Negli ultimi giorni sono state pubblicate sulla stampa cittadina notizie relative a interventi urbanistici di grande importanza per la città. In realtà si tratta di scelte che cambierebbero radicalmente previsioni già adottate da tempo dal Comune, mettendo in discussione progettualità che si pensavano acquisite sulla base dell’idea che la crescita del turismo pisano passa soprattutto dal superamento del “mordi e fuggi” sulla Piazza dei Miracoli. Quando si dice “Pisa, non solo Torre” si indica l’obbiettivo di una più larga diffusione del turismo sulla città, incentivata da una diversa e più qualificata offerta culturale e di percorsi pedonali. Invece adesso si torna indietro e si punta a concentrare tutto proprio nella vicinanza alla Piazza e alla Torre, prima con la previsione di una estesa rete di parcheggi e poi con l’idea di realizzare un palazzo dei congressi nell’area del Santa Chiara. Eppure, se non ricordo male, la previsione di un nuovo centro congressi, attrezzato di tutti i servizi necessari, è stata a suo tempo concordata con la Regione come premessa condizionante alla realizzazione di una nuova cittadella in zona aeroportuale.
Il ragionamento si fondava sulla possibilità di generare attrazione per la comodità dei fattori ricettivi, compreso l’abbattimento di molti costi gestionali, e per l’obbiettivo di creare nuovi e diversi flussi turistici verso il centro cittadino. Però nelle dichiarazioni che abbiamo letto sui giornali da parte del Sindaco e dell’Assessore all’urbanistica ora si dice che i congressi vanno al Santa Chiara ma che rimane comunque la previsione della cittadella aeroportuale “come richiesto da Toscana Aeroporti”. Per fare cosa? Un nuovo centro commerciale? Appartamenti? A vantaggio di chi? Dove sarebbe l’interesse pubblico di una scelta simile? Perché consumare nuovo territorio per gli interessi di un privato?
A fare da sponda a queste uscite ci si è messo pure il direttore dell’area tecnica dell’Azienda Ospedaliera pisana (Aoup) Filippo Terzaghi, non so a che titolo e autorizzato da chi, il quale annuncia con disinvoltura cambiamenti di destinazioni d’uso rispetto a previsioni che devono passare dal Consiglio Comunale. Tutto questo in un contesto di assoluta mancanza di confronto pubblico, sia a livello politico e istituzionale, sia con i cittadini e le categorie economiche e professionali. Ebbene, sarebbe utile ribadire che su scelte di questa portata il coinvolgimento della città non è un optional ma un dovere; e forse è bene che anche la Regione dica qualcosa.
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