Siamo ormai a pochi giorni dal voto per l’elezione del Parlamento Europeo. Giustamente diversi opinionisti hanno fatto notare che nella campagna elettorale si è parlato molto dei problemi interni al nostro Paese, con un occhio rivolto esclusivamente alla propaganda, e assai poco dell’Europa, in quanto progetto di integrazione e di governo delle politiche finalizzate a rendere più forte e autonomo il nostro continente in un mondo sempre più globalizzato e condizionato dai mercati e dalle grandi potenze, dagli Stati Uniti alla Cina fino alla Russia. Alla grande maggioranza dei cittadini è arrivato il messaggio semplificatorio che riduce tutto a dire se sei pro o contro l’Europa. I “sovranisti” si sono sforzati di affermare che se vincono loro cambieranno gli equilibri e le regole, ma non dicono in che senso, visto che in realtà sono nazionalisti e l’unica cosa che possono fare è azzerare il processo di integrazione e, dunque, riaprire la strada ai conflitti, agli egoismi nazionali e alle contrapposizioni che in un’altra epoca hanno prodotto solo guerre. Ovviamente queste posizioni trovano spazio non solo perché la crisi economica ha creato ampie zone di malessere sociale, ma anche perché le politiche portate avanti dalle istituzioni europee hanno, di fatto, sposato l’idea e la prassi della subalternità ai mercati. Per questo le posizioni dei pro Europa faticano a trovare consensi e debole appare il posizionamento di chi si limita a dire “Siamo europei”. La scelta del PD di dare grande visibilità al ruolo di Carlo Calenda, peraltro su un programma che è in contraddizione con quello enunciato dal PD, non aiuta a capire se e in quali termini Zingaretti intenda davvero dare una svolta alle politiche del Partito democratico. Per questo mi pare che se nella campagna elettorale si possono percepire opinioni e atteggiamenti che, a partire dalla preoccupazione per la destra avanzante, si orientano a tornare verso il voto al PD, allo stesso tempo sembrano assai affievolite la novità e le attese che si erano manifestate nelle primarie. Matteo Renzi in una intervista ha fissato i paletti per valutare una ripresa elettorale del PD al 25%. Difficile capire se in questa affermazione ci sia più ottimismo o malizia politica, resta il fatto che la risalita rimane molto impegnativa. In questo contesto ciò che emerge in misura maggiore è la polarizzazione dello scontro politico, tutto italiano, fra Salvini e Di Maio, con il M5S che furbescamente cerca il linguaggio per apparire di sinistra e recuperare tra i delusi del suo elettorato. Alla luce di queste considerazioni posizioni come quella espressa da Nicola Fratoianni, che si preoccupa di dire che la lista “La sinistra” è alternativa alle destre ma soprattutto al PD, appaiono del tutto inadeguate e ininfluenti nella loro logica minoritaria, perché il quadro complessivo per costruire una proposta alternativa aggregante e credibile, in grado di cambiare gli indirizzi politici e sociali dell’Europa, è molto complicato e richiede una sinistra con effettive capacità di presenza e di relazioni su larga scala.
Un contributo importante a questa discussione viene anche dal libro intervista di Nadia Urbinati, “Utopia Europa“, che verrà presentato domani a Pisa, come da locandina allegata. Intanto voglio anche io esprimere il mio apprezzamento per il mosaico realizzato dagli studenti del liceo artistico Russoli con il volto di Salvini composto con le immagini dei migranti nel Mediterraneo, contro il quale si è alzata la scomunica della Lega che ne chiede la rimozione. Ciò conferma, purtroppo, che in Italia tira un’aria di censura e di limitazione delle libertà, da quelle dell’informazione a quelle dell’arte, da quelle delle forme di protesta fino al diritto a manifestare, che deve preoccupare tutti, a cominciare da quegli organi dello Stato che sono al servizio della Costituzione e non di un Governo o di un Ministro.