bilancio varata dal Governo italiano in aperta polemica con le regole in vigore nell’Unione. Un conflitto che certamente non fa bene agli italiani, soprattutto ai più deboli, che rischiano di pagarne il conto. Non tanto per le sanzioni politiche quanto per il riflesso sull’economia reale che viene indiscutibilmente condizionata dalla reazione dei mercati finanziari. Non è quello che ci auguriamo e che comunque non dovrebbe accadere, poiché sono proprio i mercati finanziari con il loro dominio sull’attuale assetto economico capitalistico a determinare i fattori di crisi, di alterazione degli equilibri a discapito del lavoro, e di crescita delle diseguaglianze. Fare un’Europa più giusta, come sarebbe necessario, comporta mettere delle regole al mercato, soprattutto finanziario, e combattere l’economia della rendita. Per questo non ci appassiona più di tanto la discussione sul 2,4 e sulle percentuali del debito, ma non possiamo far finta che le conseguenze possano scaricarsi sulla parte più debole del Paese. Anche se non è su questo punto che possiamo fondare il ragionamento sul futuro dell’Italia e dell’Europa. Non credo sia efficace e giusta la critica alla manovra del Governo esclusivamente o prioritariamente motivata sui vincoli europei. Credo invece che il centro di una critica da sinistra alla manovra sia nell’indicarne il contenuto sostanzialmente conservatore nella difesa degli attuali rapporti sociali. Anzi, la vicenda dei condoni, da Ischia alla “pace fiscale”, dimostrano come la sensibilità va in tutt’altra direzione rispetto all’esigenza di tutelare i più deboli e più rispettosi della legalità. Anche l’assenza di una seria politica di investimenti, sia sulla difesa del territorio così come sull’innovazione industriale e sull’economia ai della conoscenza, ci dice di un approccio conservatore ai problemi del Paese, anche se spacciato sul piano propagandistico ed elettorale come “cambiamento”. Comunque sarà interessante discutere di questi problemi e delle proposte emendative di modifica della manovra nell’incontro con il capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera dei Deputati Federico Fornaro, giovedì prossimo a Pisa presso la sala incontri Alex Langer.
Negli scambi di opinione che mi è capitato di avere nelle ultime settimane due tipi di domande sono ricorse più frequentemente. Le prime sul tema della credibilità del Movimento 5 Stelle in quanto forza portatrice di valori di cambiamento e anche sulle paventate crepe nel rapporto di alleanza di Governo con la Lega. La mia valutazione è che sia stato un grave errore quello di favorire, come ha fatto il PD su spinta di Renzi, un accordo fra il M5S e la Lega. Uno sbocco che ha spalancato lo strada a Salvini, che in poco tempo è diventato il riferimento degli umori maggioritari della destra e del populismo, e oggi si propone come quello che dà le carte nel Governo e nel sistema politico italiano. Ciò avviene in un contesto non nuovo nella storia del nostro Paese, che è quello del trasformismo. Un contesto al quale hanno contribuito non poco, negli ultimi anni, Grillo e il M5S. Nella passata legislatura ho visto da vicino, in Aula e nell’Ufficio di Presidenza della Camera, il comportamento di Di Maio & C. e adesso misuro l’enorme distanza con quanto proclamavano sulla correttezza e sulla trasparenza del funzionamento delle istituzioni e del Parlamento. Con loro al Governo il ruolo del Parlamento è stato ulteriormente ridimensionato e le decisioni politiche sono tutte exstraparlamentari. Perfino quelle del Governo avvengono fuori dal Consiglio dei Ministri. Mai l’Aula, ovvero i deputati, aveva lavorato così poco come ora. Basta sentire i consiglieri e i funzionari che seguono e impostano i lavori parlamentari. Poi bisogna aggiungere che una spinta all’occupazione del potere come adesso, in tutti i suoi spazi, da parte del M5S e della Lega, non l’avevamo mai vista. Nemmeno ai tempi della DC e del pentapartito. E tutto questo non fa stare tranquilli sul futuro della democrazia parlamentare rappresentativa. Quindi cosa dire? Continuo a pensare che M5S e Lega non sono la stessa cosa, soprattutto sul piano dell’elettorato che li vota, ma confesso un forte scetticismo sulla possibilità di un dialogo positivo in tempi brevi.
Il secondo filone di domande invece riguarda la sinistra, il PD e anche noi di ArticoloUNO e Liberi e Uguali. Sul PD ho poco da dire. Sono uscito, non ho rimpianti e non mi va di interferire. Noto che c’è una caduta di credibilità non facile da rimontare. Soprattutto se non avviene una riflessione profondamente critica sulle ragioni e i passaggi che l’hanno determinata. Ma mi fermo qui. È certo che anche sul versante che riguarda Liberi e Uguali non ce la passiamo bene. Il progetto del nuovo partito della sinistra, uscito debole dalle elezioni del 4 marzo, stenta a decollare. Anche qui: o c’è una spinta innovativa, in grado di sollecitare un nuovo interesse e una partecipazione rinnovata, o si rischia di restare in un guado privo di sbocchi. Di fatto non aiuta il clima di attesa, di distanza e di assenza di reazione che caratterizza una parte rilevante e più informata del mondo della sinistra, anche di fronte ad una destra che presenta un volto assai preoccupante sui valori democratici fondamentali. Forse ha ragione Silvio Orlando quando dice, nella sua bella intervista a “7 settimanale del Corriere”, che “Essere di sinistra è una roba faticosa. Una fatica disumana che nessuno vuole fare più. Ormai ci si dimentica di cosa vuol dire essere di sinistra”. Io non l’ho letta come una frase distruttiva, ma semmai come il tentativo, carico di una certa dose di ironia, di stimolare una reattività rispetto allo stato delle cose presente.
Ma per non apparire troppo pessimista chiudo commentando il bellissimo compleanno (ovviamente dopo quello del mio nipotino) che è stato festeggiato venerdì scorso alle Benedettine. Si tratta dei venti anni di attività del Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace (CISP) istituito nell’Ateneo dell’Università di Pisa nel 1998 con finalità di ricerca, formazione, promozione culturale e attività didattiche sviluppate in Corsi di Laurea. Una bella realtà pisana che ha contribuito e contribuisce a tenere viva l’attenzione sui problemi del mondo e la coscienza verso i rischi e i pericoli di nuove guerre, nucleari e non. Non è poco, soprattutto in tempi che vedono un ritorno dei nazionalismi. Un apprezzamento per l’Università, e in particolare per il CISP, il suo Direttore e tutti gli operatori, che vogliamo ribadire anche qui.