Interessante fine settimana organizzato dall’associazione “ Idem” per presentare presso la libreria Feltrinelli il libro di Irene Tinagli, presente, “Talento da svendere”.
Se come dice Tobiah Jones l’Italia è un Paese che all’apparenza è caotico e anarchico , ma in realtà è gerarchico e conservatore, dovremmo cominciare a prestare molta attenzione all’analisi che Irene Tinagli compie nel suo libro .
L’autrice, dopo aver studiato i fattori di sviluppo economico in 250 città americane, è giunta alla forse inaspettata conclusione che la variabile che influenza in maniera più determinante la crescita è il contesto socio-culturale, più delle infrastrutture, più dei capitali iniziali.
Le città open-minded permettono alle persone di realizzarsi in tutti gli aspetti della vita lavorativa, e di conseguenza stimolano i talenti, li fanno crescere e sviluppare, e ne ricavano chiaramente i frutti.
Paolo Fontanelli conferma questa analisi e ricorda di quando sindaco di Pisa si parlava delle tre T, talento,tolleranza tecnologia, con l’obiettivo di rendere la Toscana intera, che sia per dimensioni sia per abitanti andrebbe considerata quasi come una moderna metropoli, la fucina di uno sviluppo basato sul capitale umano, sulla capacità di attrarre e di crescere talenti. L’unica strada probabilmente per invertire il declino italiano. Non manca una critica a Padoa-Schioppa: proporre una politica di risanamento senza investimento sui talenti è stato un errore, basta con la politica dei due tempi, risanamento e investimento vanno condotti allo stesso momento.
Marta Meo infine auspica un ricambio generazionale nella politica italiana, in primo luogo nel suo PD, racconta delle forti differenze concettuali e di sentimento tra le vecchie e le nuove generazioni, perché se per Bruno Trentin e per molte persone anziane la meritocrazia è di destra, strumento di ricatto del datore di lavoro nei confronti dell’operaio, per i giovani la meritocrazia è strumento di riscatto sociale, proprio perché, sottolinea la TInagli, il sistema lavorativo è diverso, perché esiste una specializzazione elevata, esistono delle competenze particolari che vanno stimate e premiate.
Luciano Modica ricorda infine che il motivo della fuga di molte persone dall’Italia non è dovuto a questioni salariali, ma all’ambiente diverso, al fatto che le persone migrano nei posti dove si sentono apprezzate e dove sentono di potersi realizzare.
L’autrice conclude in maniera ottimistica sul declino dell’Italia, osservando che non servono grandi interventi strutturali o di investimenti in materie prime per crescere nell’economia contemporanea, ma serve un ambiente che stimoli i talenti e premi il merito. L’italia ha quindi bisogno di una svolta culturale, a conferma di quanto dice Tobiah Jones quindi. Rimane da vedere se veramente riusciremo in poco tempo a cambiare le nostre infrastrutture mentali.