La precipitazione della crisi politica e istituzionale di ieri sera ha aperto improvvisamente un contesto nuovo e complicato. Sabato, all’Assemblea nazionale di Liberi e Uguali, avevamo davanti un quadro politico che sembrava stabilizzarsi con il Governo giallo verde. Avevamo prefigurato un ruolo di opposizione in un percorso di fondazione del nuovo soggetto politico della sinistra. Tanto che l’Assemblea ha approvato un documento preciso per l’avvio della fase costituente (allegato). Ora, con la rottura provocata dalla rigidità di Salvini e Di Maio, che anche quando era all’opera il Presidente incaricato Conte hanno continuato a sostenere l’idea che spettava ai partiti imporre i nomi dei ministri, si è determinata una situazione di aperto conflitto con la volontà del Capo dello Stato di difendere fino in fondo le proprie prerogative. Tutto questo porta inevitabilmente allo sbocco di un Governo transitorio per la gestione di nuove elezioni politiche in pochi mesi. Si tratta indubbiamente di ciò che Salvini si augurava e voleva, pensando di raccogliere elettoralmente tutti i vantaggi di una fase a lui favorevole. Forse non era così per Di Maio, che tuttavia ha retto o è caduto nel gioco di Salvini. Il Presidente Mattarella ha deciso, dopo aver dato credibilità alla ricerca di soluzioni di Governo che impedissero il ritorno anticipato alle urne dopo dell’esito incerto del 4 marzo, di restituire la parola agli elettori.
Credo, a questo punto, che tutte le persone che si sentono di sinistra e tutti coloro che pensano che i valori della nostra Costituzione vadano difesi, debbano darsi da fare. Volevo scrivere “dovrebbero”, ma mi sembra poco. E la partita che conta per contrastare una evoluzione antidemocratica è quella elettorale. Ma non possiamo pensare che per rimotivare tanta parte del popolo di sinistra che in questi anni si è tirata fuori, o ha scommesso sui Cinque Stelle, basti un appello all’unità, alla coesione, al voto utile. Resta un bisogno di identificazione in un progetto che incarni davvero gli obbiettivi della giustizia sociale, del diritto al lavoro e dell’eguaglianza. Con un’idea diversa dell’Europa, che non può essere quella dei mercati e del predominio dell’economia sulla politica. Ma nemmeno quella dei sovranismi nazionalistici che si alimentano di egoismi sociali e intolleranza politica e etnica. Pensavo a questo ieri, leggendo il bel romanzo di Fernando Aramburu, “Patria”, che denuncia proprio i guasti dei fanatismi di origine nazionalistica e indica la strada maestra della tolleranza e della solidarietà. Per questo occorre un soggetto politico che agisca per ridare credibilità alla parola “sinistra” e ai suoi valori. Ci vuole partecipazione e rinnovamento, a cominciare dai gruppi dirigenti. Allora riprendiamo subito il cammino. Domani, martedì 29, assemblea aperta di ArticoloUNO-Mdp e lunedì prossimo, 4 giugno, dialogo a più voci sulla situazione del Paese con la partecipazione di Francesco Laforgia, parlamentare di Liberi e Uguali.