Proseguendo in questa sintetica cronaca politica pisana riferita a tanti anni fa ritrovo appunti e documenti che un po’ fanno riflettere anche in relazione alle cose di oggi. Come ho cercato di rappresentare la situazione per il PCI era assai complicata. Il fatto che le vicende locali si intrecciassero con la discussione difficile e tesa sulla trasformazione del partito creava un clima di forte incertezza in relazione alle scadenze elettorali previste per il 6 e 7 maggio.
In questo clima nel mese di marzo il PCI pisano lanciò l’idea di una lista cittadina della “Sinistra Democratica per la città“, invitando esponenti della realtà economica, sociale e culturale locale a confrontarsi su questa proposta. Ci fu una iniziativa con una partecipazione significativa, che servì certamente a mettere in rilievo le sensibilità e le novità programmatiche maturate nell’ultimo anno, soprattutto sul piano delle problematiche ambientali. La difesa e il rilancio del Parco Migliarino/S.Rossore e una maggiore caratterizzazione del “Preliminare del Piano Regolatore”, nel senso di un ridimensionamento delle previsioni di edificabilità per un verso e di una spinta a puntare sul recupero e sulla qualità urbana dall’altro, furono l’asse di centrale di quella riflessione.
Tuttavia il contesto generale consigliò di non indebolire la capacità attrattiva del PCI sul piano del consenso. Quindi si operò per costruire una lista di candidati in grado di rappresentare una visibile spinta al rinnovamento programmatico. Allora il Consiglio Comunale era composto da 50 Consiglieri e tale numero dovevano essere i candidati. La composizione sociale e culturale della lista fu il frutto di un confronto nel partito aperto alla società. Le figure provenienti dal mondo dell’Università e della scuola erano 11, mentre 6 quelle provenienti dal sistema sanitario e 4 gli operai provenienti dalle fabbriche pisane. Le altre 29 candidature provenivano dal mondo dei servizi pubblici e privati e dal lavoro autonomo. Il capolista era Severino Zanelli, docente della facoltà di ingegneria. Sottolineo questi dati perché talvolta capita di sentire strani giudizi sulla storia della sinistra nella nostra città, che spesso viene bollata come una realtà chiusa e poco dialogante con la società. Ma ovviamente le situazioni locali risentono sempre degli orientamenti di fondo che si muovono nel Paese, e anche sul piano internazionale.
In quel periodo era in atto la precipitosa disgregazione del sistema socialista in tutti gli Stati dell’Est europeo, Unione Sovietica compresa. I risultati delle elezioni amministrative furono negativi. A livello nazionale il PCI subì un arretramento importante di quasi quattro punti percentuali rispetto alle elezioni politiche del 1987. Le novità principali di quel voto furono la crescita dell’astensione (in realtà fu poca cosa se raffrontata con quella di oggi, ma era l’inizio di una tendenza che segnalava uno scollamento fra cittadini e istituzioni)e delle liste caratterizzate da domande particolaristiche di tipo regionale e territoriale. Al Nord l’entrata in campo delle Leghe e in Toscana le liste dei cacciatori. L’effetto sul piano politico a sinistra fu quello di rilanciare l’iniziativa per la costituente del nuovo soggetto politico proposto con il cambiamento del nome. Mentre sul piano locale si doveva fare i conti con gli sbocchi di quel voto nella costruzione delle maggioranze per il governo dei Comuni e della Provincia. Il PCI perse 4 seggi sui 20 che aveva in Comune e 2 su 15 in Provincia. Il PSI avanzò di 2 in Comune e di 1 in Provincia. Buona fu la crescita dei Verdi. Con quel risultato nel Consiglio Comunale di Pisa erano possibili più maggioranze, ma era evidente che dopo la rottura dell’alleanza di sinistra, di qualche mese prima, l’ipotesi che si prospettava come la più concreta era quella del pentapartito (DC-PSI-PRI-PLI-PSDI). Tra l’altro era il tempo del CAF, ovvero del patto Craxi-Andreotti-Forlani.
Infatti nel mese di luglio fu eletto Sindaco Sergio Cortopassi con i voti della coalizione di pentapartito. Cortopassi aveva sulle spalle diversi anni di esperienza amministrativa, tutti con Giunte di sinistra, e forse qualcuno nel PSI pensò, con quella scelta, di fare un dispetto ai comunisti. Ma ben presto le acque cominciarono ad agitarsi anche nella nuova alleanza imperniata sul rapporto fra il PSI e la DC. Mentre alla Provincia fu confermata l’intesa fra il PCI e il PSI con l’elezione di Gino Nunes in qualità di Presidente. (Continua)
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