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A proposito di basi militari, di Coltano e di Pisa

28 aprile 2022

Se quello che preme è non fare pasticci a danno dei pisani, forse è il tempo per fare un ragionamento complessivo sulle presenze militari nel territorio comunale

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PISA

L’accettazione da parte del Governo di un ordine del giorno parlamentare presentato dal cinque stelle Ricciardi, sulla necessità di bloccare e rivedere il progetto della base militare dei carabinieri a Coltano, è una notizia positiva. Ma non è ancora un atto chiaro e concreto per un ripensamento di fondo su quella scelta. Una scelta che contrasta apertamente con il principio di tutela del territorio e dell’ambiente recentemente inserito nella nostra Costituzione, poiché proprio i Parchi sono il primo e prioritario criterio di affermazione di questo principio. Peraltro con un progetto profondamente impattante, che prevede un dimensionamento enorme (più del doppio del CNR di Pisa), che stravolgerebbe le caratteristiche agricole dell’area di Coltano. Ora, a leggere dalla stampa, sembra che stia maturando l’idea di uno spacchettamento o sdoppiamento in parti diverse del territorio pisano. Si dice che ne discuteranno i vertici dell’Arma con il Presidente della Regione Giani e con il Sindaco Conti. Poi è previsto anche un incontro con il Ministro della Difesa Guerini. Il tutto al di fuori di un percorso chiaro e trasparente, nel quale si prendano in considerazione seriamente le esigenze del territorio e della città. Anzi considerando le problematiche dei corpi di difesa dello Stato al di sopra di quelle di Pisa e dei cittadini di tutto il territorio comunale.

Le presenze di insediamenti militari nel territorio pisano sono tante e occupano molti spazi trai quali alcuni nettamente sottoutilizzati. Che senso ha parlare di costruire nuove strutture che consumano nuovo suolo, quando tutti gli studi sull’ambiente ci dicono che ne dobbiamo consumare meno, e esistono spazi e caserme già utilizzati per compiti militari? Non sarebbe il caso di promuovere un tavolo di lavoro e di confronto fra tutti i soggetti istituzionali, civili e militari, per ragionare su come razionalizzare e far funzionare suddetti spazi, e semmai mettere in sinergia le esigenze anziché moltiplicarle secondo il numero dei battaglioni? Che Giani o il Ministro Guerini possano decidere loro per conto dei pisani, senza confrontarsi con la città, non è un dato rassicurante. E lo stesso Sindaco Conti non può fare il doppio gioco: dirsi preoccupato del progetto e poi accettare logiche di spacchettamento che non tengono conto degli interessi della città. È utile ricordare a proposito che nel 2001 si realizzò una Intesa di Programma fra il Comune e il Governo (tra i firmatari anche Sergio Mattarella allora Ministro della Difesa) che prevedeva la costruzione di una nuova caserma a Ospedaletto per il battaglione logistico in cambio della messa a disposizione della città della Bechi Luserna, collocata sull’Aurelia e sul Lungarno Leopardi, per la realizzazione di una porta d’ingresso per il turismo in città, a ridosso degli Arsenali e del museo delle navi. Nella partita c’era anche la valorizzazione sul piano urbanistico dell’ex-distretto e della caserme Artale in via Roma.

Ebbene va ricordato che mentre il Comune ha mantenuto i suoi impegni così non è stato per il Ministero della Difesa che in realtà ha ostacolato quel progetto e ha trasferito le attività allora presenti nella caserma Artale nella Bechi Luserna, incrementando le costruzioni e gli indici di urbanizzazione. In sostanza si può dire che nei confronti di Pisa lo Stato non si è certamente comportato con la dovuta attenzione. Ora si torna a ipotizzare Ospedaletto per operazioni che non prevedono niente di utile per il territorio pisano, mentre si lasciano vuoti, o quasi, spazi come la caserma Gamerra o l’Artale, che è ancora senza destinazione. Ecco, se quello che preme è non fare pasticci a danno dei pisani, forse è il tempo per fare un ragionamento complessivo sulle presenze militari nel territorio comunale.

Per finire, anche a proposito di chi parla una “occasione” per Coltano, bisogna che ricordare che da parte dello Stato, al di là delle tante chiacchiere o promesse a seconda delle occasioni (ricordate il Ministro Gasparri? al tempo esponente di primo piano di AN), non si è mai realizzato un impegno per il recupero della Stazione Marconi, che è a pieno titolo nella competenza e nella proprietà dei beni statali. Per il recupero e la riqualificazione delle strutture abbandonate di Coltano e per la valorizzazione culturale e ambientale del borgo le opportunità non mancano, ma non sono rese certamente più facili da una scelta di urbanizzazione stravolgente per il territorio.

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