Ieri sera chiusura della campagna elettorale a Perignano. Per non farci mancare nulla abbiamo fatto anche il dibattito. Tutto sommato un buon segno, perché il tema affrontato è quello del dopo 4 marzo, dell’esigenza di lavorare con i tempi necessari per costruire un nuovo partito unitario della sinistra senza il quale è impossibile immaginare la ricostruzione di un centrosinistra forte e credibile. Un centrosinistra che abbandoni la deriva leaderistica e che invece faccia del pluralismo e del confronto il suo punto di forza, cambiando decisamente le politiche fatte negli ultimi anni e aprendo al civismo in un quadro di chiarezza programmatica e con un profilo identitario saldo e forte.
Ovviamente abbiamo parlato a lungo anche dei punti programmatici che abbiamo messi al centro della nostra proposta: il lavoro, l’istruzione, l’università e la ricerca, il diritto alla salute, il piano per gli investimenti pubblici per la messa in sicurezza del Paese e per la conversione ecologica, un sistema fiscale equo e progressivo. Molto simile, ho scoperto, a quanto propone il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz nel suo libretto “Invertire la rotta. Disuguaglianza e crescita economica”, appena pubblicato da Laterza. In sintesi: “Non è difficile individuare le politiche economiche necessarie per invertire la rotta. Abbiamo bisogno di maggiori investimenti nei beni pubblici; di una migliore governante aziendale, leggi antitrust e antidiscriminazioni; di un sistema finanziario più regolamentato; di un rafforzamento dei diritti dei lavoratori; di sistemi di tassazione e trasferimenti più progressivi. Riscrivendo le regole che disciplinano l’economia di mercato sulla base di queste esigenze potremo ottenere una maggiore uguaglianza nella distribuzione del reddito sia prima che dopo le tasse e i trasferimenti, e di conseguenza risultati economici migliori.”
Purtroppo in questa campagna elettorale hanno prevalso i venditori di fumo e gli sbruffoni di vario genere. Da Berlusconi che ripromette, allo stesso modo di dieci anni fa, che aumenterà le pensioni minime, ma una volta al Governo niente, e diminuirà le tasse ai più ricchi, e questo lo ha fatto. Poi Salvini, che si fa paladino dell’Italia invasa e oppressa dagli immigrati, ma che in sostanza propone anche lui una riforma fiscale a tutto vantaggio dei più ricchi. Anche il M5S quando si tratta di parlare di un fisco che faccia pagare di più chi ha di più storce il naso e prosegue nella sua impostazione programmatica fatta di ambiguità, di un colpo al cerchio e uno alla botte. E pure il PD di Renzi si lascia andare al vecchio adagio “meno tasse per tutti”, mentre nessuno dice come si trovano le risorse per garantire ai cittadini i diritti fondamentali al lavoro, all’istruzione e alla salute. Ecco, chi vuole trovare le differenze fra la destra e la sinistra, guardi bene alle proposte sul tema fiscale e vedrà chi sta dalla parte dei più deboli e chi da quella dei più ricchi. Chi vuole ridurre le diseguaglianze e chi invece le vuole mantenere.
E a proposito di commenti ai programmi due osservazioni su cose che ho letto sui giornali di questi giorni. Alcuni esperti di conti pubblici hanno fatto le pulci ai programmi e alle promesse elettorali proposte dai partiti in materia di costi, con l’evidente proposito di mettere tutti nello stesso mazzo. Mi riferisco a Carlo Cottarelli e a Roberto Perotti. Cosa utile, anche se non troppo precisa. Tuttavia voglio ricordare che entrambi, negli ultimi anni, hanno avuto un incarico dal Governo per predisporre la razionalizzazione e la riduzione della spesa pubblica. Poi si sono dimessi confessando una certa impotenza, però paradossalmente l’istituzione che ha aumentato di più la spesa è stata proprio la Presidenza del Consiglio mentre Camera, Senato e Presidenza della Repubblica hanno ridotto i costi a beneficio del bilancio dello Stato. E anche alcuni commenti sui giornali locali ci lasciano perplessi, come quello del rettore della Scuola Sant’Anna, Pierdomenico Perata, che ha sostenuto che il tema della ricerca “è stato ignorato dai partiti”. Cosa vera solo in parte, perché nel programma di Liberi e Uguali questo tema ha uno spazio e un ruolo centrale ed è trattato come una grande priorità per il Paese. Forse non l’ha letto. Ma anche in questo caso non sono utili i giudizi che mettono tutto e tutti nello stesso sacco, magari salvando proprio chi ne porta le responsabilità principali.
Comunque in queste ultime ore che ci separano dal voto chi vuole farsi un’idea più approfondita legga davvero i programmi e li metta in controluce con ciò che ciascuno ha fatto in Parlamento e fuori negli ultimi anni. Ciò vale anche per i tanti elettori delusi e demotivati di sinistra che, come dice Bersani, “si sono rifugiati nel bosco”, che non si riconoscono in un assetto politico improntato al centrismo, come quello proposto dal PD, e manifestano l’intenzione di astenersi o, peggio, di prendere la via del voto di protesta. A loro bisogna dire, fino all’ultimo minuto di apertura dei seggi elettorali, che destra e sinistra ci sono ancora, nei problemi e nei contenuti, e che se si vuole cambiare bisogna utilizzare le opportunità che abbiamo. In questo senso ogni voto è utile e importante. La rinuncia non porta a nessun cambiamento.