Il dibattito sulle infrastrutture in Toscana si ripropone e si ripete di anno in anno, da qualche decennio, allo stesso modo. Che si tratti di grande viabilità o di rete ferroviaria, oppure di aeroporti, sono sempre i soliti problemi, ovviamente arricchiti dalle promesse dei nuovi amministratori. Ancora in questi giorni, con il super attivismo mediatico del presidente della Regione Giani, si torna a parlare di piste aeroportuali a Peretola più o meno parallele, oblique e un po’ convergenti, con gli argomenti e i parametri ddi sempre. Sorprende che nessuno ponga la domanda se non sia il caso di fare almeno una riflessione sul dopo pandemia.
Siamo sicuri che i volumi di traffico torneranno ad essere quelli previsti dieci o cinque anni fa? Lo sviluppo ipotizzato allora sarà lo stesso? E, eventualmente, cosa cambierà, quale sarà la domanda di mobilità nei prossimi anni? Serve spendere una quantità enorme di risorse finanziarie e ambientali in un contesto di ridimensionamento delle necessità? E’ peccato mortale porre questi interrogativi? E poi, come stanno in sintonia le vecchie previsioni di cinque o dieci anni fa con gli obiettivi del “next generation eu” che affermano la priorità della transizione ecologica? Qualcuno dei decisori toscani si è posto il problema? Perché si fa di tutto per ignorare queste semplici ma serie domande?
Quando si legge che al nuovo presidente di ENAC scappa detto, in una intervista, che si sta discutendo di un nuovo piano nazionale aeroporti e che “in Europa già si discute sull’integrazione aerei treno per distanze inferiori ai 250 chilometri”, significa che per essere coerenti con ciò che si dichiara sulla necessità di cambiare il modello della mobilità in funzione della lotta al cambiamento climatico, e quindi della riduzione delle emissioni inquinanti, bisogna ripensare tante cose, anche sul piano degli aeroporti. Però per gli attuali governanti della Toscana, compresi i “pensatori dello sviluppo” e i tanti addetti alla comunicazione, niente deve cambiare. E allora non resta che affidarci alla vacuità dei loro propositi, peraltro perseguiti da tempo.
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