Siamo uno strano Paese, ormai in campagna elettorale permanente per quanto riguarda la politica e appassionato alle polemiche e alle contrapposizioni, spesso a prescindere dal merito reale dei problemi e votato alle incoerenze. Saltare da una posizione a un’altra con disinvoltura è diventato uno sport assai diffuso e praticato, nel confronto politico, come nel campo dell’informazione o nelle discussioni quotidiane. Un tempo di fronte alle semplificazioni si diceva “è una discussione da bar dello sport”, ora possiamo dire che tutta l’Italia, in tutti i suoi aspetti, compresi quelli istituzionali, è una specie di bar dello sport. La semplificazione, e più spesso la banalizzazione, dominano il dibattito pubblico e il rapporto fra le persone. Probabilmente le paure indotte dalla crisi, dall’incertezza di futuro, dalla pandemia che ha intaccato molte sicurezze, ha favorito questa situazione. Non so quanto, con quale incidenza, ma è sorprendente vedere che nello stesso momento permangono e aumentano le preoccupazioni per il rischio contagio al Covid da un lato e crescono atteggiamenti superficiali e negazionisti dall’altro. Con esponenti politici che per puro calcolo elettorale mandano messaggi opposti da un giorno all’altro, e nessuno fa notare, oltre alle incoerenze, il danno che producono nell’opinione pubblica. Poi ci si meraviglia se, come dicono i sociologi, emerge lo smarrimento sociale e culturale del Paese. Credo che le responsabilità siano diverse, ma quella del sistema mediatico è probabilmente la più grave perché sta al gioco della semplificazione e, anzi, la incrementa. Comunque, cerchiamo di guardare avanti.
In queste settimane siamo immersi, sul piano politico, nella battaglia per le elezioni regionali e per il referendum sul taglio dei parlamentari. Sul piano della valutazione in ordine alla situazione politica non ho niente da dire di nuovo rispetto a quello che ho scritto nel Punto di qualche giorno fa. La maggioranza M5S-PD-LeU si presenta alle elezioni regionali divisa e priva di un progetto strategico, nonostante le propositi dichiarati da Di Maio e gli auspici di Zingaretti. Quindi con molta probabilità la destra conquisterà più regioni di quelle che aveva, e chi perde sarà il centrosinistra, non i cinque stelle che invece, anche qui con molta probabilità, saranno i vincitori del referendum sulla linea dell’antipolitica. Ecco, in questo contesto, mi chiedo che senso ha dire, come ha fatto il segretario del PD, che “chi vota no al referendum indebolisce il Governo”. Nel merito del referendum ho già scritto nell’ultimo post le mie considerazioni, non le ripeto tutte. Mi limito a dire che la motivazione del risparmio è ridicola e offensiva per il ruolo che il Parlamento deve avere; che l’efficienza dell’attività parlamentare non dipende dal numero dei deputati e dei senatori ma dalla duplicazione di funzioni del bicameralismo paritario è ancora di più dai regolamenti parlamentari; che il problema della rappresentanza non è nel numero dei parlamentari ma nella credibilità della politica e dei partiti. Anzi dei non-partiti come sono adesso, trasformati in soggetti di potere e di propaganda subordinati al leader di turno. Il concetto della rappresentanza politica e territoriale che animò il confronto fra i “padri costituenti” quando scrissero la Costituzione era collegati all’articolo 49, che appunto parlava di partecipazione e di metodo democratico.
Allora di fronte al referendum la vera domanda che tutti si dovrebbero fare è come ricostruire le basi di processo di credibilità e di fiducia dei cittadini verso la politica, le istituzioni e il Parlamento? E dunque ridare senso anche alla rappresentanza.
Per quanto riguarda le elezioni in Toscana emerge un clima di forte incertezza nei sondaggi, ma anche parlando con le persone. Il rischio di un successo della destra c’è, come c’è aria di crescita dell’astensionismo. Per sventarlo occorre uno scatto di consapevolezza nel popolo della sinistra, che anziché disperdere il voto può concentrarlo nella lista di Sinistra Civica Ecologista che intende far valere, nell’ambito della coalizione messa insieme da Giani, idee e proposte di rinnovamento programmatico sul piano del diritto universalistico alla salute e della tutela dell’ambiente sulla linea della transizione ecologica. Per parlare di questo un’occasione importante è l’incontro con il Ministro Roberto Speranza lunedì prossimo al Circolo ARCI di Pisanova.