L’elezione di Enrico Letta a nuovo segretario del PD è avvenuta con un voto plebiscitario, quasi unanimistico si potrebbe dire, dopo una presentazione delle sue idee all’Assemblea nazionale in cui non sono mancate le critiche alla pratica della lotta politica interna al PD, completamente condizionata dalle logiche correntizie e personalistiche. Infatti ha messo al primo posto l’esigenza di costruire “un nuovo PD”. Allora la prima domanda che viene da porsi di fronte ad un consenso così unanime è se quel voto è il frutto di una larga incapacità di ascoltare e capire il senso delle parole oppure della percezione che il partito era arrivato sull’orlo del precipizio, e senza l’individuazione di un supporto esterno il rischio dello sfasciamento era più che concreto.
Ovviamente la risposta è in quest’ultima considerazione, che sulla base delle parole di Letta sposta in avanti la fase del confronto interno, ma si porta con sé una serie di nodi e di ambiguità politiche della segreteria precedente. Il nuovo segretario ha esposto una sua linea che avrà delle prime verifiche nelle prossime settimane con ha discussione nei circoli e nei gruppi parlamentari. Forse allora capiremo meglio l’effettivo grado di incidenza e di condivisione sui suoi propositi.
Per quanto riguarda la mia opinione ho ascoltato la relazione di Enrico Letta con interesse e l’ho trovata in gran parte condivisibile, anche se non sono del PD, e colgo l’occasione per formulare i migliori auguri per il suo lavoro. Tuttavia, a mio parere, nel suo discorso ci sono punti deboli, problemi affrontati troppo in superficie, a partire dalle dinamiche di conflittualità prodotte dalle crescenti diseguaglianze e dal ruolo fondamentale dello Stato per affrontare la crisi economica e sociale, aggravata dalla pandemia. Però, sul piano politico, per battere la destra, è giusto tornare a parlare, come fa Letta, di coalizione e dei rapporti di alleanza per costruirla più larga possibile. Ma qui il punto è non pensare che a sinistra c’è una grande fetta di elettori delusi che si sono rifugiati nell’astensione e senza un recupero in questa direzione è assai difficile immaginare di vincere alle elezioni politiche.
Certo, non è un problema solo del PD, ma la possibilità di attivare una nuova motivazione verso quella parte di elettori sta anche nella capacità di rendere visibile e credibile una alternativa di visione della società rispetto ai disagi e alle contraddizioni del presente. Dunque il modo, i contenuti e la combattività con cui il PD, insieme a LeU e il M5S, caratterizzerà la sua azione nell’ambito della maggioranza che sostiene il Governo Draghi, sarà decisivo per definire un profilo di reale cambiamento.